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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Consulibus, communi et hominibus terre nostre Sallarum.<br />

Inteso per una vostra supplicatione quanto ne rechiedete de farve fare la scorta per<br />

potere segare le vostre herbe, e desiderosi del vostro bene, honore et utile, cossì in<br />

questo como in ogni altra cosa, scrivemo per l’alligate al spectabile et strenuo<br />

Evangelista Savello che, intendendove con voy, ve facia la scorta con li suoi con tale<br />

modo, forma et or<strong>di</strong>ne che faciati el facto vostro securamente. Siché presentateli le<br />

littere et rechie<strong>di</strong>telo per nostra parte; e siamo certissimi el farà de bona voglia.<br />

Cremone, xxvii maii 1453.<br />

Ser Iacobus<br />

Cichus.<br />

2015<br />

Francesco Sforza a Evangelista Savello<br />

(1453 maggio 28, Cremona).<br />

Francesco Sforza, conscio del danno che deriverebbe agli uomini <strong>di</strong> Sale se non raccogliessero<br />

il fieno per nutrire il bestiame, sollecita Evangelista Savello ad accordarsi con gli uomini <strong>di</strong> Sale<br />

per una scorta quando saranno intenti a fare erba.<br />

Evangeliste Savello.<br />

Considerando nuy quanto manchamento et quanta (a) pocha reputatione potria seguire<br />

a nuy e a ti che l’homini nostri da Sale non recogliesseno el suo feno, et anche quanto<br />

danno ne seguiria, perché non seria possibile potesseno mantenire el loro bestiame<br />

senza feno, te confortiamo et caricamo, per quanto 427v amore tu ne porti e per<br />

quanto tu hai cara la gratia nostra, che tu con li toi, intendendote con l’homini nostri da<br />

Salle, gli debbi fare la scorta perché possano segare li loro prati con tal modo et or<strong>di</strong>ne<br />

che non recevi danno né vergogna, ti né loro, del che a noy compiaceray oltra modo, et<br />

a te ne seguirà amore dali homini e reputatione. Siché fa non manchi. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

(a) quanta in interlinea.<br />

2016<br />

Francesco Sforza scrive a Cristoforo Torello<br />

(1453 maggio 28, Cremona).<br />

Francesco Sforza scrive a Cristoforo Torello che, informato che i suoi uomini non erano pronti,<br />

gra<strong>di</strong>rebbe che con i suoi stesse in qualche posto che tornasse <strong>di</strong> utilità alle cose ducali. Lo<br />

sollecita a portarsi a Cavenago, ove troverà abbondanza d’erba e potrà starvi con grande<br />

giovamento agli interessi ducali e senza danno per la gente del luogo e potrà contare sul fratello<br />

del duca, Corrado, a Lo<strong>di</strong> e su Gaspare da Sessa, che sarà a Cerreto.<br />

Comiti Christoforo Torello.<br />

Inteso quanto hay respecto ali nostri littere, che li tuoi non sonno in puncto, in modo<br />

che se ne posseno valere, se non como de gente rocte, <strong>di</strong>cemo che quello che te<br />

havemo scripto non te l’havemo scripto perché te vogliamo dare impazo al presente,<br />

altramente perché sapemo bene non sei in or<strong>di</strong>ne, ma haveressemo ben caro che con<br />

quelli toy che hay staesse in qualche loco che potesse fare qualche bene et utile ale<br />

cose nostre. Et cossì te caricamo e stringemo che con quelli toy vada a stare ad<br />

Cavenago perché lì per tucto a cercho gli è del’erbe assay; siché gli poray stare, et<br />

stando lì farne zovamento al facto nostro; ma sopra tucte le altre cose, se may<br />

desiderasti obe<strong>di</strong>rne et farne cosa grata, et per quanto ami lo honore, bene e gratia<br />

nostra, serva tale or<strong>di</strong>ne che per li tuoi non siano dannegiate li homini del paese, che<br />

per una cosa non ne potessi compiacere più che reguardare <strong>di</strong>cti homini, et converso.<br />

Et in tucte quelle cose che occorerano, intendeti con Conrado, nostro fratello, quale<br />

sarà ad Lode et con Gasparro da Sessa, quali sarà ad Cerreto. Data ut supra.

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