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ISIDE SVELATA

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le grandi verità. Per più di quindici secoli, grazie alle cieche e brutali persecuzioni di questi<br />

grandi vandali della prima storia cristiana, Costantino e Giustiniano, l’antica SAGGEZZA è<br />

lentamente degenerata fino ad affondare gradualmente nel più profondo fango della<br />

superstizione e dell’ignoranza monastica. La pitagorica “conoscenza delle cose che sono”;<br />

la profonda erudizione degli gnostici; gli insegnamenti dei grandi filosofi onorati in tutti i<br />

tempi e in tutti i luoghi, tutto fu respinto come dottrine dell’anticristo e del paganesimo e<br />

dato alle fiamme. Con gli ultimi sette saggi dell’Oriente, gruppo residuo dei neoplatonici,<br />

Ermia, Prisciano, Diogene, Eulalio, Damascio, Simplicio e Isidoro, che fuggirono in Persia<br />

per sottrarsi alle fanatiche persecuzioni di Giustiniano, il regno della sapienza ebbe<br />

termine. I libri di Thoth (o Ermete Trismegisto), che contenevano nelle loro sacre pagine la<br />

storia spirituale e fisica della creazione e del progresso del nostro mondo, furono lasciati ad<br />

ammuffire per secoli nell’oblio e nel disprezzo. Essi non trovarono interpreti nell’Europa<br />

cristiana; i filaletei, o saggi “amanti della verità”, non esistevano più: furono sostituiti dai<br />

beffardi, tonsurati e incappucciati monaci della Roma papale, che temeva la verità, in<br />

qualunque forma e da qualsiasi parte apparisse, se minimamente contrastava ai loro dogmi.<br />

Quanto agli scettici, ecco quello che il professor Alexander Wilder nota dei loro<br />

seguaci nei suoi schizzi sul Neoplatonismo e l’alchimia: “E passato un secolo da quando i<br />

compilatori dell’Enciclopedia francese infusero lo scetticismo nel sangue del mondo civile<br />

e resero disonorevole credere in qualsiasi cosa che non potesse essere saggiata nei<br />

crogiuoli o dimostrata con un ragionamento critico. Ancor oggi sono necessari candore e<br />

coraggio per arrischiarsi a trattare un argomento che è stato scartato e condannato da molti<br />

anni perché non è stato ben capito o correttamente interpretato. Deve essere molto audace<br />

chi sostenga che la filosofia ermetica è altra cosa che una pretesa di scienza, e, in questa<br />

convinzione, chieda un orecchio paziente per i suoi enunciati. E tuttavia coloro che la<br />

professavano erano un tempo i principi della dotta investigazione e gli eroi fra gli uomini<br />

comuni. Inoltre non deve essere disprezzato nulla di ciò in cui gli uomini hanno<br />

reverentemente creduto, e lo sdegno per le primitive convinzioni dell’uomo è di per se<br />

stesso una prova di ignoranza e di mancanza di generosità”.<br />

La reincarnazione di Buddha<br />

Adesso, incoraggiati da queste parole di uno studioso che non è né fanatico né<br />

conservatore, citeremo alcune cose riferite da viaggiatori che le hanno viste. essi stessi nel<br />

Tibet e in India, e che i nativi custodiscono come prove della verità della filosofia e della<br />

scienza loro trasmesse dai loro antenati.<br />

Anzitutto possiamo considerare il notevolissimo fenomeno visto nei templi del Tibet e<br />

riferito in Europa da testimoni oculari che non erano missionari cattolici, la cui<br />

testimonianza escludiamo per ovvie ragioni. Nei primi del nostro secolo, uno scienziato<br />

fiorentino, scettico e corrispondente dell’Istituto Francese, avendo avuto il permesso di<br />

entrare, sotto un travestimento, nei recinti sacri di un tempio buddhista, in cui veniva<br />

celebrata la cerimonia più solenne, riferisce di aver visto personalmente quanto segue. Nel<br />

tempio è pronto un altare per ricevere il Buddha resuscitato, trovato dal clero iniziato e<br />

riconosciuto da certi segni segreti come la sua reincarnazione in un bambino appena nato.<br />

Il piccolo, che ha solo pochi giorni, è portato alla presenza del popolo e posto con<br />

reverenza sull’altare. Improvvisamente, alzandosi a sedere, il bambino comincia a<br />

pronunciare con una forte voce maschile, le seguenti parole: “Io sono Buddha, sono il suo<br />

spirito; e io, Buddha, il vostro Dalai-Lama, ho lasciato il mio vecchio e decrepito corpo nel<br />

tempio di*** e ho scelto il corpo di questo bambino come mia nuova dimora terrena”. Il<br />

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