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ISIDE SVELATA

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erano mai distaccati, fece uno sforzo disperato che strappò la catena e balzò via dalla<br />

finestra della veranda portando con sé un pezzo di intelaiatura. La scimmia era fuggita<br />

molto tempo prima e l’uccello cadde dal suo trespolo come paralizzato.<br />

Non chiedemmo né al fachiro né allo stregone una spiegazione del metodo con cui<br />

avevano effettuato i loro rispettivi fenomeni. Se Io avessimo fatto, essi avrebbero<br />

certamente risposto come quel fachiro a un viaggiatore francese che racconta la sua storia<br />

in un giornale di New York, il “Franco-Americain”, nel modo seguente.<br />

I fatti sorprendenti di Chibh-Chondor<br />

“Molti di questi giocolieri indù che vivono nel silenzio delle pagode compiono fatti<br />

che sorpassano le prestidigitazioni di Robert Houdin, e ve ne sono molti altri che<br />

producono i più curiosi fenomeni di magnetismo e catalessi sul primo oggetto che capiti<br />

loro sotto mano, così che spesso mi sono domandato se i brahmani, con le loro scienze<br />

occulte, non abbiano fatto grandi scoperte nelle questioni che hanno recentemente agitato<br />

l’Europa.<br />

“Una volta in cui mi trovavo con Sir Maswell e con altri in un caffè, egli ordinò al suo<br />

dobochy di fare entrare un incantatore. Poco dopo entrò uno scheletrico indù seminudo, dal<br />

volto ascetico e il colorito abbronzato. Attorno al collo, alle braccia, alle cosce, al corpo<br />

aveva avvolti dei serpenti di varia grandezza. Dopo averci salutati disse: “Dio sia con voi.<br />

Io sono Chibh-Chondor, figlio di Chibh-Gonthalh-Mava.”<br />

“Vorremmo vedere quello che sapete fare”, disse il nostro ospite.<br />

“Io obbedisco agli ordini di Siva, che mi ha mandato qui”, rispose il fachiro<br />

rannicchiandosi su uno dei gradini di marmo.<br />

“I serpenti drizzarono la testa e fischiarono senza però mostrare alcuna collera. Allora,<br />

preso un piccolo piffero attaccato a una ciocca dei suoi capelli, egli modulò alcuni suoni<br />

appena udibili imitando il canto del tailapaca, un uccello che si nutre di noci di cocco<br />

frantumate. Subito i serpenti sciolsero le loro spire e, l’uno dopo l’altro, caddero a terra.<br />

Appena toccato il suolo essi si drizzarono per circa un terzo del loro corpo e cominciarono<br />

a seguire il tempo della musica del loro padrone. Improvvisamente il fachiro lasciò cadere<br />

il suo strumento e, con le mani, fece alcuni passi magnetici sui serpenti, che erano circa<br />

una decina e tutti delle più pericolose specie dei cobra indiani. I suoi occhi assunsero una<br />

strana espressione. Tutti noi sentimmo un disagio indefinibile e cercammo di distogliere lo<br />

sguardo da lui. A questo punto un piccolo shocra (scimmia) (7) il cui compito era di offrire<br />

il fuoco in un piccolo braciere, per accendere i sigari, cedette alla sua influenza, si sdraiò a<br />

terra e si addormentò. Trascorsero così cinque minuti, e noi sentivamo che se le<br />

manipolazioni fossero durate ancora pochi secondi, ci saremmo tutti addormentati.<br />

Chondor allora si alzò e, facendo ancora due passi magnetici sullo shokra, gli disse: “Offri<br />

del fuoco al comandante.” Il ragazzo si alzò e, senza esitare, andò a offrire il fuoco al suo<br />

padrone. Fu pizzicato e scosso finché non vi fu dubbio che era effettivamente<br />

addormentato. E non volle muoversi dal fianco di Sir Masweil finché il fachiro non gli<br />

ordinò di farlo.<br />

“Poi esaminammo i cobra. Paralizzati dall’influenza magnetica, essi giacevano lunghi<br />

distesi a terra. Prendendoli su, li sentimmo rigidi come bastoni: erano in stato di completa<br />

catalessi. Il fachiro allora li svegliò ed essi tornarono ad avvolgersi attorno al suo corpo.<br />

(7)<br />

Inesatto: la parola indù per “scimmia” è rûkh-charhâ. Probabilmente si è voluto dire chokra, un<br />

servitorello indigeno.<br />

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