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ISIDE SVELATA

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creazione ha inizio con lo spirito di Dio e la sua emanazione creativa, che costituisce<br />

un’altra Divinità.(29) Percependo un così tetro stato di cose, Brahmâ dice fra sé costernato:<br />

“Chi sono io? Da dove sono venuto?” Poi ode una voce: “Rivolgi la tua preghiera a<br />

Bhagavan, l’Eterno, conosciuto anche come Parabrahma”. Brahmâ, cessando di nuotare, si<br />

siede sulla foglia di loto in atteggiamento di contemplazione e riflette sull’Eterno, il quale,<br />

compiaciuto da questa prova di pietà religiosa, disperde l’oscurità primordiale e apre il suo<br />

intendimento. “Dopo di che Brahmâ esce dall’uovo universale (l’infinito caos) come luce,<br />

perché il suo intendimento è adesso aperto, e si mette al lavoro; egli muove sulle acque<br />

eterne con in sé lo spirito di Dio; nella sua capacità di sommovitore delle acque è<br />

Narayana”.<br />

Il loto, il fiore sacro degli Egiziani come degli Indù, è il simbolo di Oro come lo è di<br />

Brahmâ. Ogni tempio del Tibet o del Nepal ne è provvisto; e il significato di questo<br />

simbolo è estremamente suggestivo. Il ramo di gigli posto nella mano dell’arcangelo, che li<br />

offre alla Vergine Maria nei dipinti dell’”Annunciazione”, ha, nel simbolismo esoterico,<br />

precisamente lo stesso significato. Rimandiamo il lettore a Sir William Jones.(30) Per gli<br />

Indù il loto è l’emblema del potere produttivo della natura tramite il fuoco e l’acqua<br />

(spirito e materia). “Eterno!!” dice un verso della Bhagavad Gita, “io vedo Brahma, il<br />

creatore, intronizzato in te sul loto!” E Sir W. Jones dimostra che il seme del loto contiene<br />

— ancor prima di germinare — foglie perfettamente formate, forme in miniatura di ciò che<br />

un giorno diverranno quando la pianta sarà perfetta. O, come dice l’autore di The Heathen<br />

Religion, “la natura ci offre così un campione della preformazione delle sue produzioni”;<br />

aggiungendo poi che “il seme di tutte le fanerogame che portano dei veri fiori, contiene un<br />

embrione di pianta già formato”.(31)<br />

Nel buddhismo il loto ha lo stesso significato. Maha-Maya, o Maha-Deva, la madre di<br />

Gautama Buddha, ebbe l’annuncio della nascita di suo figlio dal Bhodisattva (lo spirito di<br />

Buddha), il quale apparve presso il suo letto con un loto in mano, E così pure Osiride e Oro<br />

sono sempre rappresentati dagli Egiziani in associazione col fiore del loto.<br />

Emanazione dell’universo oggettivo dal soggettivo<br />

Tutti questi fatti ci mostrano l’identica parentela di questa idea nei tre sistemi religiosi,<br />

indù, egiziano e giudaico-cristiano. Dovunque venga impiegata la mistica ninfea (il loto),<br />

essa significa l’emanazione dell’oggettivo dal nascosto o soggettivo: il pensiero eterno<br />

dell’invisibile Divinità che passa dalla forma astratta alla concreta o visibile. Perché, non<br />

appena l’oscurità fu dispersa e “vi fu luce”, l’intendimento di Brahmâ si aprì ed egli vide<br />

nel mondo ideale (che da allora è rimasto eternamente celato nel pensiero divino) le forme<br />

archetipe di tutte le infinite cose future che sarebbero state chiamate all’esistenza e così<br />

rese visibili. In questo primo stadio di azione, Brahmâ non era ancora divenuto l’architetto,<br />

il costruttore dell’universo, perché come l’architetto, doveva prima conoscere il piano e<br />

rendersi conto delle forme ideali sepolte nel seno dell’Eterno, come le future foglie di loto<br />

sono nascoste nel seme di questa pianta. E proprio in tale idea dobbiamo cercare l’origine e<br />

la spiegazione del verso della cosmogonia ebraica in cui si legge: “E Dio disse: la terra<br />

produca... alberi da frutto che diano frutti secondo il loro genere, il cui seme è in loro<br />

stessi”. In tutte le religioni primitive il “Figlio del Padre” è il Dio creatore, ossia il pensiero<br />

(29)<br />

Non ci riferiamo alla Bibbia comunemente accettata, ma alla vera Bibbia ebraica spiegata<br />

cabalisticamente.<br />

(30) Dissertations Relating to Asia.<br />

(31) Dott. Gross, pag. 195.<br />

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