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ISIDE SVELATA

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che Giuseppe una volta dichiarò essere i diretti antenati degli Israeliti. Dobbiamo dunque<br />

cercare la soluzione del mistero in questa confusione di opinioni e di autorità<br />

contraddittorie, in questa olla potrida storica. Finché l’origine degli Hyksos non sarà<br />

definitivamente chiarita, non potremo sapere nulla di certo sul popolo israelita che,<br />

volontariamente o no, ha mischiato la sua origine e la sua cronologia in un groviglio<br />

inestricabile. Ma si può dimostrare che gli Hyksos erano i pastori pali degli Indù, che in<br />

parte migrarono a oriente e che discendevano dalle tribù nomadi ariane dell’India; allora,<br />

forse, questo spiegherà perché i miti biblici sono così frammisti con gli dèi dei misteri<br />

ariani e asiatici. Come dice Dunlap, “Gli Ebrei uscirono dall’Egitto mischiati con i<br />

Canaanei; non c’è bisogno di cercare le loro tracce oltre l’Esodo. È qui il loro inizio<br />

storico. Era molto facile mascherare questo evento lontano con il racconto di tradizioni<br />

mitiche e premettervi un’esposizione delle loro origini nella quale gli dèi (i patriarchi)<br />

figurassero come i loro antenati”. Ma il problema più vitale per il mondo della scienza e<br />

della teologia, non è il loro inizio storico; è il loro inizio religioso. E se noi possiamo<br />

rintracciarlo attraverso gli Hyksos — i Fenici, i costruttori etiopici e i Caldei — sia che<br />

questi debbano la loro sapienza agli Indù, o che i brahmani debbano la propria ai Caldei,<br />

noi possediamo i mezzi per rintracciare ogni cosiddetta affermazione dogmatica rivelata<br />

che appare nella Bibbia circa le sue origini, origini che dobbiamo cercare nell’alba della<br />

storia prima della separazione delle famiglie ariane e semitiche. E come potremo farlo<br />

meglio e con maggior sicurezza se non con i mezzi che ci offre l’archeologia? Le<br />

raffigurazioni grafiche possono essere distrutte, ma, se sopravvivono, non possono<br />

mentire; e, se troviamo gli stessi miti, le stesse idee e gli stessi simboli segreti su<br />

monumenti diffusi in tutto il mondo, se, per di più, questi monumenti si dimostrano<br />

anteriori alle dodici tribù “elette”, possiamo con sicurezza affermare che, invece di essere<br />

una diretta rivelazione divina, si trattò solo di un incompleto ricordo, o tradizione, in una<br />

tribù che si era identificata e frammista, secoli prima della comparsa di Abramo, con le tre<br />

grandi famiglie mondiali: le nazioni ariane, semitiche e Turaniche, se dobbiamo nominarle<br />

così.<br />

I Teraphim del padre di Abramo, Terah, il “creatore di immagini”, erano gli dèi cabiri,<br />

e noi li vediamo adorati da Micah, dai Daniti e da altri. (79) I Teraphim erano identici ai<br />

Seraphim, e questi erano immagini di serpenti, la cui origine è nel sanscrito sarpâ<br />

(serpente), simbolo sacro di tutte le divinità come simbolo di immortalità. Kiyun, oil dio<br />

Kivan, adorato dagli Ebrei nel deserto, è il Siva indù (80) come pure Saturno. (81) La storia<br />

greca mostra come il Dardano arcadico, avendoli ricevuti in dote, li portò in Samotracia e<br />

di lì a Troia; ed essi erano adorati molto prima dei tempi gloriosi di Tiro e di Sidone,<br />

sebbene queste siano state fondate nel 2760 a.C. Di dove li derivò Dardano?<br />

È facile assegnare un’epoca alle rovine solo in base a probabilità esteriori; più difficile<br />

è dimostrarla. Frattanto le costruzioni granitiche di Ruad, di Perytus, di Marathos<br />

assomigliano, anche esternamente a quelle di Petra, di Baalbek e ad altre opere etiopi.<br />

D’altra parte le affermazioni di certi archeologi che non trovano somiglianze tra i templi<br />

dell’America Centrale e quelli dell’Egitto e del Siam, lasciano del tutto indifferente il<br />

simbologo che conosce il segreto linguaggio della scrittura per immagini. Egli scorge i<br />

(79) Giudici, XVII-XVIII ecc.<br />

(80)<br />

L’H zendico è S in India. Così Hapta è Sapta; Hindu è Sindhaya (A. Wilder). “... la S si attenua<br />

continuamente in H dalla Grecia a Calcutta, dal Caucaso all’Egitto”, dice Dunlap. Quindi le lettere K, H e S<br />

sono intercambiabili.<br />

(81) Guignant, Op. cit., vol. I, pag. 167.<br />

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