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Registro missive n. 12 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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potrà fare el facto suo ala meglio potrà, ma che prima siano corsi li vostri et facto<br />

represalia, como sentimo che voy faciti, non possimo fare che non si maravigliamo<br />

asay, perché con iustificatione alcuna non se posseno fare represalie se prima non se<br />

chiarisse legitima casone, la quale non cre<strong>di</strong>mo si possa monstrare dal canto vostro. Et<br />

dato che deli vostri fusse stati robbati, se voria prima monstrare et nominare li robbatori<br />

et li robbati, como più volte ve havimo facto <strong>di</strong>re et scrivere, et quando fossero facte le<br />

chiareze et non gli fusse proveduto, alhora con più yustificatione se potriano fare le<br />

represalie, ma nanti non, perché troppo ne seguiria molti e spessi inconvenienti, et non<br />

seria se non ch'el se robbasse qualche cosa per venire ale represalie, et molte volte<br />

occorreria questo, et non che per questo negamo che deli vostri non siano stati robbati,<br />

como fino ancora deli nostri. Ma ben <strong>di</strong>cemo che potria intrevenire ali vostri quello<br />

intrevene deli nostri, che fino robbati dali nostri medesmi, et molte volte se dà la colpa<br />

ali vostri, come si usa fare fra soldati. Et per questo se voria havere una bona<br />

consyderatione nanti che se violassero li salvaconducti, li quali sempre del canto<br />

nostro havimo facto observare, et sempre ce siamo sforzati, quando havimo havuto<br />

in<strong>di</strong>tio d'alcuno deli vostri siano stati robbati, farli restituire et mendare el damno, como<br />

doveti ben essere informato, et anca li vostri el sano. Per le qual cose ne pare che, per<br />

observantia dela ragione et iustitia et per honore dela vostra signoria, debiate fare<br />

restituire la robbaria et preda facta ali nostri, inanti la revocatione deli salvaconducti,<br />

altramente ce 313r sforzarimo dare a vedere a tucto el mondo la inobservantia dela<br />

fede vostra, la violentia deli vostri salviconducti, la usurpatione d'ogni bona usanza de<br />

guerra et mancamenti vostri che, certo, pariranno exorbitanti et pieni de mal exempio a<br />

qualunche iusto principe, signore o signoria el mondo; et ultra ciò ce sforzarimo per<br />

ogni modo et via, per honore nostro, per conservatione de nostri sub<strong>di</strong>ti farne vendeta,<br />

la quale ad ogni homo parirà piutosto equa et iusta che malfacta. Ma per non venire ad<br />

questo, che farimo malvolentiere, ve <strong>di</strong>cemo ancora ch'el ne pare debiate far fare la<br />

restitutione ali nostri, certificandone che siando nuy chiariti de alcuna robbaria facta ali<br />

vostri, la farimo restituire integre senza mancamento alcuno. Et sopra queste cose<br />

piacevi chiarirne puramente la mente vostra, aciochè sapiamo che fare.<br />

1396<br />

Francesco Sforza a Marcoleone da Nogarolo<br />

1453 gennaio 24, Lo<strong>di</strong>.<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na a Marcoleone da Nogarolo <strong>di</strong> andare da lui la mattina seguente con<br />

maestro Giovanni da Sant’Ambrogio o con il compagno che gli pare più capace.<br />

Marcoleoni de Nugarolo.<br />

Perché havimo a conferire con ti alcune cose, vogli venire domatina qui da nuy, siché<br />

te ritrovi qui a bonissima hora, et meneray con ti maestro Iohanne da Sancto Ambrosio,<br />

overo lo compagno, quale te parirà più intendente de loro; et non sia fallo. Laude, <strong>di</strong>e<br />

xxiiii ianuarii 1453, hora vi noctis.<br />

Iohannes.<br />

Iohannes.<br />

1397<br />

Francesco Sforza al capitano <strong>di</strong> Casteggio<br />

1453 gennaio 24, Milano.<br />

Francesco Sforza scrive al capitano <strong>di</strong> Casteggio <strong>di</strong> non interessarsi su come Luchina alloggerà<br />

i cinquecento cavalli che le spettano per le sue terre del Piacentino e del Pavese.<br />

Capitaneo Clastigii.<br />

Perché ala magnifica madona Luchina è stata data la taxa che tocca a ley per le soe<br />

terre del Pavese et de Piasentina de cavalli cinquecento, il perché te <strong>di</strong>cemo che non<br />

te impazi de allozare <strong>di</strong>cti cavalli, ma lassi stare el compartito ad ley ad suo modo ch’è,<br />

purché siano allogiati <strong>di</strong>cti 500 cavalli, né basta ad nuy havere lo effecto et allogieli<br />

como gli pare. Siché non vogliamo te impazi de allozare né compartire <strong>di</strong>cti cavalli,

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