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ISIDE SVELATA

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del loro grande ciclo nazionale. Confrontiamo l’Egitto di allora, con la sua perfezione nelle<br />

arti, nelle scienze e nella religione, le sue città e i suoi monumenti gloriosi, la sua<br />

numerosa popolazione, con l’Egitto di oggi, popolato da stranieri, le sue rovine abitate da<br />

pipistrelli e da serpenti, e pochi Copti unici eredi sopravviventi di tanta grandezza, e<br />

vedremo se la teoria ciclica non trova conferma. Gliddon, che viene contraddetto dal Fi<br />

ske, dice: “I filologi, gli astronomi, i chimici, i pittori, gli architetti, i medici devono<br />

tornare in Egitto per imparare le origini del linguaggio e della scrittura, del calendario e del<br />

movimento del sole, dell’arte di tagliare il granito con uno scalpello di rame o di dare<br />

elasticità a una spada di rame, di fabbricare vetri con le delicate sfumature dell’arcobaleno,<br />

di trasportare blocchi di sienite levigata, del peso di novecento tonnellate, a ogni distanza,<br />

per terra e per acqua, di costruire archi a sesto pieno o a ogiva con una precisione oggi<br />

insuperata e 2000 anni prima della “Cloaca Magna” di Roma, di scolpire una colonna<br />

dorica 1000 anni prima che i Dori fossero conosciuti dalla storia, di dipingere a fresco in<br />

colori incancellabili, di avere conoscenze pratiche di anatomia, e di costruire piramidi che<br />

sfidano il tempo.<br />

“Ogni artigiano può vedere, nei monumenti egiziani, i progressi della sua arte 4000<br />

anni fa; e, sia egli un carradore che fabbrica carri, o un calzolaio che tira il suo spago, o un<br />

tagliatore di pelli che usa la stessa forma di coltello degli antichi perché è ancor oggi<br />

considerata la forma migliore, un tessitore che usa la stessa spola, un lattoniere che si serve<br />

della stessa forma di soffietto recentemente riconosciuta come la più efficace, un incisore<br />

su pietra che incide in geroglifici nomi come quelli di Schooho più di 4300 anni fa, tutte<br />

queste prove, e molte altre ancor più sorprendenti, della priorità egiziana, non richiedono<br />

oggi che uno sguardo alle incisioni di Rossellini”.<br />

“In realtà”, esclama Peebles, “questi templi e tombe dell’epoca di Ramsete erano<br />

meraviglie per il greco Erodoto come lo sono per noi”. (4)<br />

Ma tuttavia la spietata mano del tempo ha lasciato le sue tracce su questi edifici, e<br />

alcuni, di cui si sarebbe perso perfino il ricordo se non fosse stato per i Libri di Ermete,<br />

sono stati travolti nella notte dei secoli. Re dopo re e dinastia dopo dinastia sono passati in<br />

brillante corteo dinanzi agli occhi di generazioni successive e la loro fama ha riempito il<br />

mondo abitato. Lo stesso velo di oblio è caduto su di loro e sui loro monumenti prima<br />

ancora che la prima nostra autorità storica, Erodoto, conservasse per la posterità il ricordo<br />

di quella meraviglia che è il Labirinto. La cronologia biblica, così a lungo accettata, ha<br />

talmente paralizzato le menti non solo del clero ma anche degli scienziati, appena liberati<br />

dalle loro pastoie, che, trattando delle vestigia preistoriche nelle diverse parti del mondo,<br />

essi manifestano continuamente il timore di andare oltre il periodo di 6000 anni finora<br />

concesso dalla teologia come età del mondo.<br />

Erodoto trovò il Labirinto già in rovina; ma tuttavia la sua ammirazione per la<br />

genialità dei costruttori di esso non ebbe limiti. Egli lo considerò molto più meraviglioso<br />

delle piramidi stesse, e lo descrisse minutamente come testimone oculare. Gli scienziati<br />

francesi e prussiani, come altri egittologi, sono concordi circa l’ubicazione e<br />

l’identificazione di quelle nobili rovine, e confermano inoltre la descrizione che ne ha dato<br />

l’antico storico. Erodoto dice di avere trovato là 3000 camere, per metà sotterranee e per<br />

metà in superficie. “Le camere superiori”, dice, “le ho attraversate io stesso ed esaminate<br />

nei particolari. In quelle sotterranee [che possono esistere ancora, per qua to ne sappiano<br />

gli archeologi], i custodi dell’edificio non vollero lasciar entrare perché contengono i<br />

(4) J.M. Peebles, Around the World.<br />

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