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ISIDE SVELATA

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l’Etere, o il mezzo, non solo come un ponte(27) fra un ordine di cose e un altro, ma come<br />

formante una specie di cemento in virtù del quale i vari ordini dell’universo sono tenuti<br />

insieme e formano una cosa sola? In definitiva, ciò che generalmente chiamiamo Etere può<br />

essere non un semplice mezzo, ma un mezzo con, in più, l’ordine invisibile delle cose, così<br />

che, quando i moti dell’universo visibile sono trasferiti nell’Etere, parte di essi sono<br />

convogliati, come da un ponte, nell’universo invisibile, dove vengono usati e<br />

immagazzinati. Ma è proprio necessario attenerci a questo concetto di ponte? Non<br />

possiamo dire senz’altro che, quando l’energia è trasferita dalla materia nell’Etere, passa<br />

dal visibile nell’invisibile, e che, quando è trasferita dall’Etere nella materia, passa<br />

dall’invisibile nel visibile?” (Art. 198, Unseen Universe).<br />

Esatto. E se la scienza facesse pochi passi in questa direzione e sondasse più<br />

seriamente questo “mezzo ipotetico”, chi sa che l’abisso insuperabile di Tyndall tra i<br />

processi fisici del cervello e la coscienza, non potrebbe essere — almeno intellettualmente<br />

— attraversato con sorprendente facilità e sicurezza.<br />

Già nel 1856, un uomo considerato allora sapiente, il dott. Jobard di Parigi, ebbe certo<br />

le stesse idee degli autori deli’ Unseen Universe relativamente all’Etere, quando stupì la<br />

stampa e il mondo della scienza con la seguente dichiarazione: “Ho fatto una scoperta che<br />

mi atterrisce. Vi sono due generi di elettricità: l’uno, bruto e cieco, è prodotto dal contatto<br />

di metalli con acidi”; (la purgazione grossolana) “l’altro è intelligente e<br />

CHIAROVEGGENTE!... L’elettricità si è biforcata nelle mani di Galvani, Nobili e Matteucci.<br />

La forza bruta della corrente ha seguito Jacobi, Bonelli e Moncal, mentre quella<br />

intellettuale è andata dietro a BoisRobert, Thilorier e al Cavaliere Duplanty. La sfera<br />

elettrica di elettricità globulare contiene un pensiero che disobbedisce a Newton e a<br />

Mariotte e segue i suoi propri impulsi... Abbiamo, negli annali dell’Accademia, migliaia di<br />

prove dell’INTELLIGENZA della scintilla elettrica... Ma mi accorgo di permettermi di essere<br />

indiscreto. Ancora un passo e vi rivelerei la chiave che sta per aprirci la visione dello<br />

spirito universale”.(28)<br />

Tutto questo, aggiunto alle meravigliose confessioni della scienza e a quanto abbiamo<br />

citato dall’Unseen Universe, getta nuovo lustro sulla saggezza delle epoche da lungo<br />

tempo scomparse. In uno dei capitoli precedenti abbiamo alluso a una citazione dalla<br />

traduzione di Ancient Fragments del Cory, nella quale appare che uno degli Oracoli Caldei<br />

esprime questa stessa idea circa l’Etere e in un linguaggio singolarmente simile a quello<br />

degli autori 189 dell’Unseen Universe. Essa afferma che dall’etere sono provenute tutte le<br />

cose e che a esso torneranno; che le immagini di tutte le cose sono indelebilmente impresse<br />

nell’Etere; e che esso è il magazzino dei germi o dei residui di tutte le forme visibili, e<br />

anche delle idee. Sembra che questo caso confermi stranamente la nostra affermazione che<br />

qualsiasi scoperta venga fatta ai nostri giorni si rivelerà anticipata di molte migliaia di anni<br />

dai nostri “candidi antenati”.<br />

Al punto a cui siamo arrivati, l’atteggiamento assunto dai materialisti nei riguardi dei<br />

fenomeni psichici essendo ormai perfettamente definito, possiamo affermare con sicurezza<br />

(27) Attenzione! Grandi scienziati del XIX secolo, confermano la saggezza della favola scandinava, citata nel<br />

precedente capitolo. Parecchie migliaia di anni fa, l’idea di un ponte fra l’universo visibile e l’invisibile fu<br />

espressa allegoricamente dagli ignoranti “pagani” nel “Canto di Völuspa” dell’Edda e nella “Visione di Vala,<br />

la veggente”. Che cos’altro è, infatti, il ponte di Bifrost, il radiante arcobaleno che porta gli dèi ai loro<br />

appuntamenti presso la fontana Urdar, se non la stessa idea offerta al pensatore degli autori di Unseen<br />

Universe?<br />

(28) “L’Ami des Sciences”, marzo 1856, pag 67.<br />

187

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