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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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allogiandoli ley come <strong>di</strong>ce de volere fare. Me<strong>di</strong>olani, xxiiii ianuarii 1453.<br />

Cichus.<br />

1398<br />

Francesco Sforza a Marcoleone da Nogarolo<br />

1453 gennaio 26, Lo<strong>di</strong>.<br />

Si è scritto a Marcoleone da Nogarolo nelle bastite <strong>di</strong> Cerreto perché vada dal duca.<br />

Laude, <strong>di</strong>e xxvi ianuarii 1453.<br />

Scriptum fuit Marcoleoni de Nugarolo existenti in bastitis Cerreti quatenus veniat huc<br />

ad dominum.<br />

Bonifatius.<br />

A margine: Referente domino Iacobo de Placentia.<br />

1399<br />

Francesco Sforza al provve<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Crema<br />

1453 gennaio 26, Lo<strong>di</strong>.<br />

Francesco Sforza risponde al provve<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Crema sul suo ben comportarsi, sebbene, quanto<br />

detto dal luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> sia esattamente il contrario. Se infatti sul furto ai sud<strong>di</strong>ti<br />

sforzeschi fosse stata fatta chiareza, si sarebbe trovata prova e non la si sarebbe richiesta al<br />

luogotenente. Se da parte sforzesca si è sempre restituito tutto, non si dovevano maltrattare le<br />

cose ducali e, se il luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> si fosse comportato con i suoi come il procuratore<br />

scrive, i suoi dovevano prendersela con il luogotenente perché, ricorda lo Sforza, Lo<strong>di</strong> è nostra<br />

e non del luogotenente. Loda invece il provve<strong>di</strong>tore per quel che ha fatto circa i salvacondotti,<br />

evitando che, nella speranza del salvacondotto, la gente sia ingannata. A conclusione, il duca<br />

chiede la restituzione <strong>di</strong> quanto è stato sottratto ai suoi sud<strong>di</strong>ti, assicurando lo stesso<br />

comportamento anche per l’altra parte, una volta che si sia accertato il furto essere opera dei<br />

sud<strong>di</strong>ti ducali.<br />

313v Provisori Creme.<br />

Spectabilis amice carissime, havimo recevuto le vostre littere responsive ale nostre; ale<br />

quale respondendo et primo, ala parte deli costumi et boni portamenti vostri et altri<br />

officiali dela vostra signoria, non accade <strong>di</strong>re altro, se non che cre<strong>di</strong>mo <strong>di</strong>cate il vero.<br />

Ma quanto al debato che occorre adesso per la robbaria hano facta li vostri ali nostri,<br />

<strong>di</strong>cemo cossì che, dato ch'el fussi, como ne scrivete del nostro locotenente de Lo<strong>di</strong>, el<br />

quale <strong>di</strong>ce però omninamente el contrario de quanto voi scriveti, non è questa bona<br />

excusatione, perché se haveveno chiariti et facto evidentia al <strong>di</strong>cto locotenente dele<br />

robbarie facte ali vostri, la quale chiareza, se l'havessimo trovata qua al locotenente,<br />

como scriviti, non ve l'haverissimo domandata. Ma non l'havendo trovata, e<br />

richiedendola, non ve doveva essere grave chiarine ancora a nuy de questo, perché,<br />

como voy stessi <strong>di</strong>cite in le vostre littere, havendo nuy facto restituire sempre tutte<br />

quelle cose che sonno state manifeste non essere robbate ali vostri, cussì haverissimo<br />

facto al presente. Ma per venire ala conclusione de questo facto, ad nuy non pare né<br />

possimo altramente comprendere, se non ch'el vostro respondere cussì sul generale,<br />

non vole <strong>di</strong>re (a) se non che volite che li vostri retengano per uno, cinque: non se potria<br />

dare altra sententia del vostro scrivere. Et, se como è vero nuy havemo sempre<br />

proveduto ala indemnità deli vostri et facto fare le debite restitutione, non dovevano già<br />

maltractare nuy et Ie cose nostre, perché il locotenente de Lo<strong>di</strong> havese usato con li<br />

vostri quanto scriviti, ma damnificarlo luy, et doveti ben sapere che Lo<strong>di</strong> e homini de<br />

Lodesana sono nostri e non del locotenente; siché a qualunche pareria el vostro<br />

scrivere non satisfare bene al proposito. Quantum autem ala parte del salvaconducto,<br />

lau<strong>di</strong>amo quanto haviti facto; molto ne piace et se ne contentamo, perché meglio è che<br />

cussì sia che a che, sotto speranza del salvaconducto, l'homini fidandosi, siano<br />

inganati et robbati, et non era se non che uno robbasse qualche cosa per venire poy<br />

cum qualche colore de <strong>di</strong>re: “Li nostri sonno stati robbati” per fare simili excessi et<br />

represalie. Finalmente, per conclusione, <strong>di</strong>cemo ch'el ne pare debiate far restituire le<br />

cose tolte ali nostri, certificandovi che, como havimo facto del’altre volte, farimo<br />

restituire ali vostri fin ad uno pontale de stringa, quando sarimo chiariti esserli tolti per li

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