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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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446v Domino Morello de Parma.<br />

Si sono fugiti dal strenuo Paulo da Colle, nostro conestabile, Nigrino et Dominico de<br />

quella nostra terra et andati dal canto d’inimici, li quali havevano havuti <strong>di</strong>nari et altre<br />

cose dal <strong>di</strong>cto Paulo, como dal (a) presente portatore serai informato. Pertanto volemo<br />

debii dare et consignare tanta della roba delli pre<strong>di</strong>cti al <strong>di</strong>cto messo de Paulo, che sia<br />

integramente satisfacto et pagato de tutto quello gli hanno portato via. Et facto questo,<br />

volemo debbe sequestrare et descrivere tucti li beni mobili e immobili delli <strong>di</strong>cti Nigrino<br />

et Dominico, et cossì destenerai lì donne et fioli loro et non li lassare né dare cosa<br />

alcuna ad persona nissuna senza nostra licentia et comandamento. Et responderaine<br />

dela receptione della presente et como haverai sopra ciò exequito. Ex felici campo<br />

nostro apud Senigham, <strong>di</strong>e xvi iunii 1453.<br />

Zaninus.<br />

Iohannes.<br />

(a) Segue <strong>di</strong>cto Paulo depennato.<br />

2109<br />

Francesco Sforza al podestà <strong>di</strong> Maleto<br />

(1453 giugno 16, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza comanda al podestà <strong>di</strong> Maleto <strong>di</strong> assegnare al messo <strong>di</strong> Paolo da Colle,<br />

conestabile ducale, tanto della roba <strong>di</strong> Rebellone, che è scappato con denari e roba <strong>di</strong> Paolo, da<br />

ricompensare appieno detto Paolo dei denari e della roba portatigli via.<br />

Potestati Meleti.<br />

Perche s’è fugito dal strenuo Paulo da Colle, nostro conestabile, Rebellone de quella<br />

nostra terra et gli ha portato via <strong>di</strong>nari et altre cose, como dal presente portatore,<br />

messo del <strong>di</strong>cto Paulo, seray ad pieno informato, pertanto volemo debii far dare et<br />

assignare tanta della robba del <strong>di</strong>cto Rebellone al <strong>di</strong>cto messo de Paulo, siché vegna<br />

essere satisfacto et restaurato de tuti li <strong>di</strong>nari et ogni altra cosa gli havesse dato. Et<br />

questo non manche per cosa alcuna. Data ut supra.<br />

Zaninus.<br />

Iohannes.<br />

2110<br />

Francesco Sforza a Luchina dal Verme<br />

(1453 giugno 16, “apud Senigham”).<br />

Francesco Sforza comunica a Luchina dal Verme che Fenogio dei Peroni <strong>di</strong> Albareto è stato<br />

colto a frodare sale e, benché condannato e preso da quelli <strong>di</strong> Giacomo da Spello, capitano del<br />

Piacentino, tuttavia gli Albaredesi lo hanno sottratto al capitano, che non ha, così, potuto<br />

esercitare il suo ufficio. Affinché il reato non rimanga impunito, il duca ha or<strong>di</strong>nato al capitano <strong>di</strong><br />

eseguire la dovuta punizione, per la cui esecuzione chiede l’aiuto <strong>di</strong> Luchina. Se lei non glielo<br />

desse, vi provvederebbe il duca.<br />

Magnifice domine Luchine de Verme.<br />

Essendo stato trovato Fenogio deli Peroni dela terra de Albaredo ad commettere froxa<br />

de sale, et tandem condemnato et pigliato per quelli de Iacomo da Spello, capitaneo<br />

del <strong>di</strong>stricto nostro de Piasentina, sonno mosti li homini dela <strong>di</strong>cta terra et hanno retolto<br />

<strong>di</strong>cto Fenogio ad esso capitaneo, adeo che non ha (a) possuto fare l’offitio suo, et che<br />

a nuy è molto molestissimo et grave, sì perché questo redunda ad mancamento dela<br />

Camera nostra, si eciam per l’acto deshonesto che hanno commesso <strong>di</strong>cti homini, et<br />

perché deliberamo non lassare tale 447r mancamento impunito, havemo commesso a<br />

<strong>di</strong>cto capitaneo che ne faza punitione. Per la qual cosa ve confortiamo vogliati<br />

providere che esso possa fare la <strong>di</strong>cta punitione et I’officio suo finalmente, avisandove<br />

che quando non li provedesti vui, seria necessario che li provedessemo nuy, et cossì li<br />

provederessemo per obviare che non intervenissero simili excessi, li quali ne sonno<br />

molto molestissimi. Data ut supra.

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