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ISIDE SVELATA

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prova che la loro rabbia si accende contro coloro che trascurano di tributare loro un<br />

legittimo culto”. (57)<br />

Omero li descrive in questi termini: “i nostri dèi ci appaiono quando offriamo loro<br />

sacrifici... sedendosi alle nostre mense prendono parte ai nostri festini. Quando incontrano<br />

nei loro viaggi un Fenicio solitario, gli fanno da guida e manifestano in altri modi la loro<br />

presenza. Possiamo dire che la nostra pietà ci avvicina a loro come il delitto e lo<br />

spargimento di sangue uniscono i Ciclopi e la feroce razza dei giganti”. (58) Questo prova<br />

che tali dèi erano una sorta di demoni benefici e che, spiriti disincarnati o esseri elementari<br />

che fossero, non erano diavoli.<br />

Il linguaggio di Porfirio, che era egli stesso diretto discepolo di Plotino, è ancora più<br />

esplicito circa la natura di questi spiriti. “I demoni”, egli dice, “sono invisibili; ma sanno<br />

come rivestirsi di forme e configurazioni soggette a numerose variazioni, che possono<br />

essere spiegate con la loro natura che ha in sé molto di corporeo. La loro sede è nelle<br />

vicinanze della terra... e quando essi possono sfuggire alla vigilanza dei demoni buoni, non<br />

vi è misfatto che non osino commettere. Un giorno impiegheranno la forza bruta, un altro<br />

l’astuzia”. (59) Inoltre aggiunge: “È per loro un giuoco da ragazzi far sorgere in noi vili<br />

passioni, impartire alle società e alle nazioni dottrine turbolente, provocare guerre,<br />

sedizioni e altre pubbliche calamità, dicendoci poi che tutto questo è opera degli dèi...<br />

Questi spiriti passano il tempo a ostacolare e ingannare i mortali, creando intorno a loro<br />

illusioni e prodigi; la loro maggiore ambizione è di passare per dèi e anime (spiriti<br />

disincarnati)”. (60)<br />

Giamblico, il grande teurgo della scuola neoplatonica, versato nella magia sacra,<br />

insegna che “i demoni buoni ci appaiono in realtà, mentre i cattivi possono manifestarsi<br />

solo sotto la forma umbratile di fantasmi”. Inoltre egli conferma Porfirio e dice che “... i<br />

demoni buoni non temono la luce mentre i malvagi cercano l’oscurità... Le sensazioni che<br />

essi eccitano in noi ci fanno credere alla presenza e alla realtà delle cose che ci mostrano<br />

sebbene queste cose non esistano”. (61)<br />

Anche i teurghi più pratici trovano talora dei pericoli quando trattano con certi elementari,<br />

e Giamblico afferma che “Gli dèi, gli angeli e i demoni, al pari delle anime, possono essere<br />

chiamati con l’evocazione e la preghiera... Ma guai se, durante un’operazione teurgica,<br />

viene commesso un errore! Non bisogna immaginarsi di stare comunicando con divinità<br />

benefiche che hanno risposto alla nostra fervida preghiera; no, perché sono demoni maligni<br />

sotto l’aspetto di buoni. Gli elementari spesso si rivestono delle forme della bontà e<br />

assumono un grado molto superiore a quello che realmente occupano. Le loro vanterie li<br />

tradiscono”. (62)<br />

Una ventina di anni fa, il barone Du Potet, disgustato dall’indifferenza degli scienziati,<br />

che insistevano a vedere nei maggiori fenomeni psicologici solo il risultato di astuti<br />

imbrogli, sfogò il suo sdegno nei seguenti termini:<br />

“Eccomi sulla strada, posso dirlo, della terra delle meraviglie. Mi preparo a colpire<br />

tutte le opinioni e a provocare le risa dei nostri scienziati più illustri... perché sono convinto<br />

che agenti di una immensa potenza esistano fuori di noi, che essi possano entrare in noi,<br />

(57) Dei sacrifici agli dèi e ai demoni, cap. 2.<br />

(58) Odissea, libro VII.<br />

(59) Porfirio, Dei sacrifici agli dèi e ai demoni, cap. II.<br />

(60) Ivi.<br />

(61) Giamblico, De Mysteriis.<br />

(62) Ivi: “Della differenza fra i demoni, le anime ecc”.<br />

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