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ISIDE SVELATA

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corrispondente dell’Istituto Francese, (29) che conferma l’affermazione fatta da Origene nel<br />

terzo secolo e quella fatta da Leonard de Vair nel sedicesimo quando scrive: “Vi sono<br />

anche persone che, pronunciando certe frasi e incanti, camminano a piedi nudi su carboni<br />

ardenti o sulla punta acuminata di coltelli infissi nel terreno; e talora, sostenendosi con un<br />

solo dito sulla punta di questi coltelli, sollevano da terra un uomo pesante o un qualsiasi<br />

altro considerevole peso. Esse domano egualmente, con una sola parola, cavalli selvaggi e<br />

tori infuriati”. (21)<br />

Alcuni adepti dicono che bisogna cercare la parola nei mantra dei Veda sanscriti.<br />

Spetta ai filologi decidere se nei Veda vi è tale parola. Per quanto lo permetta la<br />

testimonianza degli uomini, queste parole magiche esistono.<br />

Sembra che i reverendi padri dell’Ordine dei Gesuiti abbiano raccolto parecchi di<br />

questi artifici nei loro viaggi missionari. Baldinger vi dà pieno credito. Il châmpnâ —<br />

parola indù da cui è derivato il moderno shampooing — è una nota manipolazione magica<br />

nelle Indie orientali. Gli stregoni del luogo se ne valgono con successo ancor oggi, e da<br />

essi i padri Gesuiti hanno tratto la loro sapienza.<br />

Camerarius, nelle sue Horae Subscecivae, narra che un tempo esisteva una grande<br />

rivalità tra gli Agostiniani e i Gesuiti. Essendo avvenuta una disputa fra il padre generale<br />

degli Agostiniani, che era molto dotto, e il generale dei Gesuiti, che era molto ignorante,<br />

ma ricco di cognizioni magiche, quest’ultimo propose di sistemare la questione mettendo<br />

alla prova i loro subordinati e cercando quale di loro sarebbe stato più pronto a obbedire al<br />

proprio superiore. Dopo di che, volgendosi a uno dei suoi Gesuiti, disse: “Fratello Marco, i<br />

nostri confratelli hanno freddo; io ti comando per la santa obbedienza che mi hai giurato, di<br />

portare dalla cucina, nelle tue mani, alcuni carboni ardenti affinché essi possano riscaldarsi<br />

alle tue mani stesse”. Il fratello Marco obbedì immediatamente e portò fra le mani un<br />

mucchio di carboni ardenti offrendoli ai presenti finché tutti si furono riscaldati, dopo di<br />

che li riportò al focolare della cucina. Il generale degli Agostiniani rimase senza parole<br />

perché nessuno dei suoi frati gli avrebbe obbedito fino a quel punto, e il trionfo dei Gesuiti<br />

fu completo.<br />

Se tutto questo viene considerato un aneddoto indegno di credito, chiederemo al<br />

lettore che cosa dobbiamo pensare di alcuni “medium” moderni che, in trance, compiono la<br />

stessa cosa. Le testimonianze di varie persone rispettabilissime e degne di fede come Lord<br />

Adare e S.C. Hall sono impeccabili. “Spiriti”, diranno gli spiritisti. Forse, nel caso dei<br />

medium a prova di fuoco americani e inglesi; ma non così nel Tibet e in India. In<br />

Occidente un “sensitivo” deve cadere in trance prima di essere reso invulnerabile dalle sue<br />

“guide”, e noi sfidiamo ogni “medium”, nelle sue normali condizioni fisiche, ad affondare<br />

le braccia fino al gomito nei carboni ardenti. Ma in Oriente, sia che il soggetto sia un santo<br />

lama o uno stregone mercenario (nel qual caso è generalmente chiamato “giocoliere”), egli<br />

non ha bisogno di preparazione né di entrare in uno stato anormale per essere capace di<br />

maneggiare il fuoco, pezzi di ferro incandescenti o piombo fuso. Abbiamo visto nell’India<br />

meridionale questi “giocolieri” tener le mani in una fornace di carboni ardenti finché questi<br />

furono ridotti in cenere. Durante la cerimonia religiosa di Siva-Ràtri, o la veglia di Siva,<br />

quando il popolo passa intere notti in veglia e in preghiera, alcuni sivaiti chiamarono un<br />

giocoliere tamil che esibì i più meravigliosi fenomeni solo invocando in suo aiuto uno<br />

spirito da loro chiamato Kutti-Sâttan, il piccolo demone. Ma, lungi dal far credere al<br />

(29) Fatti relativi al Mesmerismo, pagg. 88, 93; 1842.<br />

(21) Leonard de Vair, lib. II, cap. II. La Magie au 19me Siècle, pag. 332.<br />

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