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ISIDE SVELATA

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“infezione”, perché non dovrebbe esserlo qualsiasi vizio? Il guaritore, in questi casi,<br />

convoglia verso il paziente — che è adesso la sua vittima — il veleno morale che infetta la<br />

sua mente e il suo cuore. Il suo contatto magnetico è una contaminazione; il suo sguardo<br />

una profanazione. Contro questa insidiosa corruzione non vi è difesa per il soggetto<br />

passivamente ricettivo. Il guaritore lo tiene sotto il suo potere, affascinato e incapace, come<br />

il serpente tiene il povero uccellino. Il male che un tale “medium guaritore” può fare è<br />

incalcolabile. E di guaritori simili ve ne sono a centinaia.<br />

Ma, come abbiamo detto, vi sono veri e divini guaritori che, nonostante la malizia e lo<br />

scetticismo dei loro fanatici avversari, sono divenuti famosi nella storia.<br />

Tali sono il Curato di Ars, di Lione, Jacob e Newton. Tali furono anche Gassner,<br />

l’ecclesiastico di Klorstele, e il noto Valentine Greatrakes, un povero irlandese ignorante<br />

che fu sostenuto dal famoso Robert Boyle, presidente della Royal Society di Londra nel<br />

1670. Nel 1870 sarebbe stato mandato in un manicomio in compagnia di altri guaritori se<br />

un altro presidente della stessa società avesse avuto il potere di decidere sul caso, oppure il<br />

professor Lankester lo avrebbe mandato davanti al tribunale in forza della legge sul<br />

vagabondaggio per aver praticato la chiromanzia o altro sui sudditi di Sua Maestà.<br />

Per chiudere l’elenco delle testimonianze, che potrebbe continuare all’infinito, basterà<br />

dire che, dal primo all’ultimo, da Pitagora a Eliphas Levi, dal più alto al più umile, ognuno<br />

insegna che il potere magnetico non è mai posseduto da coloro che si abbandonano al<br />

vizio. Solo il puro di cuore “vede Dio” o esercita doni divini: solo lui può curare i mali del<br />

corpo e fare che essi, con relativa sicurezza, siano guidati dai “poteri invisibili”. Solo lui<br />

può dar pace agli spiriti disturbati dei suoi fratelli perché le acque guaritrici provengono da<br />

una sorgente non avvelenata; l’uva non cresce sui pruni e i cardi non dànno fichi. Ma, con<br />

tutto questo, “la magia non ha nulla di soprannaturale”; essa è una scienza, e anche il<br />

potere di “scacciare i demoni” era un ramo di essa, di cui gli iniziati facevano uno studio<br />

particolare. “Questa capacita di scacciare i demoni dal corpo umano è una scienza utile e<br />

salutare per l’uomo”. dice Giuseppe.(24)<br />

Questi accenni sono sufficienti a mostrare perché noi ci atteniamo alla saggezza degli<br />

antichi piuttosto che alle nuove teorie che sono state congetturate sulla base di avvenimenti<br />

recenti relativamente alle leggi delle relazioni fra i mondi e agli occulti poteri dell’uomo.<br />

Mentre i fenomeni di natura fisica possono avere il loro valore come mezzi per suscitare<br />

gli interessi dei materialisti e confermare, se non pienamente almeno induttivamente, la<br />

nostra credenza nella sopravvivenza delle anime e degli spiriti, si può discutere se, sotto il<br />

loro presente aspetto, i fenomeni moderni non facciano più male che bene.<br />

Molte menti, assetate di prove di immortalità, cadono presto nel fanatismo; e, come fa<br />

notare Stow, “i fanatici sono governati piuttosto dall’immaginazione che dal giudizio”.<br />

Il Diakka e i cattivi demoni di Porfirio<br />

Indubbiamente coloro che credono nei fenomeni moderni possono attribuirsi una<br />

quantità di doti, ma il “discernimento degli spiriti” è evidentemente assente nel catalogo di<br />

questi doni “spirituali”. Parlando del “Diakka”, da lui scoperto un bel mattino in un angolo<br />

in ombra del “Summer Land”, A.J. Davis, il grande veggente americano, nota: “Un Diakka<br />

è un essere che si diverte morbosamente a recitare delle parti, a ordire inganni, a<br />

personificare i personaggi più diversi; per il quale la preghiera e le parole profane sono<br />

equivalenti; appassionato delle narrazioni liriche... moralmente deficiente, egli è privo dei<br />

(24) Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, VIII, 2.<br />

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