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ISIDE SVELATA

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sono state superate nella nostra epoca? No certo; oggi, con tutti i mezzi che il progresso<br />

scientifico e le scoperte moderne hanno offerto alla meccanica, non abbiamo forse<br />

incontrato numerose difficoltà nel mettere su di un piedistallo uno di quei monoliti che gli<br />

Egiziani, quaranta secoli fa, eressero in tal numero davanti ai loro edifici sacri?”<br />

Per quanto lontano possiamo gettare lo sguardo nella storia, fino al regno di Menes, il<br />

più antico dei re di cui si abbia notizia, troviamo che gli Egiziani ne sapevano molto più di<br />

noi in fatto di idrostatica e di idraulica. L’opera gigantesca di deviare il corso del Nilo, o<br />

piuttosto dei suoi tre principali rami, per portarlo a Memfi, fu compiuta durante il regno di<br />

questo monarca che ci appare lontano nell’abisso del tempo come una lontana stella nella<br />

volta celeste. Dice Wilkinson: “Menes prese accuratamente la misura delle forze a cui<br />

doveva opporsi, e costruì una diga i cui alti terrapieni e i cui enormi argini facevano<br />

volgere le acque verso est; e da allora in poi il fiume è rimasto nel suo nuovo letto”.<br />

Erodoto ci ha lasciato una poetica ma tuttavia esatta descrizione del lago Moeris, così<br />

chiamato dal nome del faraone che realizzò questa distesa d’acque artificiale.<br />

Lo storico ha descritto questo lago come misurante 450 miglia di circonferenza e 300<br />

piedi di profondità. Era alimentato dal Nilo per mezzo di canali artificiali, ed era stato<br />

costruito con lo scopo di accogliere una parte dell’inondazione annuale per irrigare il paese<br />

per una estensione di molte miglia. I suoi numerosi sbarramenti, le sue chiuse, i suoi<br />

meccanismi perfettamente adatti erano costruiti con la massima abilità. I Romani, in un<br />

periodo molto più tardo, appresero dagli Egiziani le loro nozioni di costruzioni idrauliche,<br />

ma i nostri ulteriori progressi nella scienza dell’idrostatica hanno dimostrato una grande<br />

deficienza, da parte loro, in alcuni rami di questa scienza stessa. Così, per esempio, se essi<br />

conoscevano quella che in idrostatica è chiamata la grande legge, sembrano essere stati<br />

meno familiari con quelli che i nostri ingegneri chiamano giunti stagni. La loro ignoranza è<br />

provata a sufficienza dal fatto che convogliavano le acque in grandi acquedotti a livello<br />

invece di farlo con minore spesa per mezzo di tubi di ferro sotto la superficie. Ma gli<br />

Egiziani seguivano evidentemente un metodo molto superiore nei loro canali e nelle loro<br />

irrigazioni artificiali. Tuttavia gli ingegneri moderni impiegati da Lesseps per il Canale di<br />

Suez, che avevano imparato dagli antichi Romani tutto ciò che essi potevano insegnare<br />

loro derivandolo, a loro volta dall’Egitto, derisero il suggerimento di cercare un rimedio<br />

per alcune imperfezioni del loro lavoro, nello studio dei vari musei egiziani. Riuscirono<br />

comunque a dare agli argini di quella “lunga e brutta fossa”, come il professor Carpenter<br />

chiama il Canale di Suez, una resistenza sufficiente a farne un canale navigabile, invece di<br />

una trappola di fango per navi qual era dapprima.<br />

Loro potenti opere di ingegneria<br />

I depositi alluvionali del Nilo durante gli ultimi trenta secoli hanno completamente<br />

alterato l’area del delta così che esso avanza continuamente nel mare aumentando il<br />

territorio del Khedivè. Nell’antichità la principale bocca del fiume era chiamata Pelusiana;<br />

e il canale scavato da uno dei re — il canale di Necho — andava da Suez a questo ramo.<br />

Dopo la sconfitta di Antonio e Cleopatra ad Azio, fu proposto di far passare una parte della<br />

flotta, attraverso il canale, nel Mar Rosso, cosa che dimostra la profondità delle acque che<br />

quegli antichi ingegneri avevano assicurato. Vari agricoltori del Colorado e dell’Arizona<br />

hanno recentemente ricuperato vaste zone di terra arida con un sistema di irrigazione,<br />

ricevendo dalla stampa quotidiana non poche lodi per la loro ingegnosità. Ma, per una<br />

distanza di 500 miglia al di sopra del Cairo si stende una striscia di terra strappata al<br />

deserto e resa, secondo il professor Carpenter, “la più fertile sulla faccia della terra”. Egli<br />

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