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ISIDE SVELATA

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circuito chiuso attorno a cui la corrente isolata è costretta a scorrere invece di diffondersi<br />

nello spazio. Quando si slancia col suo cocchio sulle nubi, è elettricità in stato attivo, come<br />

lo attestano le scintille che scaturiscono dalle ruote e il tuonare delle nubi. Il timone di<br />

ferro appuntito del cocchio suggerisce l’asta del parafulmine; i due arieti che gli servono da<br />

corsieri sono l’antico simbolo familiare del maschio o potere generatore; le loro briglie<br />

d’argento rappresentano il principio femminile perché l’argento è il metallo della Luna,<br />

Astarte o Diana. Quindi nell’ariete e nella sua biglia vediamo combinati, in opposizione, i<br />

principi attivo e passivo della natura, l’uno che si slancia in avanti e l’altro che trattiene,<br />

mentre entrambi sono subordinati al principio elettrico che pervade il mondo e dà loro<br />

l’impulso. Con l’elettricità, che dà l’impulso, e i principi maschile e femminile, che si<br />

combinano e ricombinano in una infinita correlazione, il risultato è l’evoluzione della<br />

natura visibile, la cui corona gloriosa è il sistema planetario, rappresentato nel mitico Thor<br />

dalla ghirlanda di astri scintillanti che gli cinge la fronte. Quando è nel suo stato attivo, i<br />

suoi paurosi fulmini distruggono ogni cosa, anche le altre minori forze titaniche. Ma egli<br />

va a piedi sul ponte dell’arcobaleno, Bifrost, perché per avvicinare gli altri dèi, meno<br />

potenti di lui, deve essere in uno stato latente, e, nel suo cocchio, non può esserlo;<br />

altrimenti incendierebbe e annichilerebbe tutto. Il significato della fontana Urdar, che Thor<br />

teme di far bollire, e la causa della sua riluttanza, saranno compresi dai nostri fisici solo<br />

quando le reciproche relazioni elettromagnetiche degli innumerevoli membri del sistema<br />

planetario, adesso appena sospettate, saranno completamente determinate. Bagliori di<br />

verità appaiono nel recente saggio scientifico dei professori Mayer e Sterry Hunt. Gli<br />

antichi filosofi credevano che non solo i vulcani, ma anche le sorgenti calde fossero causati<br />

da concentrazioni di correnti elettriche sotterranee, e che questa stessa causa producesse<br />

depositi minerali di varia natura che formano le sorgenti con proprietà curative. Se si<br />

obietta che questo fatto non è chiaramente stabilito dagli antichi autori, i quali, secondo<br />

l’opinione dei nostri tempi, non conoscevano l’elettricità, possiamo semplicemente<br />

rispondere che non tutte le opere in cui è racchiusa l’antica sapienza sono conosciute dai<br />

nostri scienziati. Le fresche e chiare acque di Urdar erano necessarie per l’irrigazione<br />

giornaliera del mistico albero mondiale; e se fossero state disturbate da Thor, ossia<br />

dall’elettricità attiva, sarebbero state trasformate in sorgenti minerali, non adatte al loro<br />

scopo. Questi esempi confermano l’antica affermazione dei filosofi che vi è un logos in<br />

ogni mito, e un fondamento di verità in ogni finzione.<br />

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