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ISIDE SVELATA

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Parlando degli antichi geografi, Plutarco fa notare, nel Teseo, che essi “raccolgono ai<br />

margini delle loro mappe le parti del mondo che non conoscono, aggiungendo note a lato<br />

per indicare che più oltre non vi è altro che deserti di sabbia pieni di animali selvaggi e di<br />

paludi inavvicinabili”. I nostri teologi e i nostri scienziati non fanno forse lo stesso?<br />

Mentre i primi popolano il mondo invisibile di angeli e di demoni, i nostri filosofi cercano<br />

di persuadere i loro discepoli che, dove non vi è materia, non vi è nulla.<br />

Quanti dei nostri inveterati scettici appartengono, nonostante il loro materialismo, alle<br />

logge massoniche? I fratelli della Rosacroce, misteriosi praticanti dell’età di mezzo, vivono<br />

ancora, ma solo di nome. Essi possono “versare lacrime sulla tomba del loro rispettabile<br />

Maestro, Hiram Abiff”; ma invano cercheranno il vero luogo “dove fu posto il ramo di<br />

mirto”. Rimane solo la lettera morta: lo spirito è fuggito. Essi sono come i cori inglesi o<br />

tedeschi dell’opera italiana, che, nel quarto atto dell’Ernani, scendono nella cripta di<br />

Carlomagno cantando la loro cospirazione in una lingua per loro assolutamente<br />

sconosciuta. Così i nostri moderni cavalieri dell’Arca Santa possono scendere ogni notte,<br />

se vogliono, “attraverso i nove Archi nelle viscere della terra”, ma “non scopriranno mai il<br />

sacro Delta di Enoch”. I “Signori Cavalieri della Valle del Sud” e quelli della “Valle del<br />

Nord”, possono cercare di convincersi che “la luce sorge sulle loro menti” e che, mentre<br />

progrediscono nella massoneria, “il velo della superstizione, del dispotismo, della tirannia”<br />

e così via, non oscura più la visione delle loro menti. Ma queste sono solo vuote parole<br />

finché essi trascurano la Magia loro madre e voltano le spalle al loro fratello gemello, lo<br />

Spiritualismo. In verità, “Signori Cavalieri dell’Oriente”, potete “lasciare i vostri seggi e<br />

sedervi a terra in atteggiamento di dolore prendendovi la testa fra le mani”, perché avete<br />

ampie ragioni di gemere e piangere sul vostro destino. Da quando Filippo il Bello distrusse<br />

i Cavalieri Templari, nessuno è apparso a chiarire i vostri dubbi malgrado ogni pretesa in<br />

contrario. In realtà voi siete “raminghi lungi da Gerusalemme cercando il tesoro perduto<br />

del sacro luogo”. Lo avete trovato? Ahimè no, perché il sacro luogo è profanato; i pilastri<br />

della saggezza, della forza e della bellezza sono distrutti. Quindi “dovete errare<br />

nell’oscurità”, e “viaggiare in umiltà” fra i boschi e le montagne in cerca della “parola<br />

perduta”. “Passate!” non la troverete mai finché limiterete il vostro pellegrinaggio al sette o<br />

anche al settevolte sette; perché andate “vagando nell’oscurità” e questa oscurità non può<br />

essere dissipata che dalla luce della brillante torcia della verità, portata solo dai legittimi<br />

discendenti di Ormasad. Essi soli possono insegnarvi la vera pronuncia del nome rivelato a<br />

Enoch, a Giacobbe e a Mosè. “Passate”! Finché il vostro R. S. W. non abbia appreso a<br />

moltiplicare 333 e a battere invece 666, il numero della Bestia apocalittica, farete bene a<br />

osservare la prudenza e ad agire “sub rosa”.<br />

Per dimostrare che le nozioni di cui si valevano gli antichi per dividere la storia umana<br />

in cicli non erano del tutto prive di base filosofica, chiuderemo questo capitolo presentando<br />

al lettore una delle più antiche tradizioni dell’antichità relative all’evoluzione del nostro<br />

pianeta.<br />

Alla fine di ogni “grande anno” chiamato da Aristotele, che seguiva Censorino, il più<br />

grande, e che consiste di sei sar, (45) il nostro pianeta è soggetto a una completa<br />

rivoluzione fisica. I climi polare ed equatoriale cambiano gradatamente di posto. Il primo,<br />

(45) Webster afferma, molto erroneamente, che i Caldei chiamavano saros il ciclo delle eclissi, un periodo di<br />

circa 6.586 anni, «il tempo di rivoluzione del nodo della luna.» Beroso, astrologo caldeo del tempio di Belo, a<br />

Babilonia, fissa la durata del sar, o sarus, a 3.600 anni; un neros durava 600 anni, e un sossus 60. (Vedi<br />

Beroso, secondo Abideno, Dei re caldei e del diluvio. Vedi anche Eusebio e il manoscritto Cary. Ex. Cod.<br />

reg. gall. gr. N. 2360, fol. 154).<br />

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