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ISIDE SVELATA

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non si è mai seduto davanti a un tavolo girante. Non dobbiamo fare altro che aprire qualche<br />

numero del “Journal des Debats” pubblicato quando un noto medium scozzese era in<br />

Inghilterra, per ricostruire i fatti nella loro primitiva freschezza. In uno di questi numeri il<br />

dott. Foucault, di Parigi, si fa avanti come campione dell’eminente sperimentatore inglese.<br />

“Vi prego di non immaginare”, egli dice, “che il grande fisico abbia mai accondisceso di<br />

sedersi prosaicamente davanti a un tavolo saltellante”. Di dove dunque è venuto il rossore<br />

che ha soffuso le guance del “Padre della filosofia sperimentale”? Ricordando questo fatto<br />

esamineremo adesso la natura del bell’”Indicatore” di Faraday, lo straordinario<br />

“Acchiappamedium” inventato da lui per smascherare le frodi medianiche. Questa<br />

macchina complicata, la cui immagine infesta come un incubo i sonni dei medium<br />

disonesti, è minutamente descritta nell’opera Pneumatologie. Des Esprits et de leurs<br />

manifestations fluidiques, del conte de Mirville.<br />

Per dimostrare meglio agli sperimentatori la realtà del loro proprio impulso, il<br />

professor Faraday pose vari dischi di cartone uniti fra loro e al tavolo con una colla<br />

semiliquida la quale, pur facendo aderire l’insieme per qualche tempo, avrebbe tuttavia<br />

ceduto a una pressione continua. Poiché il tavolo si era mosso — aveva osato proprio<br />

muoversi davanti a Faraday, cosa che ha per lo meno un certo valore — i dischi vennero<br />

esaminati, e, poiché si trovò che si erano gradualmente spostati scivolando nella stessa<br />

direzione del tavolo, ciò fu considerato una prova indiscutibile che gli sperimentatori<br />

avevano spinto essi stessi il tavolo.<br />

Un’altra delle cosiddette prove scientifiche, così utili in un fenomeno che si<br />

pretendeva essere spirituale o psichico, consisteva in un piccolo strumento che avvertiva<br />

immediatamente gli assistenti del minimo impulso personale da parte loro, o meglio,<br />

secondo l’espressione dello stesso Faraday, “li avvertiva quando passavano dallo stato<br />

passivo a quello attivo”. Questo ago che indicava il movimento attivo dimostrava solo una<br />

cosa, e cioè l’azione di una forza che o emanava dagli astanti o li controllava. E chi ha mai<br />

detto che tale forza non esista? Tutti la ammettono, sia che questa forza passi attraverso<br />

l’operatore, come avviene generalmente, sia che agisca indipendentemente da lui, come<br />

avviene spesso. “Tutto il mistero consiste nella sproporzione tra la forza impiegata dagli<br />

operatori, che spingono perché sono costretti a farlo, con certi effetti di rotazione, o meglio<br />

di movimento veramente meravigliosi. In presenza di tali prodigiosi effetti, come si può<br />

immaginare che gli esperimenti lillipuziani di questo genere possano avere qualche valore<br />

nella Terra dei Giganti nuovamente scoperta?”(31)<br />

Il professor Agassiz, che, come scienziato, occupò in America quasi la stessa eminente<br />

posizione di Faraday in Inghilterra, si comportò anche peggio. Il professor J.R. Buchanan,<br />

distinto antropologo, che ha trattato lo spiritismo, per certi rispetti, più scientificamente di<br />

ogni altro in America, in un recente articolo parla di Agassiz con un giustissimo sdegno.<br />

Perché il professor Agassiz, più di ogni altro, avrebbe dovuto credere in un fenomeno di<br />

cui era stato soggetto lui stesso. Ma adesso che tanto Faraday quanto Agassiz sono<br />

disincarnati, faremo meglio a interrogare piuttosto i vivi che i morti.<br />

Dunque una forza i cui segreti poteri erano perfettamente familiari agli antichi teurghi<br />

è negata dagli scettici moderni. I fanciulli antidiluviani — che forse giocavano con essa<br />

usandola come i ragazzi di The Coming Race di Bulwer-Lytton usano il tremendo “vril” —<br />

la chiamavano “Acqua di Phta”; i loro discendenti la chiamarono Anima Mundi, l’anima<br />

(31) Conte de Mirville, Pneumatologie.<br />

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