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ISIDE SVELATA

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E adesso che ha formato per il Pitri un corpo con le particelle più essenziali del<br />

proprio, il grihasta ha la facoltà, quando la cerimonia del sacrificio è finita, di “conversare<br />

con le anime degli antenati e con i Pitri, e di far loro domande sui misteri dell’Essere e le<br />

trasformazioni dell’imperiscibile”.<br />

“Allora, dopo avere spento la lampada, deve nuovamente accenderla e mettere in<br />

libertà i cattivi spiriti chiusi fuori dal cerchio magico, e lasciare il santuario dei Pitri”. (42)<br />

La scuola di Giamblico era distinta da quella di Plotino e di Porfirio, fortemente<br />

avversi al cerimoniale magico e alla teurgia pratica perché pericolosi, sebbene questi due<br />

uomini eminenti credessero fermamente in entrambi. “La magia teurgica, o benevola, e la<br />

goetica, o necromanzia nera e malvagia, godettero egualmente una reputazione<br />

predominante durante il primo secolo dell’èra cristiana”. (43) Ma nessuno degli altamente<br />

morali e pii filosofi, la cui fama è giunta fino a noi immacolata, praticò altro genere di<br />

magia che la teurgica, o benevola, come la chiama Bulwer-Litton. “Chiunque sia istruito<br />

nella natura delle apparenze divinamente luminose (φάσηατα) sa anche perché si richiede<br />

di astenersi da ogni volatile (cibo animale), specialmente per chi ha urgenza di essere<br />

liberato dagli interessi terreni per venire in relazione con gli dèi celesti”, come dice<br />

Porfirio. (44)<br />

Sebbene si rifiutasse di praticare la teurgia lui stesso, Porfirio, nella sua Vita di<br />

Plotino, ricorda un prete egiziano che, “su richiesta di un certo amico di Plotino (il quale<br />

amico era forse Porfirio stesso, come fa notare T. Taylor), mostrò a Plotino, nel tempio di<br />

Iside a Roma, il suo demone familiare, o, nel linguaggio moderno, l’angelo custode di quel<br />

filosofo”. (45)<br />

La prevalente idea popolare era che i teurghi, come i maghi, operassero meraviglie e<br />

altre cose taumaturgiche con poteri soprannaturali.<br />

YAJNA. Lo “Yajna”, dicono i brahmani, esiste dall’eternità perché procede<br />

dall’Essere Supremo, il Brama-Prajapâti, in cui giace dormiente fin dal “non principio”.<br />

Esso è la chiave del TRAIVIDYA, la scienza tre volte sacra contenuta nei versi del Rig che<br />

insegnano i Yagu o misteri del sacrificio. “Lo Yajna” esiste come cosa invisibile in ogni<br />

tempo; è come il potere latente dell’elettricità in una macchina elettrica, che richiede solo<br />

l’opera di un apparato adatto per manifestarsi. Si suppone che si estenda dall’Ahavaniya, o<br />

fuoco sacrificale dei cieli, formando un ponte o una scala per mezzo della quale il<br />

sacrificatore può comunicare con il mondo degli dèi e degli spiriti e perfino salire, ancora<br />

vivente, alle loro sedi. (46)<br />

Questo Yajna è anche una forma dell’Akâsa, e la parola mistica che lo chiama<br />

all’esistenza, pronunciata mentalmente dal sacerdote iniziato, è la Parola Perduta, che<br />

riceve potere dalla FORZA DELLA VOLONTÀ.<br />

Per completare l’elenco, aggiungeremo che nel corso dei capitoli seguenti, ogni volta<br />

che usiamo il termine arcaico, intendiamo prima dei tempi di Pitagora. Con la parola antico<br />

indichiamo prima dei tempi di Maometto, e con la parola medievale il periodo fra<br />

Maometto e Martin Lutero. Sarà necessario infrangere questa regola solo quando, qualche<br />

(42) Libro dell’evocazione brahmanica, parte III.<br />

( 43)<br />

BulwerLytton, Last Days of Pompeii, pag. 147.<br />

( 44)<br />

Opere scelte, pag. 159.<br />

(45) Ivi, pag. 92.<br />

(46) Aitareya Brahmanan, Introduzione.<br />

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