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ISIDE SVELATA

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tempi e di persone più abili. Non vi è un solo carattere meraviglioso in alcuno dei<br />

cosiddetti fenomeni o manifestazioni, che non fosse, anzi, che non sia oggi ripetuto da altri<br />

abili esecutori, i cui legami con la terra, e con la terra sola, sono troppo evidenti per essere<br />

messi in dubbio, anche se il fatto non fosse confermato dalla loro stessa ammissione”.<br />

E un errore dire che i fachiri o giocolieri affermano sempre di essere aiutati dagli<br />

spiriti. Nelle evocazioni quasi religiose come quelle che Kovindasami ha prodotto davanti<br />

a Jacolliot, quando gli spettatori desiderano vedere vere manifestazioni “spirituali”, i<br />

fachiri ricorreranno ai Pitri, i loro avi disincarnati, e ad altri spiriti puri, che possono<br />

evocare solo con la preghiera. Tutti gli altri fenomeni sono prodotti dalla volontà del mago<br />

o del fachiro. Nonostante lo stato di apparente abiezione in cui quest’ultimo vive, egli è<br />

spesso un iniziato del tempio e profondo conoscitore dell’occultismo allo stesso livello dei<br />

suoi più ricchi confratelli.<br />

I Caldei, che Cicerone annovera tra i maghi più antichi, ponevano le basi di ogni<br />

magia negli intimi poteri dell’anima umana e nella conoscenza delle proprietà magiche<br />

delle piante, dei minerali e degli animali. Con il loro aiuto essi compivano i “miracoli” più<br />

meravigliosi. In loro la magia era sinonimo di religione e di scienza. Solo più tardi i riti<br />

religiosi del dualismo mazdeo, snaturati dalla teologia cristiana ed evemerizzati da certi<br />

padri della Chiesa, assunsero la disgustosa forma in cui li troviamo esposti da scrittori<br />

cattolici come des Mousseaux. La realtà oggettiva degli incubi e dei succubi medievali,<br />

questa abominevole superstizione delle età di mezzo che costò tante vite umane, sostenuta<br />

da questo autore in un intero volume, è il mostruoso prodotto del fanatismo religioso e<br />

dell’epilessia. Essi non possono avere forma oggettiva, e attribuire i loro effetti al Diavolo<br />

è bestemmia, perché implica che Dio, dopo avere creato Satana, gli abbia concesso un<br />

simile comportamento. Se siamo costretti a credere nel vampirismo è per l’insuperabile<br />

forza di due proposizioni di scienza psicologica occulta: 1) l’anima astrale è un’entità<br />

separabile e distinta dal nostro ego, e può vagare lungi dal corpo senza spezzare il filo della<br />

vita; 2) la salma non è del tutto morta, e il suo abitatore, mentre può rientrarvi, può<br />

raccogliere da essa emanazioni materiali sufficienti a permettergli di apparire in forma<br />

quasi terrestre. Ma ritenere, con des Mousseaux e de Mirville, che il Diavolo, a cui i<br />

cattolici concedono un potere eguale e contrario a quello della Divinità Suprema, si<br />

trasformi in lupi, serpenti e cani per soddisfare la sua lussuria e procreare mostri, è un’idea<br />

in cui si nascondono i germi del culto diabolico, della pazzia e del sacrilegio. La Chiesa<br />

cattolica, che non solo ci insegna a credere in questo mostruoso errore, ma costringe i suoi<br />

missionari a predicarlo come dogma, non ha il diritto di sdegnarsi per i culti diabolici di<br />

certe sette parsi e dell’India meridionale. Al contrario, perché, quando udiamo gli Yezidi<br />

ripetere il noto proverbio: “Tienti amici i demoni; offri loro la tua proprietà, il tuo sangue, i<br />

tuoi servigi, e non badare a Dio, perché Egli non ti farà del male”, li troviamo coerenti con<br />

il loro credo e riverenti verso il Supremo; la loro logica è sana e razionale: essi riveriscono<br />

troppo profondamente Dio per immaginarsi che Chi ha creato l’universo e le sue leggi<br />

possa danneggiare loro, poveri atomi; ma i demoni sono lì, sono imperfetti, e di<br />

conseguenza essi hanno buone ragioni per temerli.<br />

Il Diavolo, dunque, nelle sue varie trasformazioni, non può essere che una fallace<br />

illusione. Quando ci immaginiamo di vederlo, udirlo e sentirlo, si tratta fin troppo spesso<br />

del riflesso della nostra anima malvagia, depravata e macchiata che noi vediamo, udiamo e<br />

sentiamo. Il simile, si dice, attrae il simile; così, a seconda della disposizione in cui la<br />

nostra forma astrale esce da noi durante le ore del sonno, a seconda dei nostri pensieri,<br />

delle nostre tendenze e delle nostre occupazioni giornaliere, che sono bene impressi su<br />

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