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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Francesco Sforza scrive al luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> circa la sentenza non ancora emessa dal<br />

vescovo nella vertenza tra i Dente e i Manari per le ragazze da maritare senza essersi avvalso<br />

del consiglio del savio, richiesto, suggerendo <strong>di</strong> rimettersi al Consiglio <strong>di</strong> giustizia.<br />

1452 febbraio 28, Milano.<br />

48v Locuntenenti Laude.<br />

Havimo inteso che reverendo monsignore misser lo episcopo de quella nostra città<br />

anchora non ha proferita né lata la sententia in la <strong>di</strong>fferentia vertente tra quelli de Denti<br />

et quelli de Manari de quella nostra città per casone de quelle putte da maritare<br />

segondo la commissione facta in la sua passata, et che più è siamo informati che non<br />

la vole dare; del che ne miravigliamo maxime che, secundo sentimo, ha havuti consilio<br />

de savio super inde, sichè sopra il caricho d’altri et senza suo caricho poteva tollere<br />

quella <strong>di</strong>fferentia, né potemo pensare dove proceda questo si non forse ch’el sente la<br />

parte a cui è più affectionato havere mancho che chiara cagione. Et perché non ne<br />

pareva officio de savio <strong>di</strong>screto et prudente et iusto homo, como lo reputamo, ad non<br />

volere in tal caso <strong>di</strong>spiacere ad (a) li soi quando non havesseno rasone, perché<br />

piutosto deveria sententiare contra li soi che mancasseno de rasone che contra li altri,<br />

volimo et te commettimo che tu te debbi retrovare cum <strong>di</strong>cto monsignore et confortarlo<br />

et per nostra parte pregarlo che voglia dare la sententia et non guardare ala amicitia né<br />

ad altro respecto. Et quando pur più non la volesse dare ad nostro conforto et<br />

preghere, monerai le parte che vengano qua cum le soe rasone et fazano capo al<br />

nostro Consiglio de iustitia el quale li havirà ad fare rasone. Data Me<strong>di</strong>olani, xxviii<br />

februarii 1452<br />

Iacobus.<br />

Cichus.<br />

(a) Segue nesuno depennato.<br />

245<br />

Francesco Sforza informa il capitano della Lomellina che Moretto da Sannazzaro ha preso ai<br />

suoi servizi Giovanni de Albonese. Chiede al capitano <strong>di</strong> trovare un posto per i suoi cavalli.<br />

1452 febbraio 28, Milano.<br />

Capitaneo Lomelline.<br />

Ne <strong>di</strong>ce misser Moretto de Sanazaro, nostro conductero, havere conducto novamente<br />

el conte Zohanne de Albonese ali soi servitii et ne domanda li fazano provedere de<br />

alozamento lì in Lomellina. Pertanto siamo contenti et volimo gli debbi provedere de<br />

allozamento in Lomellina, dove et come meglio te parirà, al prefato conte Zohanne per<br />

li cavalli luy ha vivi che siano soi, como se prevede ali altri. Me<strong>di</strong>olani, xxviii februarii<br />

1452.<br />

Zannectus.<br />

Cichus.<br />

246<br />

Francesco Sforza vuole che il podestà <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> intervenga perché Santo da Roma, macellaio <strong>di</strong><br />

corte, abbia quanto gli spetta se è vero che ha dato a Azino da Vergnanica delle bestie per le<br />

quali Azino, pur avendole vendute, non gli ha dato un soldo.<br />

1452 febbraio 28, Milano.<br />

49r Potestati Laude.<br />

Sancto da Roma, beccaro dela corte nostra, ci ha facto <strong>di</strong>re che havendo luy già più dì<br />

assignato una quantità de bestie da carne ad Azino da Vergnanica de quella nostra<br />

città per vendere et che havendole vendute non gli ha exbursato li denari como<br />

doveva, anzi li ha convertiti in suo uso et nega <strong>di</strong> darglili de presente per non potere,<br />

che seria non poco detrimento et damno al <strong>di</strong>cto Sancto, il quale ne rechiede gli<br />

fazamo fare ragione. Per la qual cosa volimo et vi commectimo che, havuta prima

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