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ISIDE SVELATA

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I fenomeni di mesmerismo non si possono spiegare con nessun’altra ipotesi che quella<br />

di una proiezione di una corrente di forza dall’operatore nel soggetto. Se un uomo può<br />

proiettare questa forza con l’esercizio della volontà, che cosa gli impedirà di trarla a sé<br />

rovesciando la corrente? A meno che si affermi che la forza è generata nel suo corpo e non<br />

può essere tratta da alcuna fonte esterna. Ma, anche in questa ipotesi, se egli può generarne<br />

una quantità così abbondante da saturare un’altra persona, o perfino un oggetto inanimato,<br />

con la sua volontà, perché non potrebbe generarne in eccesso per saturarsi lui stesso?<br />

Nella sua opera sull’Antropologia, il professor J. R. Buchanan nota la tendenza dei<br />

gesti naturali a seguire la direzione degli organi frenologici. L’atteggiamento della<br />

combattività è verso il basso e l’indietro; quello della speranza e della spiritualità verso<br />

l’alto e l’avanti; quello della fermezza verso l’alto e l’indietro, e così via. Gli adepti della<br />

scienza ermetica conoscono questo principio così bene da spiegare la levitazione del loro<br />

corpo, quando avviene all’improvviso, dicendo che il pensiero è così intensamente fissato<br />

su di un punto sopra di loro che, quando il corpo è interamente impregnato di influenza<br />

astrale, segue l’aspirazione mentale e si solleva nell’aria con la facilità di un sughero<br />

immerso nell’acqua che risale alla superficie se lasciato libero. La vertigine che assale<br />

certe persone sul ciglio di un abisso è spiegata con lo stesso principio. I bambini, che<br />

hanno poca o punta immaginazione attiva e nei quali l’esperienza non ha avuto il tempo di<br />

sviluppare la paura, di rado o mai provano il senso di vertigine; ma l’adulto di un certo<br />

temperamento mentale, vedendo un abisso e rappresentandosi nella fantasia le<br />

conseguenze di una caduta, si lasciano attrarre dalla gravitazione terrestre e, se l’incanto<br />

della fascinazione non viene spezzato, il suo corpo seguirà il suo pensiero in fondo al<br />

precipizio.<br />

Che la vertigine dipenda solo dal temperamento è dimostrato dal fatto che alcune<br />

persone non provano mai questa sensazione, e lo studio rivelerà probabilmente che esse<br />

mancano della facoltà immaginativa. Ricordiamo il caso di un signore che, nel 1858, aveva<br />

i nervi così solidi da sbigottire gli astanti tenendosi in piedi sul cornicione dell’Arco di<br />

Trionfo a Parigi, con le braccia incrociate e i piedi per metà fuori dall’orlo; ma in seguito,<br />

divenuto miope, fu preso dal panico nel tentar di attraversare una passerella gettata sul<br />

cortile di un albergo, larga più di due piedi e mezzo, che non presentava Alcun pericolo.<br />

Nel guardare il lastricato sottostante, lasciò libero giuoco alla sua fantasia e sarebbe caduto<br />

se non si fosse subito seduto.<br />

E un dogma scientifico che il moto perpetuo è impossibile. Ed è un altro dogma che<br />

l’affermare che gli ermetici avevano scoperto l’elisir di vita e che alcuni di loro, grazie ad<br />

esso, prolungarono l’esistenza molto al di là dei termini consueti, è un’assurdità<br />

superstiziosa. La pretesa che i metalli comuni siano stati trasformati in oro e che sia stato<br />

scoperto il solvente universale, suscita solo sprezzante derisione in un secolo che ha<br />

coronato l’edificio della filosofia con una cupola di protoplasma. Il primo fatto è stato<br />

dichiarato un’impossibilità fisica come, secondo l’astronomo Babinet, la “levitazione di un<br />

oggetto senza contatto”; (48) il secondo una divagazione fisiologica propria di una mente<br />

disordinata; il terzo un’assurdità chimica.<br />

Balfour Stewart dice che, mentre l’uomo di scienza non può affermare di “conoscere<br />

intimamente tutte le forze della natura, e non può dimostrare che il moto perpetuo è<br />

impossibile perché in realtà conosce assai poco di queste forze... egli deve pensare di<br />

essere entrato nello spirito e nel disegno della natura, e quindi nega decisamente la<br />

(48) “Revue des Deux-Mondes”, pag. 414, 1858.<br />

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