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ISIDE SVELATA

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tono monotono del luogo comune e, troppo spesso, della banalità. Quanto all’ottimistica<br />

osservazione di Sargent, che “poiché la scienza dello spiritismo è ancora nella sua infanzia,<br />

possiamo sperare di avere maggior luce su queste domande”, temiamo di dovere<br />

rispondere che questa luce non scaturirà mai dai “gabinetti oscuri”.(39)<br />

È semplicemente ridicolo e assurdo esigere da qualsiasi investigatore che si faccia<br />

avanti come testimone delle meraviglie del giorno e dei fenomeni psicologici, il diploma di<br />

maestro di arti e scienze. L’esperienza degli ultimi quarant’anni è una prova che non<br />

sempre le menti più “scientificamente educate” sono le migliori in fatto di semplice senso<br />

comune e di onesta verità. Nulla acceca come il fanatismo o una visione unilaterale.<br />

Possiamo prendere come esempio la magia orientale o l’antico spiritismo al pari dei<br />

fenomeni moderni. Centinaia e migliaia di testimoni perfettamente attendibili, tornando da<br />

residenze e viaggi in Oriente, hanno affermato il fatto che incolti fachiri, sceicchi, dervisci<br />

e lama hanno prodotto meraviglie in loro presenza, senza complici né attrezzature. Hanno<br />

dichiarato che i fenomeni da loro mostrati erano in contrasto con tutte le leggi conosciute<br />

dalla scienza, e tendevano così a provare l’esistenza di molti poteri naturali ancora ignoti,<br />

apparentemente diretti da intelligenze preterumane. Quale è stato l’atteggiamento assunto<br />

dai nostri scienziati in proposito? Fino a che punto la testimonianza delle menti più<br />

“scientificamente” educate fece impressione sulle loro stesse menti? Le investigazioni dei<br />

professori Hare e de Morgan, Crookes e Wallace, de Gasparin e Thury, Wagner e Butlerof,<br />

ecc. hanno forse scosso per un attimo il loro scetticismo? Come furono accolte le<br />

esperienze personali di Jacolliot con i fachiri indiani o le elucidazioni psicologiche del<br />

professor Perty di Ginevra? Fino a che punto ha influito su di loro il grido del genere<br />

umano che reclamava segni tangibili e dimostrabili dell’esistenza di un Dio, di un’anima<br />

individuale, di un’eternità? E quale è stata la loro risposta? Essi rovesciano e distruggono<br />

ogni vestigio di cose spirituali, ma non costruiscono nulla. “Non possiamo ottenere questi<br />

segni con le nostre storte e i nostri crogiuoli”, essi dicono; “quindi si tratta solo di<br />

illusioni”. In questa epoca di fredda ragione e di pregiudizio, perfino la Chiesa deve<br />

cercare l’aiuto della scienza. Credenze costruite sulla sabbia e dogmi torreggianti ma senza<br />

radici franano sotto il soffio gelido dell’indagine, e trascinano nella loro caduta la vera<br />

religione. Ma l’aspirazione a qualche segno esteriore di un Dio e di una vita ultraterrena<br />

rimane più tenace che mai nel cuore umano. Tutti i sofismi della scienza sono vani: essi<br />

non potranno mai soffocare la voce della natura. I suoi rappresentanti hanno solo<br />

avvelenato le acque pure della semplice fede, e adesso l’umanità si rispecchia in acque<br />

torbide del fango rimosso dal fondo di una sorgente un tempo limpida. Il Dio<br />

antropomorfico dei nostri padri è sostituito da mostri antropomorfici, e, quel che è peggio,<br />

dal riflesso dell’umanità stesa in queste acque le cui onde le inviano distorte immagini di<br />

verità e fatti evocati da una immaginazione traviata. “Noi non abbiamo bisogno di un<br />

miracolo”, scrive il reverendo Brooke Herford, “ma di trovare la prova tangibile dello<br />

spirituale e del divino. Gli uomini non chiedono questo “segno” ai profeti, ma agli<br />

scienziati. Gli uomini sentono che, andando a tastoni sul bordo esterno o negli intimi<br />

recessi della creazione, l’investigatore giungerà infine ad avvicinare i profondi fatti<br />

soggiacenti a tutte le cose, qualche inconfondibile segno di Dio”. I segni sono lì, e gli<br />

scienziati anche; che cosa possiamo aspettarci di più, ora che essi hanno compiuto così<br />

bene il loro dovere? Non hanno forse, questi titani del pensiero, tirato giù Dio dalla Sua<br />

sede nascosta per darci in sua vece un protoplasma?<br />

(39) Vedi Matteo XXIV, 26.<br />

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