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ISIDE SVELATA

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cubiti dal suolo. E anche descritta dall’illustre Francis Valentyn come esibizione nota e<br />

praticata ai suoi tempi in India. Si riferisce, egli scrive, che un uomo va anzitutto a sedersi<br />

su tre bastoni legati insieme così da formare un treppiede; dopo di che viene tolto dapprima<br />

un bastone, poi un secondo, infine il terzo, e l’uomo non cade ma rimane seduto nell’aria.<br />

Io ho anche parlato con due amici che hanno visto questo fenomeno nello stesso momento;<br />

uno di loro, non credendo ai propri occhi, aveva cercato, con un lungo bastone, di<br />

accertarsi che non vi fosse nulla su cui il corpo potesse appoggiarsi; e tuttavia mi disse di<br />

non avere trovato niente”. Abbiamo riferito altrove che la stessa cosa fu compiuta l’anno<br />

scorso davanti al Principe di Galles e al suo seguito.<br />

Il trucco indiano dell’arrampicata sulla fune è un’illusione<br />

Questi fatti sono nulla in confronto con quelli eseguiti dai giocolieri esperti; “fatti”,<br />

nota l’autore citato, “che potrebbero essere considerati pure invenzioni se riferiti da un solo<br />

autore, ma che sembrano meritare una seria attenzione essendo raccontati da vari autori,<br />

certo indipendenti l’uno dall’altro e che scrivevano a lunghe distanze di tempo e di<br />

spazio”. Il nostro primo testimone è Ibn Batuta, e sarà necessario citarlo, al pari degli altri,<br />

per esteso, per mostrare come le loro testimonianze concordino perfettamente. Questo<br />

viaggiatore arabo era presente a un grande trattenimento alla corte del viceré di Khansa.<br />

“Quella stessa sera apparve un giocoliere che era uno degli schiavi del Khan, e l’Emiro gli<br />

disse: “Vieni a farci vedere qualcuno dei tuoi prodigi.” Allora egli prese una palla di legno<br />

in cui vi erano vari fori attraverso cui passavano lunghe cinghie, e, stringendo l’una di esse,<br />

la gettò nell’aria. La palla andò così in alto che la perdemmo di vista... (Eravamo al centro<br />

della corte del palazzo). Rimase solo l’estremo della cinghia nella mano del giocoliere, ed<br />

egli invitò il ragazzo che lo assisteva ad afferrarlo e arrampicarsi. Egli lo fece, si arrampicò<br />

sulla cinghia e noi perdemmo di vista anche lui. Il giocoliere lo chiamò allora per tre volte,<br />

ma, non ottenendo risposta, afferrò un coltello, come se fosse in un accesso di rabbia, si<br />

arrampicò sulla cinghia e scomparve a sua volta. L’uno dopo l’altro gettò giù dapprima una<br />

mano del ragazzo, poi un piede, poi l’altra mano, poi l’altro piede, poi il tronco e ultima la<br />

testa. Allora scese anche lui, sbuffando e ansando e con le vesti cosparse di sangue, baciò<br />

la terra dinanzi all’Emiro e gli disse qualcosa in cinese. L’Emiro gli rispose con un ordine,<br />

e il nostro amico allora prese le membra dei ragazzo, le rimise al loro posto, batté un piede<br />

a terra, ed ecco che il ragazzo si rialzò e rimase in piedi davanti a noi. Questo mi sbigottì<br />

oltre misura, ed io ebbi un attacco di palpitazioni come quello che mi aveva preso una<br />

volta in presenza del sultano dell’India quando egli mi mostrò qualche cosa del genere.<br />

Tuttavia mi diedero un cordiale che mi fece passare l’attacco. Il Kaji Afkharuddin, che si<br />

trovava presso di me, mi disse: “Wallah! A mia opinione nessuno è salito e nessuno è<br />

sceso, non vi sono state mutilazioni né guarigioni. Tutto è stato un trucco”.<br />

E chi dubita che sia stato solo un trucco, un’illusione, o Maya, come dicono gli Indù?<br />

Ma quando quest’illusione può essere imposta, diciamo, a diecimila uomini nello stesso<br />

momento, come abbiamo visto avvenire in una festa pubblica, i mezzi con cui questa<br />

sorprendente allucinazione è stata ottenuta meritano certamente l’attenzione della scienza.<br />

Quando, per questa magia, un uomo che vi sta di fronte in una stanza le cui porte sono<br />

state chiuse e delle quali avete le chiavi in mano, improvvisamente scompare, svanisce<br />

come un lampo di luce, e voi non lo vedete in nessun luogo, ma udite la sua voce in<br />

differenti parti della stanza, che si rivolge a voi e deride la vostra perplessità, certo una tale<br />

arte è degna dell’attenzione del professor Huxley o del dott. Carpenter. Non merita forse<br />

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