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ISIDE SVELATA

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Presa disciolta nel vino o nell’acqua eliminava perfettamente ogni dolore. (36) Anche Plinio<br />

ne dà una completa descrizione. (37)<br />

Da tempi immemorabili i brahmani sono stati in possesso di segreti non meno validi.<br />

La vedova che si sottopone al sacrificio della concremazione, detto Sahamaranya, non<br />

teme di soffrire alcun dolore da parte delle fiamme che la consumeranno senza che ella<br />

esperimenti alcuna agonia. Le piante sacre che cingono la sua fronte quando viene condotta<br />

in cerimonia al rogo funebre, la sacra radice colta a mezzanotte nel luogo in cui il Gange e<br />

lo Yumna mischiano le loro acque, e l’unzione del corpo della vittima volontaria con ghi e<br />

oli sacri dopo che ella si è bagnata con tutte le sue vesti e i suoi ornamenti, sono altrettanti<br />

anestetici magici. Sostenuta da coloro che sta per lasciare corporeamente, ella fa tre volte il<br />

giro del suo letto ardente, e, dopo averli salutati, si getta sulla salma del suo sposo e lascia<br />

questo mondo senza un solo attimo di sofferenza. “Il semifluido”, scrive un missionario,<br />

testimone oculare di molte di queste cerimonie, “il ghi, viene versato sul rogo e<br />

immediatamente si infiamma; la vedova drogata muore rapidamente per soffocazione<br />

prima che il fuoco raggiunga il suo corpo”. (38)<br />

Non avviene nulla di questo se la cerimonia sacra è rigorosamente condotta secondo le<br />

regole prescritte. Le vedove non sono mai drogate nel senso che siamo abituati a dare a<br />

questa parola. Sono prese solo misure precauzionali contro un inutile martirio fisico,<br />

l’atroce agonia della morte per fuoco. La loro mente è libera e chiara come sempre, e anche<br />

di più. Credendo fermamente nelle promesse di una vita futura, tutta la loro mente è assorta<br />

nella contemplazione della beatitudine che si avvicina, la beatitudine della “libertà” che<br />

stanno per conquistare. Generalmente muoiono con sulle labbra il sorriso del rapimento<br />

celeste, e se qualcuno dovrà soffrire nell’ora della retribuzione, non è la zelante vittima<br />

della sua fede, ma gli astuti brahmani, i quali sanno benissimo che un rito così feroce non è<br />

stato mai prescritto. (39) Quanto alla vittima, dopo essere stata consumata, diventa una sati<br />

— purezza trascendente — ed è canonizzata dopo la morte.<br />

L’Egitto è il luogo di nascita e la culla della chimica. Kenrick dimostra che la radice<br />

della parola è chemi o chem, che era il nome della regione (Salmi, CV, 27). La chimica dei<br />

colori sembra essere stata perfettamente conosciuta in questo paese. I fatti sono fatti. Dove,<br />

fra i nostri pittori potremmo cercare un artista capace di decorare le nostre mura con colori<br />

imperituri? Secoli dopo che i nostri edifici da pigmei saranno caduti in polvere, e le città<br />

che li contengono saranno divenute informi mucchi di mattoni e di calce i cui nomi<br />

saranno stati dimenticati, le sale di Karnak e di Luxor (El-Uxor) saranno ancora in piedi; e<br />

le splendide pitture murali di quest’ultima saranno senza dubbio brillanti e vive fra 4000<br />

anni come lo erano 4000 anni fa e lo sono oggi. “L’imbalsamazione e la pittura a fresco”,<br />

dice il nostro autore, “non furono, per gli Egiziani, delle scoperte casuali, ma sono state<br />

raggiunte per definizioni e massime come le induzioni di Faraday”.<br />

(36) Dioscoride, Περί ύλης ίατρεχής, lib. V, cap. CLVIII<br />

(37) Plinio, Storia naturale, lib. XXXVIII, cap. 7.<br />

(38) Padre Paulin de St. Barthélemy, Voyage aux Indes Orientales, vol. I, pag. 358.<br />

(39) Max Müller, il professor Wilson e H.J. Bushby, con alcuni altri studiosi di sanscrito, sostengono che “gli<br />

orientalisti, sia indigeni sia europei, hanno dimostrato che il rito della cremazione della vedova era non solo<br />

ingiustificato, ma decisamente proibito dalle prime e più autorevoli Scritture indù” (Widow burning, pag. 21).<br />

Vedi Comparative Mythology di Max Müller. “Il professor Wilson”, dice Max Müller, “fu il primo a mettere<br />

in evidenza la falsificazione del testo e il cambiamento di “yonim agre” in “yonim agne” (la matrice del<br />

fuoco)... Secondo gli inni del Rig-Veda e il cerimoniale vedico contenuto nei Grihya-Sûtra, la moglie<br />

accompagna la salma del marito al rogo funebre, ma là le viene recitato un verso del Rig-Veda e le si ordina<br />

di lasciare il marito e tornare nel mondo dei viventi”. (Comparative Mythology, pag. 35).<br />

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