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ISIDE SVELATA

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necessario un altro principio per completare la natura triuna di ogni particella, e questo è la<br />

forma, un essere invisibile, ma tuttavia, nel senso ontologico della parola, sostanziale,<br />

realmente distinto dalla materia vera e propria. Così in un animale o in una pianta, oltre<br />

alle ossa, alla carne, ai nervi, al cervello, al sangue, nel primo, e oltre alla materia polposa,<br />

ai tessuti, alle fibre e alla linfa, nella seconda, i quali, sangue e linfa, circolando per le vene<br />

e le fibre, nutrono tutte le parti dell’animale e della pianta; e oltre agli spiriti animali, che<br />

sono i principi del moto, e l’energia chimica che si trasforma in forza vitale nella verde<br />

foglia, deve esservi una forma sostanziale che Aristotele chiamava, in un cavallo, l’ ”anima<br />

del cavallo”; Proclo la chiamava il demone di ogni minerale, pianta o animale, e i filosofi<br />

medievali gli spiriti elementari dei quattro regni.<br />

Tutto questo, nel nostro secolo, è considerato metafisica e grossolana superstizione.<br />

Tuttavia, secondo principi strettamente ontologici, vi è, in queste antiche ipotesi, qualche<br />

ombra di probabilità, qualche indizio per gli imbarazzanti “anelli mancanti” della scienza<br />

esatta. Quest’ultima, di recente, è divenuta così dogmatica che tutto ciò che sorpassa la<br />

portata della scienza induttiva è considerato immaginazione; e troviamo che il professor<br />

Joseph Le Conte afferma che alcuni fra i migliori scienziati “mettono in ridicolo il termine<br />

“forza vitale” o vitalità come un residuo di superstizione”. (33) Da Candolle suggerisce il<br />

termine “movimento vitale” invece di forza vitale; (34) preparando così il finale salto<br />

scientifico che trasformerà l’uomo immortale e pensante in un automa con dentro un<br />

meccanismo a orologeria. “Ma”, obietta Le Conte, “possiamo forse concepire un<br />

movimento senza forza? E se il movimento è peculiare, lo sarà anche la forma di questa<br />

forza”.<br />

Vari nomi degli elementali<br />

Nella Kabala ebraica gli spiriti della natura sono conosciuti sotto il nome generico di<br />

Shedim e divisi in quattro classi. I Persiani li chiamavano deva; i Greci li indicavano senza<br />

distinzione come demoni; gli Egiziani li conoscevano come afriti. Gli antichi Messicani,<br />

dice Kaiser, credevano in numerose dimore di spiriti, in una delle quali erano messe le<br />

ombre dei bambini innocenti fino alla loro finale destinazione; in un’altra, posta nel sole,<br />

salivano le valorose anime degli eroi; mentre gli orribili spettri dei peccatori impenitenti<br />

erano condannate a vagare disperatamente in caverne sotterranee, chiusi nei limiti<br />

dell’atmosfera terrena loro malgrado e incapaci di liberarsi. Essi passano il tempo<br />

comunicando con i mortali e spaventando coloro che possono vederli. Alcune tribù<br />

africane li conoscono come Yowahoos. Nel pantheon indiano vi sono non meno di<br />

330.000.000 di vari generi di spiriti, compresi gli elementali, i quali ultimi sono chiamati<br />

Daitya dai brahmani. Questi esseri, secondo gli adepti, sono attratti verso certe zone dei<br />

cieli da qualche cosa dotata delle stesse proprietà misteriose che fanno volgere verso il<br />

nord l’ago della bussola, e obbedire certe piante alla stessa attrazione. Si crede che le varie<br />

razze abbiano una speciale simpatia per certi temperamenti umani ed esercitino più<br />

facilmente il loro potere su di essi che su altri. Così una persona biliosa, linfatica, nervosa<br />

o sanguigna sarà influenzata favorevolmente o sfavorevolmente dalle condizioni della luce<br />

astrale risultante dai diversi aspetti dei corpi planetari. Dopo avere raggiunto questo<br />

principio generale, dopo osservazioni registrate per una indefinita serie di anni o di secoli,<br />

l’astrologo adepto avrà solo bisogno di sapere quali erano gli aspetti planetari in una<br />

(33) Correlation de la Force vitale avec les forces chimiques et Physiques, di J. Le Conte.<br />

(34) “Archives des Sciences”, vol. XIV, pag. 345. Dicembre 1872.<br />

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