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ISIDE SVELATA

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prima volta manufatti di vetro, oro e argento. In isolati luoghi montani si rinvengono<br />

ancora scorie e resti di forni per il ferro... Certo queste scorie sono talora attribuite ad<br />

azione vulcanica, ma sono state trovate anche in luoghi dove non sono mai esistiti<br />

vulcani”.<br />

Tuttavia l’abilità di questo popolo meraviglioso è esemplificata al più alto grado nei<br />

processi di preparare le mummie. Solo chi ha fatto studi particolari su questo argomento<br />

può apprezzare l’insieme di abilità, di pazienza e di conoscenze richieste per il<br />

compimento di tale lavoro indistruttibile che durava parecchi mesi. Erano necessarie tanto<br />

la chimica quanto la chirurgia. Le mummie, se lasciate nel clima asciutto dell’Egitto,<br />

sembrano praticamente inalterabili; e anche se rimosse dopo un riposo di parecchie<br />

migliaia di anni, non mostrano segni di mutamento. “Il corpo”, dice uno scrittore anonimo,<br />

“era riempito di mirra, cassia e altre gomme, dopo di che veniva saturato di nitro... Seguiva<br />

poi il meraviglioso bendaggio del corpo imbalsamato, eseguito così artisticamente che i<br />

nostri professionisti del bendaggio rimangono stupiti della sua eccellenza”. Il dott.<br />

Grandville dice: “... non vi è una sola forma di bendaggio conosciuto dalla chirurgia<br />

moderna, di cui non si possano vedere esempi molto migliori e più accorti nei bendaggi<br />

delle mummie egiziane. Le strisce di lino non hanno una sola giuntura e giungono alla<br />

lunghezza di mille iarde”. Rossellini, citato in Ancient Egypt di Kentick, dà una simile<br />

testimonianza della meravigliosa varietà e abilità con cui le bende erano state applicate e<br />

intrecciate. Non vi era una frattura nel corpo umano che non potesse essere ridotta con<br />

successo dal sacerdote medico di quei tempi remoti.<br />

Chi non ricorda la sensazione prodotta circa venticinque anni fa dalla scoperta<br />

dell’anestesia? Il protossido di azoto, l’etere solforico o clorico, il cloroformio, i “gas<br />

esilaranti”, oltre a varie altre loro combinazioni, furono accolti come altrettante<br />

benedizioni celesti per l’umanità sofferente. Fu scoperta dal povero dott. Horace Wells, di<br />

Hartford, nel 1844, e i dottori Morton e Jackson ne raccolsero gli onori e i profitti, nel<br />

1846, come avviene di solito in questi casi. Gli anestetici vennero proclamati “la maggior<br />

scoperta mai fatta”. E, per quanto il famoso Letheon di Morton e Jackson (un composto di<br />

etere solforico), il cloroformio di Sir James Y. Simpson, e il protossido di azoto, introdotto<br />

da Colton nel 1843 e da Dunham e Smith, fossero talora seguiti da casi di morte, ciò non<br />

impedì che questi signori fossero considerati pubblici benefattori. I pazienti addormentati,<br />

talora non si svegliavano più; ma che importava se altri ne avevano vantaggio? I medici ci<br />

assicurano che questi incidenti non sono oggi molto da temersi. Forse perché i benefici<br />

agenti anestetici vengono usati con tale parsimonia da non avere, la metà delle volte, il loro<br />

effetto lasciando il paziente paralizzato per pochi secondi nei suoi movimenti esterni, ma<br />

sensibile al dolore come di norma. Nell’insieme, tuttavia, il cloroformio e il gas esilarante<br />

sono scoperte benefiche. Ma, a rigor di termini, sono davvero i primi anestetici mai<br />

scoperti? Dioscoride parla della pietra di Memfi (lapis memphiticus) e la descrive come un<br />

sassolino rotondo, levigato e lucente. Quando era ridotto in polvere e applicato come un<br />

unguento sulla parte del corpo su cui il chirurgo stava per operare con lo scalpello e col<br />

fuoco, preservava quella parte, e solo quella, da ogni dolore provocato dall’operazione. In<br />

egual tempo era perfettamente innocuo per la costituzione del paziente, che rimaneva<br />

cosciente, non aveva alcun effetto dannoso e agiva finché rimaneva sulla parte affetta.<br />

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