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ISIDE SVELATA

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La trinità nell’unità è un’idea che tutti gli antichi popoli hanno avuto in uso comune. I<br />

tre Dejota; la Trimurti indù; le Tre teste della Cabala ebraica: (58) “tre teste sono fuse l’una<br />

nell’altra”. La trinità degli Egiziani e quella della mitologia greca erano egualmente<br />

rappresentazioni della prima triplice emanazione contenente due principi maschili e uno<br />

femminile. È l’unione del Logos maschile, o sapienza, la divinità rivelata, con la femminile<br />

Aura o Anima Mundi, il “santo Pneuma”, che è la Sephira dei cabalisti e la Sophia degli<br />

gnostici raffinati, la quale ha prodotto tutte le cose visibili e invisibili. Mentre la vera<br />

interpretazione metafisica di questo dogma universale rimase nei santuari, i Greci, con il<br />

loro istinto poetico, lo impersonarono in molti bei miti. Nelle Dionisiache di Nonno, il dio<br />

Bacco, fra altre allegorie, è rappresentato innamorato della dolce e geniale brezza (il Santo<br />

Pneuma) sotto il nome di Aura Placida. (59) E adesso lasceremo parlare Godfrey Higgins:<br />

“Quando gli ignoranti Padri costruirono il loro calendario, fecero di questo dolce zefiro due<br />

santi della Chiesa cattolica:” Santa Aura e santa Placida; giunsero addirittura a trasformare<br />

il gioioso dio in san Bacco, e oggi si mostrano a Roma la sua bara e i suoi resti. La festa<br />

delle due “beate sante Aura e Placida” ricorre il 5 ottobre, non lontana da quella di san<br />

Bacco. (60)<br />

Quanto più poetico e più vasto è lo spirito religioso che si può trovare nella “pagana”<br />

leggenda nordica della creazione! Nell’abisso senza fondo del pozzo mondiale, il<br />

Ginnunga, dove infuriano ciecamente e combattono la materia cosmica e le forze<br />

primordiali, improvvisamente soffia il vento del disgelo. È il “Dio non rivelato” che invia<br />

il suo benefico soffio dal Muspellheim, la sfera del fuoco empireo, nei cui ardenti raggi<br />

dimora il grande Essere, molto al di là dei limiti del mondo materiale; e l’animus<br />

dell’Invisibile, lo Spirito che aleggia sulle tenebrose acque dell’abisso, evoca l’ordine dal<br />

caos, e, dopo aver dato l’impulso a tutta la creazione, la CAUSA PRIMA Si ritira e rimane<br />

per sempre in statu abscondito. (61)<br />

In questi canti scandinavi del paganesimo vi sono insieme religione e scienza. Come<br />

esempio di quest’ultimo, prendiamo la concezione di Thor, il figlio di Odino. Ogni volta<br />

che questo Ercole del Nord vuole afferrare l’elsa della sua terribile arma, il fulmine o<br />

martello elettrico, deve infilarsi i suoi guanti di ferro. Egli porta anche una cintura magica,<br />

conosciuta come “cintura di forza”, la quale, ogni volta che cinge la sua persona, accresce<br />

grandemente i suoi divini poteri. Egli va su di un cocchio tirato da due arieti dalle briglie<br />

d’argento, e la sua fronte maestosa è cinta da una ghirlanda di stelle. Il suo cocchio ha un<br />

timone di ferro appuntito, e le ruote, che lanciano scintille, girano continuamente su nubi<br />

tuonanti. Egli lancia con forza irresistibile il suo martello contro i ribelli giganti dei<br />

ghiacci, dissolvendoli e annichilendoli. Quando si reca alla fontana Urdar, dove gli dèi si<br />

riuniscono in conclave per decidere sui destini dell’umanità, è il solo che va a piedi mentre<br />

tutti gli altri sono a cavallo: va a piedi per paura che, attraversando il Bifrost<br />

(l’arcobaleno), il ponte d’Aesir dai molti colori, possa incendiarlo con il suo cocchio<br />

tonante facendo a un tempo ribollire le acque di Urdar.<br />

Tradotto in linguaggio comune, come si può interpretare questo mito se non<br />

mostrando che i creatori della leggenda nordica conoscevano perfettamente l’elettricità?<br />

Thor è la personificazione dell’elettricità: si vale del suo peculiare elemento solo quando è<br />

protetto da guanti di ferro, che è il suo naturale conduttore. La sua cintura di forza è un<br />

(58) “Tria capita exsculpta cunt, unum intra alterum, et alterum supra alterul” (Sohar; “Idra Suta” sectio VII).<br />

(59) Letteralmente “dolce venticello”.<br />

(60) Higgins, Anacalypsis; e anche Dupruis.<br />

(61) Mallett, Northern Antiquities, pagg. 401-406, e “I canti di una Völuluspa” nell’Edda.<br />

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