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ISIDE SVELATA

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Vulnerabilità di certe ombre<br />

Ma adesso daremo alcuni pochi esempi storici che mostreranno come alcuni<br />

demoni, o spiriti elementari, hanno paura di una spada, di un coltello o di qualsiasi<br />

oggetto acuminato. Non pretendiamo di spiegarne la ragione: questo è compito della<br />

fisiologia e della psicologia. Purtroppo i fisiologi non sono ancora riusciti a stabilire le<br />

relazioni fra la parola e il pensiero e hanno così passato l'iniziativa ai metafisici, che, a<br />

loro volta, secondo Fournié, non hanno fatto nulla. Fatto nulla, aggiungiamo, ma<br />

preteso di aver fatto tutto. Nessun fatto può essere presentato loro che appaia a questi<br />

dotti troppo vasto per non potere almeno essere disposto nei loro casellari ed etichettato<br />

con qualche fantastico nome greco che esprime tutto eccetto la vera natura del<br />

fenomeno.<br />

«Ahimè, ahimè, figlio mio!» esclama il saggio Muphti di Aleppo a suo figlio<br />

Ibrahim, che si stava soffocando per inghiottire la testa di un grosso pesce. «Quando ti<br />

renderai conto che il tuo stomaco è più piccolo dell'oceano»? O, come nota Catherine<br />

Crowe nel suo Night-Side of Nature (Il lato in ombra della natura), quando i nostri<br />

scienziati ammetteranno che «i loro intelletti non sono la misura dei disegni<br />

dell'Onnipotente Dio»?<br />

Non ci domanderemo quale, fra gli antichi scrittori, menzioni fatti di apparente<br />

natura soprannaturale, ma ci domanderemo piuttosto chi di essi non lo abbia fatto. In<br />

Omero troviamo che Ulisse evoca lo spirito del suo amico, l'indovino Tiresia. Nel<br />

preparare la cerimonia della «festa del sangue», Ulisse trae la spada e così atterrisce le<br />

migliaia di fantasmi attratti dal sacrificio. Il suo amico stesso, il tanto atteso Tiresia,<br />

non osa avvicinarsi a lui finché Ulisse tiene in mano l’arma temuta. (35) Enea si prepara<br />

a scendere nel regno delle ombre e, appena si avvicina all’ingresso, la Sibilla che lo<br />

guida mormora i suoi avvertimenti all’eroe troiano e gli ordina di trarre la spada e di<br />

farsi strada attraverso la densa folla di forme erranti:<br />

“Tuque invade viam, vaginaque eripe ferrum”. (36)<br />

Glanvil ci offre una descrizione sensazionale dell’apparizione del “Tamburino di<br />

Tedworth”, che avvenne nel 1661, in cui il scin-lecca, o doppio, del tamburino-stregone<br />

era evidentemente molto impaurito di una spada. Psello, nella sua opera, (37) ci presenta un<br />

lungo racconto di sua cognata messa in uno stato pauroso da un demone elementare che si<br />

era impadronito di lei. Venne infine guarita da un mago straniero di nome Anaphalangis,<br />

che cominciò a minacciare l’invisibile invasore del corpo di lei con una spada sguainata<br />

finché non riuscì a sloggiarlo. Psello ci offre un completo catechismo di demonologia, nel<br />

quale si esprime in questi termini per quanto possiamo ricordare:<br />

“Volete sapere”, chiese il mago, “se i corpi degli spiriti possono essere feriti da una<br />

spada o da altra arma? Sì, possono. Ogni oggetto affilato che li colpisca può farli<br />

soffrire; (38) e sebbene i loro corpi non siano fatti di sostanza solida e dura, essi sentono<br />

egualmente, perché in esseri dotati di sensibilità, non sono i loro soli nervi che possiedono<br />

la facoltà di sentire, ma anche lo spirito che risiede in loro... il corpo di uno spirito può<br />

essere sensibile nel suo insieme come in ognuna delle sue parti. Senza l’aiuto di qualsiasi<br />

(35) Odissea, V, 82.<br />

(36) Apriti la strada e sguaina il ferro. Eneide, VI, 260.<br />

(37) De daemon., cap. “Quomodo daem. occupent”.<br />

(38) Numquid daemonum corpora pulsari possint? Possunt sane, atque dolere solido quodam percussa corpore.<br />

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