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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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spaciamento del magnifico Bartholomeo Coleone, et quanto eciam<strong>di</strong>o hai facto in<br />

solicitare el cavalcare de quelle gente d’arme, et quanto hai exequito: et del tucto<br />

remanemo avisati. Et non accade <strong>di</strong>re altro, se non che hai facto bene, et così te<br />

comen<strong>di</strong>amo. Aspectiamo che tu ne avisi como stanno le cose de Alexandria, et quali<br />

sonno quelli che hanno cavalcato. Data ut supra.<br />

Bonifacius<br />

Iohannes.<br />

2137<br />

Francesco Sforza al commissario <strong>di</strong> Tortona<br />

1453 giugno 21, “apud Senigham”.<br />

Francesco Sforza conferma al commissario <strong>di</strong> Tortona <strong>di</strong> aver preso atto della rappresaglia<br />

compiuta dal figlio <strong>di</strong> Graziolo da Vicenza contro gli uomini del vescovo tortonese. Come già gli<br />

ha scritto intervenga perché i soldati abbiano le tasse dei cavalli loro dovute, sì che alla venuta<br />

in Italia <strong>di</strong> re Renato possano servirsi delle bestie tolte.<br />

453v Comissario Terdone.<br />

Havemo veduto quanto tu ne hai scripto de quella represaglia che ha facta el figliolo de<br />

Gratiolo da Vincenza contra li homini del reverendo monsignore messer vescovo de<br />

quella nostra cità. Dicimo, como per altra nostra ve havimo scripto, che vogli con ogni<br />

sollicitu<strong>di</strong>ne attendere che quelli nostri habiano quelle tasse che degono havere per li<br />

cavalli, adciò che in questa venuta in Italia del serenissimo re Renato se possano<br />

a<strong>di</strong>utare et valere loro de quello bestiame che è stato tolto. Tu che sei in lo facto, fa’<br />

como te pare. Data apud Senigham, <strong>di</strong>e xxi iunii 1453.<br />

Persanctes.<br />

Iohannes.<br />

2138<br />

Francesco Sforza a Bertoluccio da Calcinate<br />

(1453 giugno 21, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza chiede al conestabile Bertoluccio da Calcinate <strong>di</strong> voler rilasciare Giovanni<br />

Varolo da Lo<strong>di</strong>, compagno <strong>di</strong> Giovanni da Milano, caposquadra <strong>di</strong> una parte dei provisionati<br />

sforzeschi. È buona usanza che i prigionieri vengano liberati, e così il duca si è sempre<br />

comportato. Non lo voglia costringere, trattenendo il Varolo, a fare in futuro altrettanto con i<br />

suoi.<br />

Strenuo amico nostro carissimo Betucio de Calcinate conestabili, et cetera.<br />

Già sonno octo dì, vel circha, che, siando voi corsi in Lodesana, piliassevo alcuni deli<br />

nostri et, fral’altri, remasse pregione Iohanni Varolo (a) da Lo<strong>di</strong>, compagno de Iohanni<br />

da Milano, capo de squadra d’una parte <strong>di</strong> nostri provisionati, et fina mò non l’haviti<br />

voluto relaxare. Del che ne siamo maravigliati, perché seria contra ogni bona usanza<br />

de soldati et contra ragione de guerra, avisandove che molti deli vostri, quali sonno<br />

stati presi, tucti gli havemo facto relaxare, né saperessemo fare altramente. Et pertanto<br />

ve confortiamo e rechiedemo che vogliati relaxare <strong>di</strong>cto Iohanni, como vole la ragione,<br />

altrame(n)te ne daresseno materia a fare el simile deli vostri che seranno presi del<br />

canto nostro. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Iohannes.<br />

(a) Segue da depennato e varolo ripetuto.<br />

2139<br />

Francesco Sforza ad Antonio da Pistoia<br />

(1453 giugno 21, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza scrive ad Antonio da Pistoia a Lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> aver preso atto delle notizie<br />

comunicategli e lo sollecita a fare sempre così quando accadrà qualcosa <strong>di</strong> importante.

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