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ISIDE SVELATA

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Conoscenze degli Indù sulle proprietà dei colori<br />

Il rispetto con cui i buddhisti considerano lo zaffiro — che è consacrato alla luna<br />

anche in ogni altro paese — sembra fondato su qualche cosa di più scientificamente esatto<br />

di una semplice superstizione. Essi gli attribuiscono un sacro e magico potere che ogni<br />

studioso di mesmerismo psicologico capirà facilmente, perché la sua superficie liscia e<br />

intensamente turchina produce straordinari fenomeni sonnambolici. La varia influenza dei<br />

colori del prisma, e specialmente quella dei “raggi blu”, sulla crescita della vegetazione è<br />

stata riconosciuta solo di recente. Gli accademici discutevano sul diverso potere calorico<br />

dei raggi del prisma finché una serie di dimostrazioni sperimentali del generale Pleasonton<br />

diede la prova che, sotto i raggi blu, i più elettrici di tutti, la crescita degli animali e dei<br />

vegetali aumentava in magica proporzione. Così le ricerche di Amoretti sulla polarità<br />

elettrica delle pietre preziose mostrano che il diamante, il granato, l’ametista sono —E,<br />

mentre lo zaffiro è + E. (19) Possiamo così dimostrare che i più recenti esperimenti<br />

scientifici non fanno che confermare quello che era conosciuto dai saggi indù prima che<br />

alcuna delle accademie moderne fosse fondata. Un’antica leggenda indù dice che<br />

BrahmaPrajapàti, essendosi innamorato della propria figlia, Ushâs (il Cielo e talora anche<br />

l’Aurora), assunse la forma di un caprone (ris’ya) e Ushâs quella di una cerva (rôhit), e<br />

così commisero il primo peccato. (20) Nel vedere questa profanazione, gli dèi furono così<br />

atterriti che, unendo i loro più spaventosi corpi — poiché ogni dio possiede tanti corpi<br />

quanti ne desidera — produssero Bhûtavan (lo spirito del male), creato da loro col<br />

proposito di distruggere l’incarnazione del primo peccato commesso da Brahma stesso.<br />

Vedendo questo, Brahma Hiranyagarbha (21) si pentì amaramente e cominciò a ripetere i<br />

Mantra, o preghiere della purificazione, e, nel suo dolore, lasciò cadere sulla terra una<br />

lacrima, la più calda che fosse mai caduta da un occhio; e da essa fu formato il primo<br />

zaffiro.<br />

Questa leggenda, per metà sacra e per metà popolare, mostra che gli Indù conoscevano<br />

quale fosse il più elettrico di tutti i colori del prisma; inoltre la particolare influenza dello<br />

zaffiro era perfettamente definita come quella di tutti gli altri minerali. Orfeo insegna come<br />

sia possibile influenzare un’intera udienza con la magnetite; Pitagora rivolge una<br />

particolare attenzione al colore e alla natura delle pietre preziose; mentre Apollonio di<br />

Tiana rivela ai suoi discepoli le virtù segrete di ognuna, e cambia ogni giorno i suoi anelli<br />

con pietre incastonate usando una particolare pietra per ogni giorno del mese secondo le<br />

leggi dell’astrologia giudiziaria. I buddhisti affermano che lo zaffiro dà pace mentale ed<br />

equanimità, e caccia tutti i cattivi pensieri stabilendo nell’uomo una sana circolazione.<br />

Altrettanto fa una batteria elettrica, secondo i nostri elettricisti, se il suo fluido è ben<br />

diretto. “Lo zaffiro”, dicono i buddhisti, “apre le porte sbarrate e le dimore (per lo spirito<br />

dell’uomo); produce il desiderio di preghiera, e porta con sé più pace di qualsiasi altra<br />

gemma; ma chi lo vuole portare deve condurre una vita pura e santa”. (22)<br />

Diana-Luna è la figlia di Zeus e di Proserpina, che rappresenta la Terra nel suo lavoro<br />

attivo, mentre, secondo Esiodo, come Diana Eilythia-Lucina, è la figlia di Giunone. Ma<br />

Giunone, divorata da Kronos o Saturno, e riportata in vita dall’oceanide Metis, è anche<br />

(19) Kieser, Archiv., vol. IV, pag. 62. In realtà molti degli antichi simboli erano semplici giuochi di parole sui<br />

nomi.<br />

(20) Vedi Rig Veda, l’Aitareya-Brahmanan.<br />

(21) Brahma è anche chiamato dai brahmani indù Hiranyagarbha, o l’anima unità, mentre Amrita è l’anima<br />

suprema, la causa prima che emana da sé il Brahma creatore.<br />

(22) Marbod, Liber lapid., ed. Beekmann.<br />

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