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ISIDE SVELATA

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musulmana, che in realtà sembra svanire, “si dissolverà e scomparirà” come conclusione<br />

dei presenti disordini.<br />

Nell’eliminare i fatti eterodossi che sembra avere incontrato nella sua ricerca del<br />

sapere, il Proctor è costretto più di una volta, nel suo libro, a ripiegare su queste “strane<br />

coincidenze”. Una delle più curiose tra queste è da lui esposta in una nota a piè di pagina<br />

(pag. 301) nel modo seguente: “Non mi soffermo qui sulla strana coincidenza — se<br />

realmente gli astrologi caldei non avevano scoperto l’anello di Saturno — che essi<br />

rappresentassero il dio corrispondente con un anello triplo... Cognizioni ottiche molto<br />

modeste quali possono essere supposte dalla presenza di strumenti ottici fra le rovine assire<br />

— potrebbero averli portati alla scoperta degli anelli di Saturno e delle lune di Giove... Bel,<br />

il Giove assiro, era rappresentato talora con quattro ali terminate da una stella. Ma è<br />

possibile che tutte queste siano semplici coincidenze”.<br />

In breve la teoria delle coincidenze di Proctor diviene infine più suggestiva di miracoli<br />

dei fatti stessi. I nostri amici scettici sembrano avere un insaziabile appetito di coincidenze.<br />

Nel capitolo precedente abbiamo portato sufficienti testimonianze per mostrare che gli<br />

antichi dovevano avere usato strumenti ottici non inferiori a quelli che abbiamo oggi. Gli<br />

strumenti posseduti da Nabuccodonosor avevano dunque un cosa modesto potere e le<br />

conoscenze dei suoi astronomi erano così trascurabili, se, secondo l’interpretazione delle<br />

tavolette fatta da Rawlinson, il BirsNimrud, o tempio di Borsippa, aveva sette piani,<br />

simbolo dei cerchi concentrici delle sette sfere, ognuno costruito di mattoni e metalli<br />

corrispondenti nel colore al pianeta reggente la sfera simbolizzata? E ancora una<br />

coincidenza se essi hanno applicato a ogni pianeta il colore confermato come reale dalle<br />

nostre più recenti scoperte telescopiche? (15) O è un’altra coincidenza il fatto che Platone<br />

abbia mostrato nel Timeo la sua conoscenza dell’indistruttibilità della materia, della<br />

conservazione dell’energia e della correlazione delle forze? “L’ultima parola della filosofia<br />

moderna”, dice Jowett, “è continuità e sviluppo, ma per Platone questi sono l’inizio e il<br />

fondamento della scienza”. (16)<br />

L’elemento radicale delle più antiche religioni era essenzialmente sabaistico; e noi<br />

sosteniamo che i loro miti e le loro allegorie, se esattamente e interamente interpretati,<br />

coincidono con le più esatte nozioni astronomiche dei nostri giorni. Diremo di più: non vi è<br />

legge scientifica — pertinente sia all’astronomia fisica sia alla geografia fisica — che non<br />

possa essere facilmente riconosciuta nelle ingegnose combinazioni delle loro fiabe. Essi<br />

esprimevano in allegorie le più importanti come le più minute cause dei moti celesti; la<br />

natura di ogni fenomeno era personificata; e nelle mitiche biografie degli dèi olimpici, chi<br />

ben conosca i più recenti principi della fisica e della chimica può trovare le loro cause, le<br />

loro interazioni e le loro reciproche relazioni personificate nel comportamento e<br />

nell’azione di queste volubili divinità. L’elettricità atmosferica nei suoi stati neutri e latenti<br />

è simbolizzata in genere dai semidei, il cui campo di azione è più limitato alla terra e che,<br />

nelle loro occasionali escursioni verso le più alte regioni divine, dimostrano il loro<br />

carattere elettrico sempre in stretta proporzione con l’aumento della distanza dalla<br />

superficie della terra: le armi di Ercole e di Tor non erano mai così mortali come quando<br />

essi si elevavano nelle nubi. Dobbiamo tenere a mente che, prima che il Giove olimpico<br />

fosse antropomorfizzato dal genio di Fidia nel Dio Onnipotente, il Maximus, il Dio degli<br />

dèi, e così abbandonato all’adorazione delle moltitudini, nella primitiva e astratta scienza<br />

(15) Vedi Rawlinson, vol. XVII, pagg. 30-32. Edizione riveduta.<br />

(16) Jowett, Introduzione al Timeo, Dial. di Platone, vol. I, pag. 509.<br />

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