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ISIDE SVELATA

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etere) facendone un’entità divina, i Greci e i Latini avevano deificato l’Etere. Virgilio<br />

chiama Zeus pater omnipotens aether; (56)Magnus, il grande dio Etere.<br />

Questi esseri a cui abbiamo alluso sono gli spiriti elementali dei cabalisti, (57) che il<br />

clero cristiano denuncia come “diavoli”, nemici del genere umano.<br />

“Già Tertulliano”, nota gravemente Des Mousseaux nel suo capitolo sui diavoli, “ha<br />

formalmente scoperto il segreto della loro astuzia”.<br />

Una scoperta inestimabile, questa. E adesso che abbiamo imparato tanto sulle fatiche<br />

mentali dei santi padri e delle loro conquiste nel campo dell’antropologia astrale, dovremo<br />

sorprenderci se, nello zelo delle loro investigazioni spirituali, essi hanno trascurato, a volte,<br />

il loro pianeta fino a negargli non solo il suo diritto al moto, ma perfino la sua sfericità?<br />

Ecco quello che troviamo in Langhorne, traduttore di Plutarco: “Dionigi di<br />

Alicarnasso (L. II.) è di opinione che Numa costruì il tempio di Vesta in forma rotonda per<br />

rappresentare la figura della terra, perché per Vesta i Latini intendevano la terra”. Inoltre<br />

Filolao, insieme con tutti gli altri pitagorici, credeva che l’elemento del fuoco fosse posto<br />

al centro dell’universo; e Plutarco, parlando di questo, nota che i pitagorici “suppongono la<br />

terra non già priva di moto né situata al centro del mondo, ma pensano che faccia la sua<br />

rivoluzione attorno alla sfera del fuoco, non essendo una delle più importanti né principali<br />

parti del grande meccanismo”. Anche Platone si dice che sia stato della stessa opinione. È<br />

dunque evidente che i pitagorici anticiparono la scoperta di Galileo.<br />

Una volta ammessa l’esistenza di un tale universo invisibile — come sembra probabile<br />

che avverrà, se le speculazioni degli autori di Unseen Universe (Universo invisibile)<br />

saranno mai accettate dai loro colleghi — molti fenomeni finora misteriosi e inesplicabili<br />

diverranno chiari. Questo universo invisibile agisce sull’organismo del medium<br />

magnetizzato, lo penetra e lo satura da parte a parte, sia diretto dalla potente volontà del<br />

mesmerizzatore, sia da esseri invisibili che raggiungono lo stesso risultato. Una volta<br />

compiuta la silenziosa operazione, il fantasma astrale o siderale del soggetto mesmerizzato<br />

abbandona il suo paralizzato involucro terreno e, dopo aver vagato nello spazio illimitato,<br />

si arresta sulla soglia del misterioso “scopo”. Perché per lui le porte che segnano l’ingresso<br />

nella “terra silente” sono adesso parzialmente aperte; esse si spalancheranno per l’anima<br />

del sonnambulo solo il giorno in cui, unita alla sua più alta essenza immortale, essa avrà<br />

lasciato per sempre la sua spoglia mortale. Fin allora il veggente può guardare solo<br />

attraverso uno spiraglio; dipende dall’acutezza della vista spirituale del chiaroveggente il<br />

vedere più o meno attraverso di esso.<br />

(56) Virgilio, Georgiche, libro II.<br />

( 57)<br />

Porfirio, e altri filosofi, spiega la natura degli abitatori. Essi sono maligni e ingannatori, sebbene alcuni di<br />

essi siano perfettamente buoni e innocui, ma così deboli da avere la massima difficoltà nel comunicare con i<br />

mortali, di cui cercano incessantemente la compagnia. I primi non sono malvagi per una malizia intelligente.<br />

Poiché la legge dell’evoluzione spirituale non ha ancora sviluppato il loro istinto in intelligenza, la cui più<br />

alta luce appartiene solo agli spiriti immortali, i loro poteri di ragionamento sono in uno stato latente, e quindi<br />

essi sono irresponsabili.<br />

Ma la Chiesa latina contraddice i cabalisti. Sant’Agostino ha perfino una discussione su questo soggetto col<br />

neoplatonico Porfirio. “Questi spiriti”, dice, “sono ingannevoli non per loro natura, come sostiene il teurgo<br />

Porfirio, ma per malizia. Essi si fanno passare per dèi e per anime di defunti”. (Civit. Dei, libro X, cap. 2). Fin<br />

qui Porfirio è d’accordo con lui. “Ma essi non affermano di essere demoni [leggi diavoli] perché in realtà lo<br />

sono!” aggiunge il vescovo di Ippona. Ma allora in quale categoria metteremo gli uomini senza testa, che<br />

sant’Agostino vuoi farci credere di aver veduto lui stesso? O i satiri di san Gerolamo, che egli afferma essersi<br />

manifestati per un notevole periodo di tempo in Alessandria? Erano, a quanto egli ci dice, “uomini con le<br />

gambe e la coda di capre”; e, se dobbiamo credergli, uno di questi Satiri fu addirittura messo in conserva e<br />

spedito in barile all’imperatore Costantino!<br />

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