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ISIDE SVELATA

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nel 1632, per anni venne trascurato. Una volta tanto la Chiesa si mostrò più saggia della<br />

scienza, e, su richiesta del cardinale De Lugo, Innocenzo X gli diede il prestigio del suo<br />

potente sostegno.<br />

Vestiti presi a prestito<br />

In un vecchio libro intitolato Demonologia, l’autore cita molti esempi di rimedi<br />

importanti che, trascurati da principio, divennero poi noti per puro caso. Egli dimostra<br />

anche che la maggior parte delle nuove scoperte in medicina si sono rivelate non essere<br />

altro che “rinascite e riadozioni di pratiche molto antiche”. Nel secolo scorso, la radice<br />

della felce maschio fu venduta e vantata come una segreta panacea da una certa signora<br />

Nouffleur, una ciarlatana, per la cura del verme solitario. Il segreto fu comprato a peso<br />

d’oro da Luigi XV, dopo di che i medici scoprirono che era raccomandato e somministrato<br />

da Galeno. La famosa polvere per la gotta del duca di Portland, era il diacentaureon di<br />

Celio Aureliano. In seguito fu accertato che era stato usato dai primi scrittori di medicina,<br />

che lo avevano trovato nelle opere degli antichi filosofi greci. Lo stesso con l’acqua<br />

medicinale che porta oggi il nome del dott. Husson. Questo famoso rimedio per la gotta è<br />

stato riconosciuto, sotto la sua nuova maschera, per il Colchicum autumnale, o zafferano<br />

dei prati, identificato con una pianta chiamata Hermodactylus i cui meriti come discreto<br />

antidoto per la gotta erano stati riconosciuti e difesi da Oribasio, un grande fisico del IV<br />

secolo e da Ezio Amideno, un altro fisico eminente di Alessandria (V secolo). In seguito fu<br />

abbandonato e cadde in disgrazia perché era troppo antico per essere considerato buono<br />

dai membri delle facoltà mediche che fiorivano verso la fine del secolo scorso.<br />

Anche il grande Magendie, il saggio fisiologo, non andò oltre allo scoprire quello che<br />

era già stato scoperto e trovato buono dai più antichi medici. Egli propose un rimedio<br />

contro la consunzione, e precisamente l’uso di acido prussico, che si può trovare nell’opera<br />

di Lumeo, Amenitates Academicae, vol. IV, in cui egli dimostra che l’acqua di alloro<br />

distillata era stata usata con profitto nella consunzione polmonare. Anche Plinio ci assicura<br />

che l’estratto di mandorle e di semi di ciliegie curava le tossi più ostinate, Come<br />

giustamente nota l’autore della Demonologia, si può affermare con sicurezza “che tutte le<br />

varie preparazioni segrete di oppio, che sono state esaltate come scoperte dei tempi<br />

moderni, possono essere ritrovate nelle opere di antichi autori”, così screditate ai nostri<br />

giorni.<br />

È universalmente ammesso che da tempi immemorabili, il lontano Oriente è stato la<br />

terra della conoscenza. Nemmeno in Egitto la botanica e la mineralogia erano cosa<br />

vastamente studiate come dai sapienti dell’Asia centrale arcaica. Sprengel, ingiusto e<br />

prevenuto quale si mostra in ogni altra cosa, lo riconosce perfettamente nella sua Histoire<br />

de la Médicine. E tuttavia, ogni volta che viene discusso l’argomento della magia, quella<br />

dell’India si presenta raramente alla mente di qualcuno, perché la pratica magica in quel<br />

paese è meno conosciuta di quella di qualsiasi altro popolo antico. Presso gli Indù era, ed è,<br />

più esoterica, se possibile, di quanto fosse fra i sacerdoti egiziani. Era giudicata così sacra<br />

che la sua esistenza era riconosciuta solo per metà e veniva praticata solo in caso di<br />

pubbliche emergenze. Era più di un fatto religioso, perché veniva considerata divina. Gli<br />

ierofanti egiziani, nonostante la pratica di una severa e pura moralità, non potevano essere<br />

paragonati per un attimo con gli ascetici gimnosofisti, sia per santità di vita, sia per i<br />

miracolosi poteri sviluppati in essi dalla soprannaturale rinuncia a ogni cosa terrena. Da<br />

coloro che li conoscevano a fondo, essi erano tenuti in ancor maggiore reverenza dei maghi<br />

della Caldea. Negandosi i più semplici conforti della vita, essi vivevano nei boschi e<br />

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