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ISIDE SVELATA

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Lamprias e altri, era una sensitiva nevrotica. Veniva scelta fra le classi più povere, giovane<br />

e pura. Addetta al tempio, nel cui recinto aveva una stanza, appartata da ogni altro, senza<br />

che alcuno, eccetto il prete o veggente, potesse avvicinarla, non aveva comunicazioni con<br />

il mondo esterno, e la sua vita era più rigorosamente ascetica di quella di una monaca<br />

cattolica. Sedeva su di un tripode di bronzo posto su di una fessura del suolo dalla quale<br />

salivano vapori inebrianti, e queste esalazioni sotterranee, penetrando in tutto il suo<br />

organismo, producevano in lei un delirio profetico. In questo stato anormale pronunciava<br />

oracoli. Veniva talora chiamata ventriloqua vates, (37) profetessa ventriloqua.<br />

Gli antichi ponevano nel cavo dello stomaco l’anima astrale dell’uomo, ψνχή, ossia la<br />

sua autocoscienza. I brahmani condividevano queste credenze con Platone e altri filosofi.<br />

Così troviamo che nel quarto verso del secondo inno Nâbhânedishtha è detto: “Ascoltate, o<br />

figli degli dèi (spiriti), uno che parla attraverso il suo ombelico (nâbhâ) perché egli vi<br />

saluta nelle vostre dimore!”<br />

Molti sanscritisti convengono che questa credenza è una delle più antiche fra gli Indù.<br />

I fachiri moderni, come gli antichi ginnosofisti, si uniscono al loro âtman e alla Divinità<br />

rimanendo immobili in contemplazione e concentrando il pensiero sull’ombelico. Come<br />

nei moderni fenomeni sonnambolici, l’ombelico era considerato il “cerchio del sole”, la<br />

sede dell’intima luce divina. (38) Il fatto che numerosi sonnambuli moderni sono capaci di<br />

leggere lettere, udire, odorare e vedere attraverso questa parte del loro corpo, deve essere<br />

considerato come una semplice “coincidenza”, o dobbiamo finalmente ammettere che gli<br />

antichi saggi conoscevano, sui misteri fisiologici o psicologici, qualche cosa di più dei<br />

nostri moderni accademici? Nella Persia moderna, quando un “mago” (spesso un semplice<br />

mesmerizzatore) è consultato a proposito di un furto o di altri fatti imbarazzanti, egli fa le<br />

sue manipolazioni sul cavo del suo stomaco, portandosi così in uno stato di<br />

chiaroveggenza. Fra i moderni Parsi, come fa notare un traduttore del RigVeda, esiste la<br />

credenza, durata fino a oggi, che i loro adepti hanno una fiamma nell’ombelico, la quale<br />

illumina per loro ogni oscurità e dischiude il mondo spirituale, come tutte le cose invisibili<br />

o distanti. Essi la chiamano la lampada del Deshtur, o alto sacerdote, la luce del Dikshita<br />

(iniziato), e con molti altri nomi.<br />

SAMOTRACI. Designazione degli dèi onorati in Samotracia nei Misteri. Vengono<br />

identificati con i Kabiri, i Dioscuri e i Coribanti. I loro nomi erano mistici e alludevano a<br />

quelli di Plutone, Cerere o Proserpina, Bacco ed Esculapio o Ermes.<br />

SCIAMANI o Samaneani. Ordine di buddhisti fra i Tartari, specialmente quelli della<br />

Siberia. Sono probabilmente imparentati con i filosofi anticamente conosciuti come<br />

Brahmani e spesso confusi con i Brahmani. (39) Essi sono tutti maghi, o piuttosto sensitivi<br />

o medium sviluppati artificialmente. Attualmente quelli che operano come preti presso i<br />

(37) Vedi Pantheon: Myts, pag. 31; e anche Aristofane in Le Vespe, I, 28.<br />

(38) L’oracolo di Apollo era a Delfo, la città del σέλφνς, grembo o addome; il luogo del tempio era chiamato<br />

l’omphalos, o ombelico. I simboli sono femminili e lunari; ricordiamo che gli Arcadi erano chiamati<br />

Proseleni, preellenici, ossia più antichi del periodo in cui il culto lunare ionico e olimpico venne introdotto.<br />

( 39)<br />

Dai racconti di Strabone e di Megastene, che visitarono Palibotra, sembrerebbe che le persone da loro<br />

chiamate Samaneani, o preti brachmani, fossero semplicemente buddhisti. “Le risposte singolarmente sottili<br />

dei filosofi samaneani o brachmani, nelle loro interviste con il conquistatore contengono lo spirito della<br />

dottrina buddhista”, nota Upham (vedi History and Doctrine of Buddhism, e la Cronologia di Hale, vol. III,<br />

pag. 328).<br />

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