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ISIDE SVELATA

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il fatto stabilito dal rapporto ufficiale che “non era stato presente agli esperimenti”, non<br />

esitò a dedicare al mesmerismo quattro pagine della sua opera famosa sulla fisiologia<br />

umana; e, dopo averne riassunto i pretesi fenomeni, pur non ammettendoli senza riserve<br />

come l’erudizione e le acquisizioni scientifiche dei suoi colleghi sembravano esigere, dice:<br />

“II rispetto di sé e la dignità della professione chiedono circospezione su questi punti. (Il<br />

medico bene informato) ricorderà quanto facilmente il mistero scivoli nella ciarlataneria e<br />

quanto la professione sia adatta a disonorarsi, anche in apparenza, quando il mistero è<br />

favorito da professionisti rispettabili”. Nemmeno una parola nel contesto lascia supporre al<br />

lettore che egli era stato incaricato dall’Accademia di far parte della commissione del<br />

1826, che si era assentato dalle sedute, e non aveva così potuto apprendere la verità circa i<br />

fenomeni mesmerici, pronunciando così un giudizio ex parte. “Il rispetto di sé e la dignità<br />

della professione” esigevano probabilmente il silenzio.<br />

Trentotto anni dopo, uno scienziato inglese, la cui specialità è lo studio della fisica e la<br />

cui reputazione è anche superiore a quella di Magendie, si abbassò a una condotta<br />

egualmente sleale. Quando gli si offrì l’opportunità di studiare i fenomeni spiritici e di<br />

cooperare a toglierli dalle mani di investigatori ignoranti e disonesti, il professor John<br />

Tyndall evitò di farlo; ma, nei suoi Fragments of Science, (Frammenti di scienza), si rese<br />

colpevole degli apprezzamenti poco cavallereschi che abbiamo citato altrove.<br />

Ma abbiamo torto; egli fece un tentativo, e questo gli bastò. Ci racconta infatti, nei<br />

Fragments, che una volta si infilò sotto un tavolo per vedere come erano ottenuti i colpi, e<br />

ne usci con uno sdegno per l’umanità quale non aveva mai provato. Israel Putnam,<br />

strisciando a quattro zampe per uccidere la lupa nel suo covo, ci offre in parte un parallelo<br />

con cui valutare il coraggio del chimico che andava a tastoni nel buio per conoscere<br />

l’orribile verità; ma Putnam uccise la sua lupa, mentre Tyndall ne fu divorato. Il motto da<br />

incidere nel suo scudo dovrebbe essere “Sub mensa desperatio”.<br />

Parlando del rapporto del comitato del 1824, il dott. Alphonse Teste, distinto<br />

scienziato contemporaneo, dice che esso fece grande impressione all’Accademia, ma le<br />

diede poca convinzione. “Nessuno poté mettere in dubbio la veracità dei membri, la cui<br />

buonafede e la cui competenza erano innegabili, ma si sospettò che fossero stati<br />

imbrogliati. In realtà vi sono certe disgraziate verità che compromettono coloro che vi<br />

credono e specialmente coloro che sono così candidi da dichiararlo in pubblico”. Quanto<br />

questo sia vero lo attestano i documenti storici, dai primi tempi fino a oggi. Quando il<br />

professor Robert Hare annunciò i risultati preliminari delle sue investigazioni sullo<br />

spiritismo, sebbene fosse uno dei più eminenti chimici e fisici del mondo, fu considerato<br />

vittima di un imbroglio. E quando dimostrò che non lo era, fu accusato di essere<br />

rimbambito; i professori di Harvard denunciarono “la sua morbosa adesione a un<br />

gigantesco imbroglio”.<br />

Quando il professore cominciò le sue investigazioni nel 1853, annunciò che si sentiva<br />

chiamato, come atto doveroso verso i suoi simili, a valersi di tutta la sua influenza per<br />

arrestare la marea di follia popolare che, sfidando la ragione e la scienza, si schierava<br />

rapidamente a favore della grossolana illusione chiamata spiritismo”. Sebbene, con questa<br />

dichiarazione, “accogliesse interamente la teoria di Faraday sui tavoli giranti”, egli ebbe la<br />

vera grandezza, che caratterizza i principi della scienza, di portare a fondo la sua<br />

investigazione e poi di dire la verità. Come ne fu ricompensato dai suoi colleghi, lo dice lui<br />

stesso. In una conferenza tenuta a New York nel settembre del 1854, egli dichiara di<br />

“essersi impegnato nella ricerca scientifica per più di mezzo secolo, e che la sua<br />

scrupolosità e la sua precisione non erano mai state messe in dubbio finché non fu<br />

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