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ISIDE SVELATA

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che sono tutti asini e che le nostre sono dottrine da asini; che non abbiamo alcuna prova<br />

che la nostra fede abbia un merito di fronte a Dio, e che il non fare agli altri quello che non<br />

vorremo fosse fatto a noi è sufficiente per condurre una buona vita, e che lui non si<br />

preoccupa di tutti gli altri peccati e si meraviglia che Dio possa sopportare tante eresie fra i<br />

cattolici. Dice di volersi applicare all’arte della divinazione e fare che tutto il mondo lo<br />

segua; che san Tommaso e tutti gli altri dottori non sapevano nulla a suo confronto, e che<br />

lui potrebbe fare domande a tutti i principali teologi del mondo alle quali essi non<br />

potrebbero rispondere”. 1<br />

A queste accuse il filosofo rispose con la seguente professione di fede, che è quella di<br />

ogni discepolo degli antichi maestri:<br />

“In breve, io credo in un universo infinito, ossia un effetto dell’infinito potere divino,<br />

perché ho considerato indegno della divina bontà e del divino potere, il fatto che, pur<br />

potendo produrre oltre a questo mondo un altro mondo e infiniti altri, si sia limitato a<br />

produrre un mondo finito. Per questo ho dichiarato che vi sono infiniti mondi simili a<br />

questo terreno, che, con Pitagora, considero un corpo celeste di natura simile a quella della<br />

luna, degli altri pianeti e delle stelle, che sono infiniti. E credo che tutti questi corpi siano<br />

mondi innumerevoli, i quali così costituiscono l’infinita universalità di un infinito spazio<br />

chiamato l’universo infinito, nel quale sono innumerevoli mondi, così che nell’universo vi<br />

è un doppio genere di grandezza infinita e di una moltitudine di mondi. Indirettamente<br />

questo può essere considerato contrario alla verità secondo la vera fede.<br />

“Inoltre io metto in questo universo una Provvidenza universale per la cui virtù ogni<br />

cosa vive, vegeta e si muove raggiungendo la sua perfezione, e comprendo questo in due<br />

modi. L’uno è il modo in cui l’intera anima è presente nell’intero corpo e in ogni sua parte:<br />

io lo chiamo natura, l’ombra e l’orma della divinità; l’altro è l’ineffabile modo in cui Dio,<br />

per essenza, presenza e potere, è nel tutto e sopra il tutto, non come sua parte né come sua<br />

anima, ma in modo inesplicabile.<br />

“Penso inoltre che tutti gli attributi della divinità siano un’unica cosa. D’accordo con i<br />

teologi e i grandi filosofi, io concepisco tre attributi, potere, sapienza e bontà, o meglio,<br />

mente, intelletto, amore, con i quali le cose hanno dapprima l’essere attraverso la mente;<br />

poi l’essere ordinato e distinto attraverso l’intelletto; e infine la concordia e la simmetria<br />

attraverso l’amore. Così concepisco l’essere nel tutto e al di sopra del tutto: non vi è nulla<br />

senza partecipazione all’essere e non vi è alcun essere senza essenza, così come non vi è<br />

nulla di bello senza che sia presente la bellezza; nulla può essere libero dalla divina<br />

presenza, e così, per via di ragionamento e non per via di una sostanziale verità, capisco la<br />

distinzione nella divinità.<br />

“Presumendo dunque che il mondo sia stato causato e prodotto, io mi rendo conto che,<br />

nel suo essere totale, è dipendente dalla causa prima così che non è in contraddizione con<br />

ciò che si chiama creazione, cosa che, a mio parere ha espresso anche Aristotele dicendo:<br />

“Dio è ciò da cui dipende il mondo e tutta la natura”. Così che, secondo la spiegazione di<br />

san Tommaso, siano essi eterni o nel tempo, dipendono in tutto il loro essere, dalla causa<br />

prima, da cui nulla è indipendente.<br />

“Per quello poi che riguarda ciò che appartiene alla vera fede, non parlerò<br />

filosoficamente per affrontare l’individualità delle persone divine, la saggezza e il figlio<br />

della mente, chiamato dai filosofi intelletto e dai teologi il verbo, che dovremmo credere<br />

avere assunto carne umana. Ma io, rimanendo nell’ambito della filosofia, non ho capito<br />

1 Domenico Berti, Vita di Giordano Bruno da Nola, pp. 327-328. Firenze Torino, Milano 1868.<br />

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