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ISIDE SVELATA

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nelle strutture colossali, dovremo saltare alla conclusione che quei templi grandiosi e<br />

quelle piramidi potevano essere stati eretti solo sotto la frusta di un despota spietato?<br />

Strana logica. Sembra davvero più prudente attenersi alle “rigorose regole della critica”<br />

stabilite da Lewis e Grote, e confessare lealmente che conosciamo veramente poco di<br />

queste antiche nazioni, e che, salvo per quel che concerne speculazioni puramente<br />

ipotetiche, se non dirigiamo gli studi nello stesso senso di quelli dei sacerdoti antichi,<br />

avremo altrettante scarse possibilità di conoscenze nel futuro. Sappiamo solo quello che<br />

essi permettevano ai non iniziati di sapere, ma il poco che abbiamo potuto apprenderne per<br />

deduzione dovrebbe essere sufficiente ad assicurarci che, ancora nel diciannovesimo<br />

secolo, con tutte le nostre pretese di supremazia nelle arti e nelle scienze, siamo totalmente<br />

incapaci, non diremo di costruire qualche cosa di simile ai monumenti dell’Egitto,<br />

dell’Indostan e dell’Assiria, ma perfino di scoprire minimamente le antiche “arti perdute”.<br />

Inoltre, Sir Gardner Wilkinson conferma questo giudizio sui tesori dell’antichità esumati,<br />

aggiungendo di “non poter riconoscere alcun primitivo modo di vita né alcun costume<br />

barbaro, ma una sorta di civiltà stazionaria fin dai più remoti periodi”. Così l’archeologia e<br />

in disaccordo con la geologia, la quale afferma che, quanto più risaliamo nel passato<br />

dell’umanità, tanto più la troviamo barbara. E dubbio che la geologia abbia già esaurito il<br />

campo di ricerca offertole dalle caverne, e le opinioni dei geologi fondate sull’esperienza<br />

attuale, possono essere radicalmente modificate quando verranno scoperti i resti degli<br />

antenati del popolo oggi designato col nome di abitatori delle caverne.<br />

Che cosa può meglio illustrare la teoria dei cicli che non il fatto seguente? Circa 700<br />

anni a. C., nelle scuole di Talete e di Pitagora si insegnava la dottrina del vero moto della<br />

terra, della sua forma e dell’intero sistema eliocentrico. E nel 317 della nostra era troviamo<br />

Lattanzio, precettore di Crispo Cesare, figlio di Costantino il Grande, insegnare al suo<br />

discepolo che la terra era piatta, circondata da un cielo costituito di fuoco e acqua, e<br />

metterlo in guardia contro la dottrina eretica della forma sferica della terra.<br />

Tutte le volte che, nell’orgoglio di qualche nuova scoperta, gettiamo uno sguardo sul<br />

passato, troviamo con stupore certe vestigia che indicano la possibilità, se non la certezza,<br />

che tale scoperta non era totalmente ignota agli antichi.<br />

Si afferma in genere che né gli abitanti primitivi dei tempi mosaici né le più civili<br />

nazioni del periodo tolemaico conoscevano l’elettricità. Se rimaniamo tranquillamente in<br />

questa opinione non è per mancanza di prove del contrario. Rifiutiamoci pure,<br />

sdegnosamente, di cercare un più profondo significato di certe caratteristiche affermazioni<br />

di Servio e di altri scrittori; ma non possiamo cancellarle a tal punto che, nel futuro, questo<br />

significato non ci appaia, prima o poi, in tutta la sua verità. “I primi abitanti della terra”,<br />

egli dice, “non portarono mai fuoco ai loro altari, ma portavano giù il fuoco celeste con le<br />

loro preghiere”. (10) “Prometeo scopri e rivelò all’uomo l’arte di portare in terra il fulmine;<br />

e, con il metodo da lui insegnato, gli uomini portarono il fuoco sulla terra dalle regioni<br />

superne”.<br />

Se, dopo aver meditato su queste parole, vogliamo ancora attribuirle alla fraseologia<br />

delle favole mitologiche, possiamo volgerci ai tempi di Numa, il re filosofo, così famoso<br />

per il suo sapere esoterico, e ci troveremo molto imbarazzati nel trattare questo caso. Non<br />

possiamo accusarlo di ignoranza, superstizione o credulità, perché, se possiamo credere<br />

alla storia, egli fu tutto intento a distruggere il politeismo e l’idolatria. Era riuscito così<br />

bene ad allontanare i Romani dall’idolatria che, per circa due secoli, né statue né immagini<br />

(10) Servio, Commentari su Virgilio.<br />

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