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ISIDE SVELATA

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scienze non sappiamo nulla, se non che nell’astronomia ci stavano alla pari avendo<br />

raggiunto anche loro il terzo e ultimo stadio. Nella sua conferenza su The Lost Arts (Le arti<br />

perdute), Wendeli Phillips descrive molto artisticamente la situazione. “Noi sembriamo<br />

immaginare”, egli dice, “che, sia che la scienza muoia con noi o no, certo comincia con<br />

noi... noi abbiamo una scarsissima stima e una tenera compassione per la strettezza di<br />

spirito, l’ignoranza e l’oscurità in cui si trovavano le epoche passate”. Per illustrare la<br />

nostra idea con la frase conclusiva del conferenziere favorito, possiamo confessare di avere<br />

cominciato questo capitolo, che in un certo senso ha interrotto la nostra esposizione, per<br />

chiedere ai nostri scienziati se sono sicuri di essere nel vero nelle loro vanterie.<br />

Così leggiamo di un popolo che, secondo alcuni dotti scrittori, (31) era appena uscito<br />

dall’età del bronzo per entrare in quella successiva del ferro: “Se la Caldea, l’Assiria e la<br />

Babilonia ci presentano antichità stupende e venerabili che risalgono nella lontana notte<br />

dei tempi, la Persia non manca di meraviglie di una data più recente. Le sale a pilastri di<br />

Persepoli erano piene di miracoli d’arte: intagli, sculture, smalti, biblioteche di alabastro,<br />

obelischi, sfingi, tori colossali. Ecbatana, nella Media, fresca dimora estiva dei re persiani,<br />

era difesa da sette cinte di mura costruite con blocchi squadrati e lisciati, quelle più interne<br />

sempre più alte, e di differenti colori in accordo astrologico con i sette pianeti. Il tetto del<br />

palazzo aveva tegoli d’argento e le travature erano placcate d’oro. A mezzanotte, nelle sue<br />

sale, molte file di lampade a nafta gareggiavano con la luce del sole. Un giardino, lusso dei<br />

monarchi orientali, era coltivato nel centro della città. L’impero persiano era veramente il<br />

giardino del mondo... In Babilonia rimangono ancora le mura, il cui circuito si estendeva<br />

un tempo per sessanta miglia e che, dopo le distruzioni di tre secoli e di tre conquistatori, si<br />

levano ancora all’altezza di più di ottanta piedi; vi sono ancora le rovine del tempio di Bel,<br />

la cui sommità si perdeva nelle nubi; sulla sua cima era posto l’osservatorio in cui gli<br />

astronomi-maghi caldei tenevano i loro notturni colloqui con le stelle; vi sono ancora le<br />

vestigia dei due palazzi, con i loro giardini pensili, in cui gli alberi crescevano a mezz’aria,<br />

e le rovine degli impianti idraulici che fornivano l’acqua del fiume. Nel lago artificiale, con<br />

il suo immenso sistema di acquedotti e di chiuse, si versavano le nevi fondenti dei monti<br />

dell’Armenia ed erano arrestate nel loro corso attraverso la città dalle banchine<br />

dell’Eufrate. Forse più meravigliosa di tutto era la galleria sotto il letto del fiume”. (32)<br />

Nel suo First Traces of Man in Europe (Prime tracce dell’uomo in Europa), Albrecht<br />

Müller propone un nome per descrivere l’età in cui viviamo, e suggerisce che “età della<br />

carta” è forse il migliore di ogni altro. Non siamo d’accordo con il dotto professore. Nostra<br />

precisa opinione è che le generazioni successive definiranno la nostra, nel migliore dei<br />

casi, età dell’ottone, o, nel peggiore, età del similoro.<br />

La concezione del commentatore e critico odierno circa la sapienza degli antichi è<br />

limitata all’essoterismo dei templi; la sua visione non vuole o non può penetrare nei<br />

solenni santuari dell’antichità, dove lo ierofante istruiva il neofita circa il culto pubblico<br />

nella sua vera luce. Nessun saggio antico avrebbe insegnato che l’uomo era il re della<br />

creazione e che il cielo stellato e la nostra madre terra erano stati creati per lui. Chi ne<br />

dubiti può rivolgersi al Precetti magici e filosofici di Zoroastro e trovare la conferma nei<br />

seguenti versi: (33)<br />

(31) Professor Albrecht Müller, The First Traces of Man in Europe. L’autore scrive: “E questa età del bronzo<br />

raggiunge, e in alcune regioni vi si sovrappone, l’inizio del periodo storico, includendo così le grandi epoche<br />

degli imperi Assiro ed Egiziano, circa 1500 anni a.C., e i primi tempi della successiva età del ferro”.<br />

(32) Conflict between Religion and Science, cap. I.<br />

(33) Psello, Oracoli caldei, 4, CXLIV.<br />

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