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ISIDE SVELATA

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fuoco possa ardere perpetuamente, è piuttosto incline a credere possibile che una lampada<br />

arda per parecchie centinaia di anni. Inoltre abbiamo una quantità di testimonianze da parte<br />

di alchimisti che dedicarono anni a questi esperimenti e giunsero alla conclusione che la<br />

cosa era possibile.<br />

Vi sono alcune peculiari preparazioni dell’oro, dell’argento e del mercurio; anche della<br />

naftalina, del petrolio e di altri oli bituminosi. Gli alchimisti parlano anche dell’olio di<br />

canfora e di ambra, del Lapis asbestos seu Amianthus, del Lapis Carystius, Cyprius, e del<br />

Linum Vivum seu Creteum, come impiegati per queste lampade. Essi affermano che questa<br />

materia può essere preparata con oro o argento ridotti a fluido, e avvertono che l’oro è il<br />

pabulum più adatto per la loro meravigliosa fiamma, perché, fra tutti i metalli, l’oro si<br />

consuma di meno quando è scaldato o fuso, e che inoltre gli si può fare riassorbire la sua<br />

umidità oleosa non appena esalata, alimentando così continuamente la sua propria fiamma<br />

una volta acceso. I cabalisti sostengono che il segreto era conosciuto da Mosè, il quale lo<br />

aveva appreso dagli Egiziani; e che la lampada ordinata dal “Signore” perché ardesse sul<br />

tabernacolo era una lampada inestinguibile. “E tu comanderai ai figli di Israele di portarti<br />

puro olio di olive macinate per accendere la fiamma, così che la lampada arda per<br />

sempre” (Esodo XXVII, 20).<br />

Anche Liceto nega che queste lampade fossero fatte di metallo, ma, a pag. 40 della sua<br />

opera, ricorda una preparazione di mercurio filtrato col fuoco attraverso sabbia bianca, con<br />

la quale, a quanto dice, venivano fatte lampade che ardexano perpetuamente. Tanto<br />

Maturanzio quanto Clitesio credono fermamente che tale opera debba essere compiuta con<br />

un processo puramente chimico. Questo liquore di mercurio era conosciuto dagli alchimisti<br />

come Aqua mercurialis, Materia metallorum, Perpetua dispositio e Materia prima Artis, o<br />

anche Oleum vitri. Tritenheim e Bartolomeo Kondorf fecero preparati per il fuoco<br />

inestinguibile e ce ne lasciarono le ricette.(40)<br />

( 40)<br />

“Sulphur. Alum ust. once IV; sublimatele in fiore fino a once II, alle quali aggiungerete once I di borace di<br />

Venezia cristallino (in polvere); versate su questo dello spirito di vino fortemente rettificato e lasciate<br />

digerire, poi riducetelo e versatene ancora; ripetete l’operazione tante volte finché lo zolfo si fonda come cera<br />

senza far fumo su di un piatto caldo di ottone: questo è per il pabulum, ma lo stoppino deve essere preparato<br />

in questo modo: raccogliete fili o cascame del Lapis asbestos fino alla grossezza del vostro medio e alla<br />

lunghezza del vostro mignolo, e poi metteteli in un bicchiere veneziano coprendoli con lo zolfo purificato, o<br />

alimento, che abbiamo descritto; mettete il bicchiere, per ventiquattro ore, nella sabbia calda in modo che lo<br />

zolfo bolla per tutto il tempo. Lo stoppino, dopo essere stato così impregnato e unto, deve essere messo in un<br />

bicchiere a forma di conchiglia così che una parte di esso emerga dalla massa dello zolfo preparato; poi,<br />

mettendo il bicchiere sulla sabbia calda, fate fondere lo zolfo cosa che possa tener bene lo stoppino, e,<br />

quando questo sarà acceso, arderà con una fiamma perpetua, e voi potrete mettere questa lampada dovunque<br />

vi piaccia”.<br />

L’altra ricetta è la seguente:<br />

“R. Salis tosti libbre I; versatevi sopra forte aceto di vino e riducetelo fino alla consistenza dell’olio; poi<br />

versate altro aceto e macerate e distillate come prima. Ripetete questa operazione per quattro volte<br />

successivamente, poi mettete in questo aceto una libbra di vitr. antimonii subtilis laevigat; mettetelo sulle<br />

ceneri in un recipiente chiuso per sei ore, per estrarne la tintura, decantate il liquore, mettetene dell’altro ed<br />

estraete di nuovo la tintura; ripetete finché avrete estratto tutto il color rosso. Coagulate i vostri estratti fino<br />

alla consistenza dell’olio e poi rettificateli in Balneo Mariae (bagnomaria). Prendete allora l’antimonio, da<br />

cui è stata estratta la tintura, riducetelo in polvere molto fina e mettetelo in un matraccio di vetro; versatevi<br />

l’olio rettificato che ridurrete e distillerete sette volte finché la polvere abbia assorbito tutto l’olio e sia<br />

perfettamente asciutta. Fate ancora estrarre più volte con spirito di vino finché ne sia stata estratta tutta<br />

l’essenza, che metterete in un matraccio veneziano bene otturato con carta ripiegata cinque volte, e poi<br />

filtrate in modo che, tratto lo spirito, rimanga sul fondo solo l’olio inconsumabile, che sarà usato con uno<br />

stoppino eguale a quello usato per lo zolfo, che abbiamo descritto qui sopra”. “Queste sono le lampade eterne<br />

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