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ISIDE SVELATA

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correlazione delle forze, specialmente quest’ultima, sono considerate fra i nostri maggiori<br />

trionfi. E “la più importante scoperta del nostro secolo”, come si espresse Sir William<br />

Armstrong nel suo famoso discorso come presidente della British Association. Ma questa<br />

“importante scoperta” non è una scoperta affatto. La sua origine, senza contare le sue<br />

innegabili tracce che si trovano negli antichi filosofi, si perde nelle dense ombre dei tempi<br />

preistorici. Le sue prime vestigia sono state scoperte nelle sognanti speculazioni della<br />

teologia vedica, nella dottrina dell’emanazione e dell’assorbimento, in breve nel nirvana.<br />

Giovanni Eriugena l’ha delineata nella sua audace filosofia nell’ottavo secolo, e noi<br />

invitiamo a leggere il suo De divisione Naturae chiunque voglia convincersi di questa<br />

verità.<br />

La scienza dice che quando la teoria dell’indistruttibilità della materia (anch’essa una<br />

vecchissima idea di Democrito) fu dimostrata, divenne necessario estenderla alla forza.<br />

Nessuna particella materiale può mai andare perduta; nessuna parte di una forza esistente<br />

in natura può svanire; quindi anche la forza venne dimostrata indistruttibile, e le sue varie<br />

manifestazioni, o forze, sotto aspetti diversi, vennero dimostrate essere reciprocamente<br />

convertibili, e solo modi differenti di moti di particelle materiali. Fu così nuovamente<br />

scoperta la correlazione delle forze. Grove, già nel 1842, diede a ognuna di queste forze,<br />

quali il calore, l’elettricità, il magnetismo, la luce, il carattere di convertibilità, rendendole<br />

capaci di essere in un momento causa e in un altro momento effetto.(64) Ma di dove<br />

vengono queste forze e dove vanno quando le perdiamo di vista? Su questo punto la<br />

scienza tace.<br />

La teoria della “correlazione delle forze”, per quanto possa essere considerata dai<br />

nostri contemporanei “la maggior scoperta dell’epoca”, non può dare ragione né del<br />

principio né della fine di una di queste forze; né la teoria può indicarne la causa. Le forze<br />

sono convertibili e l’una può produrre l’altra, tuttavia nessuna scienza esatta può spiegare<br />

l’alfa e l’omega del fenomeno. In che cosa siamo dunque più avanti di Platone il quale,<br />

discutendo nel Timeo le qualità primarie e secondarie della materia,(65) e la debolezza<br />

dell’umano intelletto, fa dire a Timeo: “Dio conosce le qualità originali delle cose; l’uomo<br />

può solo sperare di raggiungere la probabilità”. Non abbiamo che da aprire uno dei vari<br />

opuscoli df luxley o di Tyndall per trovare precisamente la stessa confessione; ma essi<br />

vanno più in là di Platone non concedendo neppure a Dio di saperne più di loro; è forse su<br />

questo che essi fondano le loro pretese di superiorità? Gli antichi Indù fondarono la<br />

dottrina dell’emanazione e dell’assorbimento esattamente su questa legge. Il ΤόΌν, il punto<br />

primordiale nel cerchio senza limiti, “la cui circonferenza non è in alcun luogo e il centro<br />

dappertutto”, che emana da sé tutte le cose e le manifesta sotto molteplici forme<br />

nell’universo visibile; le forme che si scambiano e si mischiano, e, dopo una graduale<br />

trasformazione dal puro spirito (o il nulla buddhista) nella più grossolana materia,<br />

cominciano a recedere e, ancora gradualmente, a riemergere nel loro stato primitivo, che è<br />

l’assorbimento nel Nirvana: (66) che cos’altro è tutto questo se non correlazione di forze?<br />

(64) W.R. Grove, Preface to the Correlation of Physical Forces.<br />

(65) Timeo, pag. 22.<br />

(66) Da Godfrey Higgins a Max Müller, ogni archeologo e filologo che abbia studiato seriamente e a fondo le<br />

antiche religioni, si è accorto che, prese alla lettera, esse potevano solo portare su di una falsa pista. Il dott.<br />

Lardner ha sfigurato e snaturato le antiche dottrine — senza volerlo o altrimenti — nel modo più rozzo. La<br />

pravritti, o l’esistenza della natura quando è viva e attiva, e la nirvritti, o il riposo, lo stato non vivente,<br />

costituiscono la dottrina esoterica buddhista. Il “puro niente”, o non esistenza, se tradotto nel senso esoterico,<br />

significa il “puro spirito”, il SENZA NOME, ossia qualche cosa che il nostro intelletto non può afferrane,<br />

quindi niente. Ma ne parleremo più avanti.<br />

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