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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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spectabile et strenuo conte Gasparro da Vimercato, nostro conductero. Parendone<br />

ragionevole ch’el goda del beneficio dele exemptione che goldeno li altri nostri soldati,<br />

ve coman<strong>di</strong>amo et volemo che lo debiate preservare exempto luy et li suoi beni da ogni<br />

caricho extraor<strong>di</strong>nario occurrente lì, tractandolo como fino tractati li altri nostri soldati,<br />

aciò possa meglio attendere al servitio d’esso conte Gasparro. Data in castris nostris<br />

felicibus apud terram nostram Gay<strong>di</strong>, <strong>di</strong>e xii iulii 1453.<br />

Cichus.<br />

2232<br />

Francesco Sforza a Luchina dal Verme<br />

(1453 luglio <strong>12</strong>, “apud Gaydum”).<br />

Francesco Sforza scrive a Luchina dal Verme che non vorrebbe ulteriormente te<strong>di</strong>arla, anche<br />

perché ha la mano intorpi<strong>di</strong>ta per il troppo scriverle, invano, in faccende <strong>di</strong> tasse dovute dai suoi<br />

uomini. Le chiede <strong>di</strong> mandare un suo uomo, ma ben si guar<strong>di</strong> che non sia Filippo, per porre fine<br />

a tale annoso affare. Faccia restituire certi pegni quel messo della squadra <strong>di</strong> Puppo e Alberto<br />

Visconti, che s’impegnò per spese d’osteria dei suoi uomini che dovevano pagare, e non<br />

pagarono.<br />

476v Magnifice affini nostre carissime domine Luchine de Verme, comitisse, et cetera.<br />

Ne pare hozi mai haverne scrito tante littere circha li denari dele tasse debeno pagare li<br />

vostri homini che veramente doveriano a vuy generare grande te<strong>di</strong>o, et anche nuy ne<br />

sentemo strachi de tanto scrivere e senza alcuno effecto. Pertanto, acioché ad una<br />

fiata se ne venga ad uno fine, ve confortiamo et carichamo che subito ce mandate qua<br />

uno deli vostri, qual ve piace, che sia bene informato dela materia de <strong>di</strong>cte tasse,<br />

purché non sia messer Filippo. Ceterum piacevi, così per lo debito, come etiam<strong>di</strong>o per<br />

honore vostro, far restituire certi (a) pigni quali (b) impignò in su l’hostaria per suo<br />

vivere quello messo dela squadra de Puppo et Alberto Vesconte, perché pur l’impignò,<br />

per defecto et mancamento deli vostri che deveriano pagare, e non paghino. Data ut<br />

supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

(a) restituire certi su rasura.<br />

(b) Segue sonno depennato.<br />

2233<br />

Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e a Zanino Barbato<br />

1453 luglio 15, “apud Gaydum”.<br />

Francesco Sforza scrive a Gracino da Pescarolo e a Zanino Barbato circa i cinquemila ducati. A<br />

Zanino, in paticolare, richiama alla mente la <strong>di</strong>sponibilità avuta per tremila ducati e delle trenta o<br />

quaranta persone <strong>di</strong>sposte a dare la ricevuta a chi presterà tale denaro. Vista la <strong>di</strong>sponibilità per<br />

tremila, gli pare non <strong>di</strong>fficile arrivare a quattromila e, poi a cinquemila ducati; ma poi, si <strong>di</strong>ce non<br />

contrario che, <strong>di</strong> fronte a <strong>di</strong>fficoltà, dai cinquemila si cali a quattromila e almeno non si vada<br />

sotto i tremila. E allora, subito gli si faccia avere il denaro, che imme<strong>di</strong>atamente consegnerà a<br />

Tiberto. Faccia avere la lettera alla comunità.<br />

Gracino de Pischarolo et Zanino Barbato.<br />

Havemo recevuto vostre littere, et inteso tucto quello ne scriveti deli mo<strong>di</strong> tanti per vuy<br />

et de quello è agitato circha la rechiesta deli v mila ducati per voi facta ad quella nostra<br />

comunità: restamo de tucto avisati et non facemo ale prime tre littere altra resposta se<br />

non che commen<strong>di</strong>amo et lau<strong>di</strong>amo la vostra <strong>di</strong>ligentia. Ala ultima vero vostra,<br />

respondendo, de dì xiii del presente de mano de ti, Zanino, per la quale ne advisati<br />

dela deliberatione seti advisati hanno facta de donarce ducati iii mila et che essi<br />

posseno fare le ad<strong>di</strong>ctione ne l’anno advenire, et che 30, vel 40 cita<strong>di</strong>ni se obligano ad<br />

fare la promessa per carta ad qualunche persona darà il <strong>di</strong>naro, et cetera, ve <strong>di</strong>cemo<br />

ch’el ne piace loro siano condescesi alli iii mila, perché, venendo alli ducati iii mila, ne<br />

pare se possano redure facilmente ali iiii mila o v milia. Pertanto nuy gli scrivemo per<br />

l’aligata opportune, siché ve strigemo et carichamo, se seti desiderosi del bene et stato

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