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ISIDE SVELATA

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dobbiamo considerarlo, se non un ignorante, almeno un discepolo ritardatario<br />

dell’ammuffita “filosofia greca”. Essendo vissuti ed essendo morti nella beata ignoranza<br />

delle future sessantatré sostanze, che cosa potevano fare, lui e il suo vecchio maestro<br />

Paracelso? Evidentemente niente altro che folli speculazioni metafisiche, espresse in un<br />

gergo privo di significato, comune a tutti gli alchimisti medievali e antichi. Tuttavia,<br />

confrontando le note, troviamo quanto segue nella più recente fra le opere di chimica<br />

moderna: “Lo studio della chimica ha rivelato una notevole classe di sostanze, da nessuna<br />

delle quali é mai stata prodotta un’altra sostanza di minor peso con qualsiasi processo<br />

chimico... Con nessun processo chimico possiamo ottenere dal ferro una sostanza che pesi<br />

meno del metallo usato nella sua produzione. In una parola, non possiamo estrarre dal<br />

ferro niente altro che ferro”.(30) Inoltre é manifesto, secondo il professor Cooke, che<br />

“settantacinque anni fa gli uomini non sapevano che vi fosse alcuna differenza” tra le<br />

sostanze elementari e le composte, perché negli antichi tempi gli alchimisti non avevano<br />

mai concepito che il peso è la misura della materia, e che, così misurata, nessuna materia<br />

va mai persa; ma, al contrario, essi immaginavano che in esperienze(31) di questo genere,<br />

le sostanze impiegate subissero una misteriosa trasformazione..”. In breve “interi secoli<br />

erano stati sprecati nel vano tentativo di trasformare in oro i metalli più vili”.<br />

Il professor Cooke, così eminente nella chimica moderna é egualmente informato di<br />

ciò che gli alchimisti sapevano o non sapevano? E proprio sicuro di aver capito il<br />

significato del linguaggio alchemico? Noi non lo siamo affatto. Ma confrontiamo le sue<br />

affermazioni qui espresse con semplici sentenze scritte in chiaro e buon inglese, sebbene<br />

antico, da traduzioni di Van Helmont e di Paracelso. Noi veniamo a sapere dalle loro stesse<br />

ammissioni che l’alkahest induce i seguenti cambiamenti:<br />

“(1) L’alkahest non distrugge mai le virtù seminali dei corpi che dissolve: per esempio<br />

l’oro é ridotto, dalla sua azione, in un sale di oro, l’antimonio in un sale di antimonio ecc.,<br />

con le stesse virtù seminali, o caratteri, della materia concreta originale. (2) Il soggetto<br />

esposto alla sua azione é convertito nei suoi tre principi: sale, zolfo e mercurio, e poi in<br />

solo sale, che allora diviene volatile e alla fine si trasforma completamente in acqua chiara.<br />

(3) Tutto ciò che dissolve può essere reso volatile con la sabbia calda; e se, dopo avere<br />

volatilizzato il solvente, esso ne viene estratto per distillazione, il corpo rimane acqua pura<br />

e insipida, ma sempre eguale in quantità al suo sé originale”. Più oltre troviamo in Van<br />

Helmont, il vecchio, che questo sale dissolve i corpi più refrattari in sostanze delle stesse<br />

virtù seminali, “eguali in peso alla materia dissolta”; ed egli aggiunge: “Questo sale, dopo<br />

essere stato più volte distillato — il sal circulatum di Paracelso perde tutta la sua fissità e<br />

alla fine diventa un’acqua insipida, eguale in quantità al sale da cui proviene”.(32)<br />

L’obiezione che può essere fatta dal professor Cooke, in favore della scienza moderna,<br />

alle espressioni ermetiche, potrebbe essere egualmente applicata agli scritti ieratici<br />

egiziani: nascondono ciò che vogliono nascondere. Se egli vuole trarre profitto dalle opere<br />

del passato, deve impiegare la criptografia e non la satira. Paracelso, al pari degli altri, ha<br />

rivolto la sua ingegnosità a trasposizioni di lettere e abbreviazioni di parole e di frasi. A<br />

esempio, quando scrive Sutratur intende tartaro; nutrim significa nitro e così via. Le<br />

pretese spiegazioni del significato dell’alkahest sono infinite. Alcuni hanno immaginato<br />

che fosse un sale alcalino di tartaro; altri che significasse algeist, parola tedesca che vuoi<br />

dire tutto-spirito o alcoolico. Paracelso chiamò usualmente sale “il centro dell’acqua nella<br />

(30) Ivi, pagg. 110-111.<br />

(31) Ivi, pag. 106.<br />

(32) De SecretisAdeptorum. Werdenfelt;•Filalete; Van Helmont; Paracelso.<br />

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