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ISIDE SVELATA

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anime devono conquistare per liberarsi dai legami della terra; perché se la loro volontà non<br />

le libera da questa fatale attrazione, saranno assorbite nella corrente dalla forza che le ha<br />

prodotte, e torneranno al fuoco centrale ed eterno”.<br />

Questa ultima espressione cabalistica, nonostante la sua strana fraseologia, è<br />

precisamente quella usata da Gesù; e nella sua mente essa non può avere avuto altro<br />

significato che quello attribuitole dagli gnostici e dai cabalisti. Più tardi i teologi cristiani la<br />

interpretarono diversamente, e con loro essa divenne la dottrina dell’Inferno.<br />

Letteralmente, tuttavia, essa significa semplicemente quello che dice: la luce astrale,<br />

generatrice e distruttrice di tutte le forme.<br />

“Tutte le operazioni magiche”, continua Levi, “consistono nel liberarci dalle spire<br />

dell’Antico Serpente, e poi di porre il piede sulla sua testa e condurlo secondo la volontà<br />

dell’operatore. “Io ti darò,” dice il Serpente nel mito evangelico, “tutti i regni della terra se<br />

ti inginocchierai e mi adorerai.” L’iniziato deve rispondergli: “Io non mi inginocchierò, ma<br />

tu striscerai ai miei piedi; tu non mi darai nulla, ma io mi servirò di te per ottenere tutto<br />

quello che voglio. Perché io sono il Signore e Padrone.” Questo è il vero significato<br />

dell’ambigua risposta data da Gesù al tentatore... Così il Diavolo non è un’entità. E una<br />

forza errante, come il nome significa. Una corrente odica o magnetica formata da una<br />

catena (un cerchio) di volontà perniciose deve creare questo malvagio spirito che il<br />

Vangelo chiama legione, e che costringe un gregge di maiali a gettarsi nel mare: altra<br />

allegoria evangelica che mostra come le nature basse possono essere trascinate dalle forze<br />

cieche messe in moto dall’errore e dal peccato. (27)<br />

Esperimenti dei fachiri<br />

Nella sua vasta opera sulle manifestazioni mistiche della natura umana, il naturalista e<br />

filosofo tedesco Maximilian Perty ha dedicato un intero capitolo alle “Forme moderne di<br />

magia”. “Le manifestazioni della vita magica”, dice nella sua prefazione, “sono<br />

parzialmente fondate su di un ordine di cose del tutto diverso dalla natura con cui siamo<br />

familiari, retta dalle idee di tempo, di spazio e di causalità. Queste manifestazioni possono<br />

essere sperimentate assai poco; esse non possono essere provocate a comando, ma le<br />

possiamo osservare e seguire attentamente ogni volta che avvengono in nostra presenza; ci<br />

è solo possibile raggrupparle per analogia sotto certe categorie e dedurne principi e leggi<br />

generali”. Così, per il professor Perty, che evidentemente appartiene alla scuola di<br />

Schopenhauer, la possibilità e la naturalezza dei fenomeni che avvengono in presenza del<br />

fachiro Kavindasami e sono descritti dall’orientalista Louis Jacolliot, sono pienamente<br />

dimostrate sulla base di questo principio. Il fachiro era un uomo che, mediante il totale<br />

dominio sulla materia del suo sistema corporeo, era giunto allo stato di purificazione in cui<br />

lo spirito si libera quasi totalmente dalla sua prigione, (28) e può produrre meraviglie. La<br />

sua volontà, anzi un suo semplice desiderio diveniva una forza creatrice, ed egli poteva<br />

comandare agli elementi e ai poteri della natura. Il corpo non era più un impedimento per<br />

lui, così che poteva comunicare “spirito a spirito”, “respiro a respiro”. Sotto i suoi palmi<br />

tesi, un seme a lui sconosciuto (perché Jacolliot lo aveva scelto tra una varietà di semi in<br />

un sacco e lo aveva piantato lui stesso, dopo averlo marcato, in un vaso da fiori),<br />

germinava immediatamente e si faceva strada attraverso la terra, sviluppandosi in meno di<br />

due ore in una pianta della grossezza e dell’altezza che forse, in condizioni ordinarie,<br />

avrebbero richiesto giorni e settimane: la pianta crebbe miracolosamente sotto gli occhi del<br />

perplesso sperimentatore, rovesciando ogni legge nota in botanica. Fu questo un miracolo?<br />

Assolutamente no. Potrebbe esserlo, forse, se accettassimo la definizione di Webster, che il<br />

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