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ISIDE SVELATA

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Kavindasami chiedono solo l’aiuto della loro anima divina, strettamente unita con lo<br />

spirito astrale, e quello di pochi pitri familiari esseri puri ed eterei che si raggruppano<br />

attorno al loro fratello di elezione incarnato — lo stregone può chiamare in suo aiuto solo<br />

quella classe di spiriti da noi conosciuta come elementali. Il simile attrae il simile, e<br />

ingordigia di denaro, scopi impuri ed egoismi non possono attrarre altri spiriti se non quelli<br />

che i cabalisti ebrei chiamano klippoth, abitanti di Asiah, il quarto mondo. I maghi orientali<br />

li chiamano afriti, spiriti elementari dell’errore, o devi.<br />

Un giornale inglese così descrive lo sconcertante trucco della crescita di una pianta<br />

come viene compiuto dai giocolieri indiani.<br />

“Un vaso da fiori vuoto venne posto per terra accanto al giocoliere, il quale chiese che<br />

fosse concesso ai suoi compagni di portargli un po’ di terra da un campicello vicino.<br />

Accordato il permesso, un uomo si allontanò e tornò dopo due minuti con una piccola<br />

quantità di terra fresca raccolta in un lembo del suo grembiule, che fu messa nel vaso e<br />

leggermente premuta. Preso dal suo paniere un nocciolo secco di mango, e fattolo<br />

esaminare ai presenti perché potessero assicurarsi che era realmente quello che sembrava<br />

essere, il giocoliere tolse un po’ di terra dal centro del vaso e mise il seme nella cavità. Poi<br />

vi versò sopra la terra tolta e, dopo averlo leggermente annaffiato, coprì il vaso con un telo<br />

sostenuto da un bastoncello. Allora fra un coro di voci e un ratatà di tamburi, il seme<br />

germogliò: presto un lembo del telo fu tratto da parte e lasciò vedere un tenero virgulto con<br />

due lunghe foglie di color bruno. Il telo fu rimesso a posto e l’incanto ripreso. Ma presto il<br />

telo fu tratto da parte una seconda volta e allora si vide che le prime due foglie erano state<br />

sostituite da parecchie altre di color verde e che la pianta adesso era alta una trentina di<br />

centimetri. Ancora un intervallo e il fogliame divenne più folto mentre il fusto raggiungeva<br />

circa quarantacinque centimetri. Dopo un quarto tempo, il piccolo albero, adesso alto quasi<br />

cinquantacinque centimetri, aveva dieci o dodici frutti della grossezza di una noce, che<br />

pendevano dai suoi rami. Infine, dopo tre o quattro minuti, il telo fu tolto completamente e<br />

i frutti, che avevano ora le loro dimensioni naturali, ma non la completa maturità, furono<br />

colti e distribuiti agli spettatori. Questi, assaggiandoli, trovarono che erano quasi maturi, di<br />

un dolce un po’ aspro”.<br />

Possiamo aggiungere che siamo stati testimoni dello stesso esperimento in India e nel<br />

Tibet, e che più di una volta provvedemmo noi stessi il vaso vuotando un vecchio barattolo<br />

di estratto Liebig. Lo empimmo di terra, con le nostre mani e vi piantammo una piccola<br />

radice dataci dall’assistente, e, finché l’esperimento non fu finito, non allontanammo una<br />

volta lo sguardo dal vaso, che era posto nella nostra stessa stanza. Il risultato fu<br />

invariabilmente lo stesso che è stato descritto. Il lettore può forse immaginare che un<br />

prestigiatore potrebbe ottenere la stessa manifestazione nelle stesse condizioni?<br />

Il dotto Orioli, membro corrispondente dell’Istituto Francese, ci presenta una quantità<br />

di casi che mostrano i meravigliosi effetti prodotti dal potere della volontà agendo<br />

sull’invisibile Proteo dei mesmeristi. “Ho visto”, egli dice, “certe persone che, solo<br />

pronunciando date parole, arrestano tori e cavalli selvaggi lanciati al galoppo e frecce<br />

scagliate nell’aria”. Thomas Bartholini fa la stessa affermazione.<br />

Dice Du Potet: “Quando traccio sul pavimento, con gesso o carbone, questa figura...<br />

un fuoco, una luce vi si fissa. Subito attrae a sé la persona che vi si avvicina, la trattiene<br />

affascinata... e inutilmente essa cerca di attraversare la linea. Un potere magico la costringe<br />

a restare dov’è. Dopo pochi momenti essa cede scoppiando in singhiozzi... La causa non è<br />

in me, è in questo segno totalmente cabalistico; invano si ricorrerebbe alla violenza”. (31)<br />

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