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ISIDE SVELATA

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semplicemente naturale pensare che ogni specie, a cominciare con i molluschi e finendo<br />

con l’uomoscimmia, si sia modificata partendo dalla sua forma primordiale e caratteristica.<br />

Supponiamo come ammesso che “gli animali siano discesi solo da quattro o cinque coppie<br />

progenitrici”; (46) e anche, a rigore, che “tutti gli esseri organici che sono vissuti su questa<br />

terra siano discesi da un’unica forma primordiale”; (47) tuttavia solo un cieco materialista,<br />

del tutto privo di intuizione, può seriamente aspettarsi di vedere “in un lontano futuro... la<br />

psicologia fondata su di una nuova base, quella del necessario acquisto per gradi di ogni<br />

potere e capacità mentale”. (48)<br />

L’uomo fisico, come prodotto di evoluzione, può essere lasciato nelle mani dell’uomo<br />

delle scienze esatte. Solo lui può gettar luce sull’origine fisica della razza. Ma noi<br />

dobbiamo decisamente negare lo stesso privilegio al materialista per quanto riguarda<br />

l’evoluzione psichica e spirituale dell’uomo, perché esso e le sue più alte facoltà non<br />

possono essere dimostrati “prodotti di evoluzione come la pianta più umile o il verme più<br />

basso”. (49)<br />

L’evoluzione nell’allegoria indù<br />

Detto questo, mostreremo adesso l’ipotesi evoluzionista degli antichi brahmani, quale<br />

essi l’hanno incorporata nell’allegoria dell’albero mondiale. Gli Indù rappresentano il loro<br />

albero mitico, che chiamano Aswatha, in modo diverso da quello degli Scandinavi. Essi lo<br />

descrivono come crescente in posizione rovesciata, con i rami che si estendono sotto terra e<br />

le radici nell’aria: i rami rappresentano il mondo esterno dei sensi, ossia l’universo<br />

cosmico visibile, e le radici il mondo invisibile dello spirito, perché esse hanno la loro<br />

genesi nelle regioni celesti dove, dopo la creazione del mondo, l’umanità ha posto la sua<br />

invisibile divinità. Poiché l’energia creativa è originata da questo punto primordiale, i<br />

simboli religiosi di ogni popolo sono altrettante rappresentazioni dell’ipotesi metafisica<br />

esposta da Pitagora, da Platone e altri filosofi. “I Caldei”, dice Filone, (50) “pensavano che<br />

il cosmo, fra le cose che esistono, sia un singolo punto, o perché è esso stesso Dio (Theos)<br />

o perché Dio è in esso, comprendendo l’anima di tutte le cose”.<br />

Anche la piramide egiziana rappresenta simbolicamente la stessa idea dell’albero<br />

mondiale. Il suo apice è il legame mistico fra il cielo e la terra, e indica la radice, mentre la<br />

base rappresenta l’estendersi dei rami verso i quattro punti cardinali dell’universo della<br />

materia. Essa suggerisce l’idea che tutte le, cose hanno avuto la loro origine nello spirito,<br />

poiché l’evoluzione è originariamente cominciata dall’alto procedendo verso il basso,<br />

invece del contrario insegnato dalla teoria darwiniana. In altre parole vi è stata una<br />

graduale materializzazione di forme, finché esse hanno raggiunto il limite più basso<br />

stabilito. Questo punto è quello in cui la dottrina moderna dell’evoluzione entra nell’arena<br />

delle ipotesi speculative. Arrivati a questo periodo, ci sarà più facile capire l’Anthropogeny<br />

di Haeckel, che risale la genealogia dell’uomo “dalla sua radice protoplasmica, sepolta nel<br />

fango di mari che esistevano prima che le più antiche rocce fossilifere fossero state<br />

deposte”, secondo l’esposizione del professor Huxley. Possiamo credere che l’uomo si sia<br />

evoluto “per la graduale modificazione di un mammifero o organizzazione scimmiesca”, e<br />

questo ancor più facilmente se ricordiamo che la stessa teoria (sebbene con una fraseologia<br />

più condensata e meno elegante, ma egualmente comprensibile) è stata formulata, secondo<br />

Beroso, molte migliaia di anni prima dei suoi tempi dall’uomopesce Oannes, o Dagone, il<br />

semidemone babilonese. (51) Possiamo aggiungere, come fatto interessante, che questa<br />

(51) Cory, Ancient Fragments.<br />

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