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ISIDE SVELATA

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“E il cielo fu visibile in sette cerchi, e i pianeti apparvero con tutti i loro segni, sotto<br />

forma di stelle, e le stelle furono divise e numerate con i loro reggenti, e il loro corso<br />

rotativo fu limitato dall’aria, e portato in un movimento circolare mediante l’azione dello<br />

SPIRITO divino”. (4)<br />

Sfidiamo chiunque a indicare un solo passo nell’opera di Ermete che lo dimostri<br />

colpevole di avere condiviso quell’estrema assurdità della Chiesa romana la quale sostiene,<br />

in base alla teoria geocentrica, che i corpi celesti furono fatti per il nostro uso e piacere, e<br />

che valeva la pena che l’unico figlio di Dio scendesse su questo granello cosmico e vi<br />

morisse in espiazione dei nostri peccati. Proctor ci parla di un guscio liquido non<br />

permanente di materia non condensata, racchiudente un “oceano plastico e viscoso” in cui<br />

vi era “un altro globo solido rotante”. Da parte nostra ricorriamo alla Magia Adamica di<br />

Eugenio Filalete, pubblicata nel 1650, e a pagina 12 troviamo che cita Trismegisto nel<br />

seguente modo: “Ermete afferma che nel Principio la terra era una palude, una sorta di<br />

fango liquido, non consistendo in altro che in acqua congelata per l’incubazione e il calore<br />

dello spirito divino: cum adhuc Terra tremula esset, Lucente sole compatta esto”.<br />

Nella stessa opera Filalete, parlando nel suo strano linguaggio simbolico, dice: “La<br />

terra è invisibile... sulla mia anima lo è, e, quel che è più, l’occhio dell’uomo non ha mai<br />

visto la terra, né essa può essere vista senza arte. Fare questo elemento invisibile è il<br />

maggior segreto della magia... Quanto a questo corpo grossolano e feculento su cui<br />

camminiamo, esso è un composto, e non terra, ma ha in sé della terra... in una parola tutti<br />

gli elementi sono visibili eccetto uno, la terra, e quando avrai raggiunto tanta perfezione da<br />

capire perché Dio ha posto la terra in abscondito, (5) avrai una eccellente figura per<br />

conoscere Dio stesso e come Egli sia visibile e come invisibile”. (6)<br />

(4) Ermete, IV, 6. Spirito significa qui la Divinità, il Pneuma.<br />

(5) Magia Adamica, pag. 11.<br />

(6) L’ignoranza degli antichi circa la sfericità della terra è ammessa senza prove. Quale prova ne abbiamo?<br />

Solo i letterati mostrarono questa ignoranza. Già al tempo di Pitagora i pagani la insegnavano, Plutarco la<br />

afferma e Socrate morì per essa. Inoltre, come abbiamo ripetutamente sostenuto, tutte le conoscenze erano<br />

concentrate nei santuari dei templi, da cui molto raramente si diffondevano fra i non iniziati. Se i sapienti e i<br />

sacerdoti dell’antichità più remota non avessero conosciuto questa verità astronomica, perché mai avrebbero<br />

rappresentato Kneph, lo spirito della prima ora, con un uovo fra le labbra, l’uovo che simbolizzava il nostro<br />

globo e a cui egli impartiva vita con il suo alito? Se inoltre, per la difficoltà di consultare il Libro dei numeri<br />

caldeo, i nostri critici chiedessero la citazione di altre autorità, possiamo rimandarli a Diogene Laerzio, il<br />

quale attribuisce a Manetone l’insegnamento che la terra aveva la forma di un globo. Per di più lo stesso<br />

autore, citando probabilmente dal Compendio di filosofia naturale, dà il seguente esposto della dottrina<br />

egiziana: “Il principio è la materia (Αρχήν µήν είναι ΰλην) e da essa si separarono i quattro elementi... La vera<br />

forma di Dio è sconosciuta, ma il mondo ha avuto un inizio ed è dunque peciscibile... La luna è in eclisse<br />

quando attraversa l’ombra della terra” (Diogene Laerzio, Pammetro 10, 11). Inoltre si attribuisce a Pitagora<br />

l’insegnamento che la terra fosse rotonda, che ruotasse e non fosse che un pianeta simile a tutti gli altri. (Vedi<br />

la Vie des grands Philosophes, di Fénelon). Nella più recente traduzione di Platone (The Dialogues of Plato<br />

del professor Jowett), l’autore, nella sua introduzione al Timeo, nonostante un “disgraziato dubbio” derivante<br />

dalla parola ϊλλεγιΰαι, che potrebbe essere tradotta sia come “girare attorno” sia come “condensarsi”, è incline<br />

a pensare che Platone fosse familiare con l’idea della rotazione della terra. La dottrina di Platone viene<br />

esposta con le seguenti parole: “La terra che è nostra nutrice (condensata o) aggirantesi attorno al polo che si<br />

estende attraverso l’universo”. Ma, se dobbiamo credere a Proclo e a Simplicio, Aristotele intendeva questa<br />

parola del Timeo come “aggirantesi” o “volgentesi” (De Coelo), e Jowett stesso ammette più oltre che<br />

“Aristotele attribuiva a Platone la dottrina della rotazione della terra”. (Vedi vol. II dei Dialoghi, introduzione<br />

al Timeo, pagg. 5012). Sarebbe stato per lo meno straordinario che Platone, il quale ammirava tanto Pitagora<br />

e che certamente deve aver avuto, come iniziato, accesso alle più segrete dottrine del grande saggio di Samo,<br />

ignorasse una verità astronomica così elementare.<br />

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