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ISIDE SVELATA

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pretendevano di creare, ma solo di rendere visibili tenendo aperta la porta della natura, così<br />

che, in condizioni favorevoli, potessero apparire alla vista. Il chimico mette in contatto due<br />

elementi contenuti nell’atmosfera, e, sviluppando una forza latente di affinità, crea un<br />

nuovo corpo, l’acqua. Nella diafana perla sferoidale, che è nata da questa unione di gas,<br />

provengono i germi della vita organica, e nei loro interstizi molecolari si nascondono il<br />

calore, l’elettricità e la luce, come fanno nel corpo umano. Di dove viene questa vita nella<br />

goccia d’acqua nata dall’unione di due gas? E che cosa è l’acqua stessa? L’ossigeno e<br />

l’idrogeno hanno forse subito qualche trasformazione che cancella le loro qualità<br />

simultaneamente con la cancellazione della loro forma? La scienza moderna risponde: “Se<br />

l’ossigeno e l’idrogeno sussistano come tali nell’acqua o se siano prodotti da qualche<br />

sconosciuta e inconcepibile trasformazione della sua sostanza è un problema sul quale<br />

possiamo speculare, ma sul quale non abbiamo alcuna conoscenza”. (3) Poiché non<br />

sappiamo nulla di un fatto così semplice come la costituzione molecolare dell’acqua, o del<br />

più profondo problema della comparsa della vita in essa, non sarebbe bene che Maudsley<br />

esemplificasse il suo stesso principio e mantenesse “una calma acquiescenza<br />

nell’ignoranza finché venga la luce”? (4)<br />

Le affermazioni degli amici della scienza esoterica, secondo le quali Paracelso<br />

produsse chimicamente degli homunculi con certe combinazioni ancora sconosciute dalla<br />

scienza esatta, sono state, naturalmente, relegate nel mucchio delle mistificazioni superate.<br />

Ma perché? Se gli homunculi non furono ottenuti da Paracelso, furono sviluppati da altri<br />

adepti, e questo non migliaia di anni fa. Essi furono prodotti, in realtà, sullo stesso<br />

principio grazie al quale il chimico e il fisico chiamano in vita i loro animalcula. Pochi<br />

anni or sono, un inglese, Andrew Crosse, del Somersetshire, produsse degli acari nel modo<br />

seguente: “Bruciò fino al calore rosso e ridusse in polvere della silice nera, mischiandola<br />

poi con carbonato di potassio ed esponendola a un forte calore per quindici minuti; la<br />

miscela venne poi versata in un crogiuolo di grafite in una fornace ad aria. Fu ridotta in<br />

polvere ancora calda e mischiata con acqua bollente; venne fatta bollire per alcuni minuti e<br />

vi fu poi aggiunto acido cloridico fino a saturazione. Dopo che fu esposta all’azione<br />

voltaica per ventisei giorni, apparve un insetto perfetto della tribù degli acari e nel corso di<br />

poche settimane ne fu ottenuto un altro centinaio. L’esperimento fu ripetuto con altri fluidi<br />

chimici e con gli stessi risultati. Anche un certo Weeks produsse acari con ferrocianuro di<br />

potassio.<br />

La scoperta fece grande sensazione. Crosse fu accusato di empietà e di mirare alla<br />

creazione. Egli rispose negando l’accusa e dicendo di considerare “la creazione come la<br />

formazione di qualche cosa dal nulla”. (5)<br />

Un’altra persona considerata da molti come uomo di grande sapere ci ha detto più<br />

volte di essere sul punto di dimostrare che anche un uovo non fecondato può essere fatto<br />

schiudere facendolo attraversare da una corrente di elettricità negativa.<br />

Le mandragore (dudim, o frutto di amore) trovate nel campo da Ruben, figlio di<br />

Giacobbe, e che eccitarono la fantasia di Rachele, erano la mandragora cabalista,<br />

nonostante tutte le negazioni; e i versi che si riferiscono a esse fanno parte dei passi più<br />

spinti, nel loro significato essoterico, dell’intera opera. La mandragora è una pianta che ha<br />

una rudimentale forma umana, con una testa, due braccia e due gambe che formano le<br />

radici. La superstizione secondo cui quando viene strappata da terra grida con voce umana,<br />

(3) Josiah Cooke Jr., The New Chemistry.<br />

(4) Henry Maudsley, The Limits of Philosophical Inquiry, pag. 266.<br />

(5) “Scientific American” 12 agosto 1868.<br />

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