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ISIDE SVELATA

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eccitazione. Il fatto che la madre può controllare l’aspetto del suo figlio non ancora nato<br />

era così noto agli antichi, che i Greci ricchi usavano porre belle statue presso il letto<br />

affinché la madre potesse avere sempre un modello perfetto dinanzi agli occhi. L’astuto<br />

artificio con cui il patriarca ebreo Giacobbe poté ottenere vitelli striati e screziati è un<br />

esempio di questa legge fra gli animali; e Aricante ci parla di “quattro successive<br />

cucciolate, nate da genitori sani, in ognuna delle quali alcuni cuccioli erano ben formati<br />

mentre gli altri mancavano delle zampe anteriori e avevano il labbro leporino”. Le opere di<br />

Geoffroy Saint-Hilaire, di Burdach e di Elam riferiscono un gran numero di questi casi, e<br />

nell’importante volume del dott. Prosper Lucas, Sur l’Hérédité Naturelle, ve ne sono molti.<br />

Elam cita da Prichard il caso in cui il figlio di un negro e di una bianca era segnato di<br />

bianco e di nero in parti distinte del corpo; e aggiunge con lodevole sincerità: “Queste sono<br />

singolarità di cui, allo stato attuale della scienza, non può essere data alcuna<br />

spiegazione”. (9) È un peccato che questo esempio non sia più generalmente imitato. Fra gli<br />

antichi, Empedocle, Aristotele, Plinio, Ippocrate, Galeri, Marco Damasceno e altri<br />

riferiscono casi non meno meravigliosi di quelli degli autori moderni.<br />

Discussione dei fenomeni teratologici<br />

In un’opera pubblicata a Londra nel 1659, (10) viene presentato un forte argomento per<br />

confutare i materialisti mostrando la potenza della mente umana sulle sottili forze della<br />

natura. L’autore, il dott. More, considera il feto come se fosse una sostanza plastica, che<br />

può essere foggiata dalla madre in una forma piacevole o spiacevole, somigliante a una<br />

persona o a più persone in diverse parti del corpo, e su cui possono essere impresse<br />

immagini, o più propriamente astrografie, di oggetti vivacemente presenti alla<br />

immaginazione di lei. Questi effetti possono essere prodotti da lei volontariamente o<br />

involontariamente, consciamente o inconsciamente, più o meno marcati a seconda dei casi.<br />

Tutto questo dipende dalla sua ignoranza dei profondi misteri della natura. Prendendo le<br />

donne nell’insieme, i segni sull’embrione possono essere considerati piuttosto accidentali<br />

che come risultato di un preciso proposito; e poiché l’atmosfera di ogni persona è popolata<br />

da immagini della sua famiglia, la sensibile superficie del feto, che può essere assomigliata<br />

a una lastra fotografica emulsionata, può essere impressionata dall’immagine di un parente<br />

prossimo o remoto, che la madre non ha mai visto, ma che, in qualche momento critico, è<br />

entrato nel fuoco della macchina fotografica della natura. Il dott. Elam dice: “Era seduta<br />

accanto a me una visitatrice venuta da un continente lontano dove essa era nata ed era stata<br />

educata. Il ritratto di una sua lontana ava dei primi del secolo scorso, era appeso al muro.<br />

Questo, in ogni lineamento, era una precisa anticipazione della mia visitatrice, sebbene la<br />

prima non avesse mai lasciato l’Inghilterra, e l’altra fosse americana per nascita e<br />

parentela”.<br />

Il potere dell’immaginazione sulle nostre condizioni fisiche, anche dopo che siamo<br />

arrivati alla maturità è manifesto in molti modi comuni. In medicina, il medico intelligente<br />

non esita a riconoscergli un potere curativo o morbifero più grande di quello delle sue<br />

pillole e delle sue pozioni. Egli la chiama vis medicatrix naturae, e il suo primo compito è<br />

di cattivarsi così completamente la fiducia del suo paziente da poter permettere alla natura<br />

di estirpare il suo male. Spesso la paura uccide; e il dolore ha un tal potere sopra i sottili<br />

fluidi del corpo da danneggiare non solo gli organi interni, ma anche da incanutire i capelli.<br />

(9) Elam, A Physician’s Problems, pag. 25.<br />

(10) The Immortality of the Soul, di Henry More, membro del Christ’s College di Cambridge.<br />

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