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ISIDE SVELATA

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un forte odore di menta, e il rettile, appena lo percepì, seguì l’Arabo, sempre eretto sulla<br />

coda, ma tendendosi verso la pianta. Dopo pochi secondi il “tradizionale nemico”<br />

dell’uomo fu visto avvolto attorno al braccio del suo incantatore, divenne torpido a sua<br />

volta, e tutto il gruppo dei rettili fu gettato in uno stagno dopo che era stata loro tagliata la<br />

testa.<br />

Molti credono che tutti questi serpenti siano preparati e addestrati a questo scopo, e<br />

che siano stati privati dei denti o che sia stata loro cucitala bocca. Possono esservi dei<br />

giocolieri da strapazzo i cui trucchi abbiano fatto sorgere questa idea. Ma il vero<br />

incantatore di serpenti ha stabilito troppo bene la sua fama in Oriente per ricorrere a queste<br />

volgari frodi. Ha la testimonianza a suo favore di troppi viaggiatori attendibili, compresi<br />

alcuni scienziati, per essere accusati di ciarlataneria. Che i serpenti costretti a danzare, e<br />

divenuti innocui con l’incanto, siano ancora velenosi è stato verificato da Forbes. “Una<br />

volta che la musica si interruppe troppo presto”, egli dice, “o per altra causa, il serpente<br />

che aveva danzato in mezzo a un circolo si scagliò contro gli spettatori e ferì alla gola una<br />

ragazza che morì fra gli spasimi mezz’ora dopo”. (6)<br />

Secondo i racconti di molti viaggiatori, le negre della Guiana tedesca, le donne Obeah,<br />

eccellono nel domare grandi serpenti detti amoditi o papa; li fanno scendere dagli alberi, e<br />

li costringono a seguirle e a obbedire loro solo parlando con essi”. (7)<br />

Abbiamo visto in India una piccola confraternita di fachiri disposta attorno a un<br />

laghetto, o piuttosto una profonda pozzanghera letteralmente tappezzata da enormi<br />

alligatori. Questi mostri anfibi strisciavano fuori per riscaldarsi al sole, a pochi piedi dai<br />

fachiri, alcuni dei quali erano immobili, immersi nella preghiera e nella contemplazione.<br />

Finché qualcuno di questi santi mendicanti rimane in vista, i coccodrilli sono inoffensivi<br />

come gattini. Ma non consiglieremmo mai. a uno straniero di arrischiarsi, da solo, ad<br />

avvicinare di pochi metri questi mostri. Il povero francese Pradin trovò una tomba precoce<br />

in uno di questi terribili sauri comunemente chiamati dagli Indù Mudela (8) (in indostano<br />

nihang o ghariyâl).<br />

Quando Giamblico, Erodoto, Plinio o altri antichi scrittori ci parlano di sacerdoti che<br />

facevano uscire aspidi dall’altare di Iside, o di taumaturghi che domavano con un solo<br />

sguardo gli animali più feroci, sono considerati bugiardi e ignoranti. Quando i viaggiatori<br />

moderni ci raccontano le stesse meraviglie compiute in Oriente, sono trattati da entusiasti<br />

ciarlatani e da scrittori inattendibili.<br />

Ma, a dispetto dello scetticismo materialista, l’uomo possiede un potere che vediamo<br />

manifesto nei casi citati. Quando la psicologia e la fisiologia saranno divenute degne del<br />

nome di scienze, gli Europei si convinceranno dello strano e formidabile potere che esiste<br />

nella volontà e nell’immaginazione umane, esercitate consciamente o altrimenti. E tuttavia,<br />

è molto facile renderci conto di questo potere nello spirito se solo pensiamo alla grande<br />

verità naturale che ogni più insignificante atomo è mosso dallo spirito, il quale è uno nella<br />

sua essenza perché la minima particella di esso rappresenta il tutto; e la materia, in<br />

definitiva, è solo la copia concreta dell’idea astratta. A questo proposito citeremo alcuni<br />

pochi esempi dell’imperioso potere che la stessa volontà inconscia ha di creare secondo<br />

l’immaginazione, o meglio la facoltà di discernere immagini nella luce astrale.<br />

Dobbiamo solo ricordare il comune fenomeno delle voglie, o segni di nascita in cui<br />

dati effetti sono prodotti dall’involontaria azione dell’immaginazione materna in stato di<br />

(6) Forbes, Oriental Memoirs, vol. I, pag. 44, vol. II, pag. 387.<br />

(7) Stedmann, Voyage in Surinam, vol. III, pagg. 64, 65.<br />

(8) Vedi “Edinburgh Review”, vol. LXXX, pag. 428 e segg.<br />

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