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ISIDE SVELATA

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In India le sedute “spiritiche” non vengono tenute al buio, come in America, e non si<br />

richiedono altre condizioni che perfetto silenzio e armonia. Eravamo nella piena luce del<br />

giorno, che fluiva dalle porte e dalle finestre aperte, con il lontano mormorio della vita che<br />

veniva dalle vicine foreste e dalle giungle che ci mandavano gli echi di miriadi di insetti,<br />

uccelli e altri animali. Ci trovavamo al centro di un giardino che circondava la casa e,<br />

invece di respirare l’aria pesante di una sala per sedute spiritiche, eravamo in mezzo a folti<br />

di eritrina (l’albero corallo) color del fuoco, tra gli aromi fragranti degli alberi, dei cespugli<br />

e dei fiori di begonia che oscillavano candidi nella leggera brezza. Insomma, eravamo<br />

circondati da luce, armonia e profumi, Grandi mazzi di fiori e rami di alberi sacri agli dèi<br />

indigeni erano stati colti per la circostanza e portati negli appartamenti. Vi era il dolce<br />

basilico, il fiore di Vishnu, senza il quale, nel Bengala, nessuna cerimonia può essere<br />

celebrata; e rami di Ficus religiosa, l’albero dedicato alla stessa fulgida divinità, che<br />

mischiavano le loro foglie con i fiori rosati del loto sacro e della tuberosa indiana,<br />

ornavano a profusione le pareti.<br />

Mentre il “benedetto”, rappresentato da un fachiro molto sudicio, ma veramente santo,<br />

rimaneva prostrato nella contemplazione e alcuni prodigi spirituali venivano compiuti sotto<br />

la direzione della sua volontà, la scimmia e l’uccello mostravano solo pochi segni di<br />

inquietudine. Solo la tigre tremava visibilmente ogni tanto e si guardava attorno come se i<br />

suoi fosforescenti occhi verdi seguissero qualche presenza invisibile che aleggiasse nella<br />

stanza. Quello che era ancora invisibile per gli occhi umani, doveva dunque essere<br />

oggettivo per lei. Quanto al wânderoo, tutta la sua vivacità era scomparsa; sembrava<br />

assopito e se ne stava rannicchiato e immobile. L’uccello dava qualche vago segno di<br />

disagio. Si udiva nell’aria un suono come di un leggero battito d’ali; i fiori andavano e<br />

venivano per la stanza, spostati da mani invisibili; e, quando un bel fiore azzurro cadde<br />

sulla mano chiusa della scimmia, essa sussultò nervosamente e andò a rifugiarsi sotto la<br />

bianca veste del suo padrone. Questi fatti durarono per un’ora e sarebbe troppo lungo<br />

descriverli. Il più strano fu quello che chiuse la seduta. Poiché qualcuno si lamentò del<br />

caldo, venne su di noi una rugiada delicatamente profumata. Le gocce cadevano grosse e<br />

fitte dandoci un senso di inesprimibile frescura e si asciugavano appena avevano toccato le<br />

nostre persone.<br />

Quando il fachiro ebbe terminato la sua esibizione di magia bianca, lo “stregone”, o<br />

incantatore, come vengono chiamati, si preparò a mostrarci i suoi poteri. Ci fu presentata<br />

una successione di quelle meraviglie che i racconti dei viaggiatori hanno reso familiari al<br />

nostro pubblico, e che, fra l’altro, ci dimostrarono che gli animali possiedono naturalmente<br />

la facoltà chiaroveggente e perfino, a quanto sembra, la capacità di distinguere gli spiriti<br />

buoni dai cattivi. Tutti i fatti dello stregone furono preceduti da suffumigi. Egli bruciava<br />

rami di alberi e di arbusti resinosi che producevano nugoli di fumo. Sebbene in questo non<br />

vi fosse nulla che potesse spaventare un animale dotato solo della vista fisica, la tigre, la<br />

scimmia e l’uccello mostrarono un indescrivibile terrore. Noi suggerimmo che gli animali<br />

fossero spaventati dai rami ardenti, ricordando l’uso di accendere fuochi attorno agli<br />

accampamenti per tener lontane le fiere. Per toglier ogni dubbio su questo punto, il Siro<br />

avvicinò alla tigre accovacciata un ramo di albero Bael (sacro a Siva) passandoglielo più<br />

volte davanti agli occhi e mormorando i suoi incanti. L’animale mostrò immediatamente<br />

un terrore panico che va oltre ogni descrizione. Gli occhi uscivano dall’orbita come palle<br />

di fuoco, gli venne la bava alla bocca, si abbatté al suolo come se vi cercasse una fossa in<br />

cui nascondersi, prese a ruggire in continuità risvegliando centinaia di echi di risposta dalla<br />

giungla e dai boschi. Infine, gettando un ultimo sguardo al luogo da cui i suoi occhi non si<br />

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